Israele e Medio Oriente

Indossare la kippah per dire No alla cultura dell’odio

Sarà vero, come dice Zvi Ammar, presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, che gli ebrei devono evitare di indossare la kippah in pubblico per non essere aggrediti nella civilissima Francia? I fatti di Marsiglia di tre giorni fa, uniti all’omicidio di un consigliere comunale ebreo sempre in Francia, sembrerebbero suffragare questa tesi. Non è un caso che sempre più ebrei francesi stiano decidendo di emigrare in Israele: 7.000 nel 2014, ben 8.000 nel 2015. E hanno i loro motivi: dai quattro omicidi dell’Hyperkosher a Parigi subito dopo la strage del Charlie Hebdo alla strage alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012, passando per la barbara uccisione di Ilan Halimi, giovane ebreo rapito, torturato e picchiato a morte nel 2006 nonostante non indossasse neppure la kippah, che a quanto pare non è il problema dirimente. Fino ai fatti di questi giorni.
C’è senz’altro un allarme antisemitismo in Francia. Ma l’intera Europa, Italia in primis, non ne è immune.
L’episodio dell’accoltellamento di Nathan Graff nei pressi di un locale kosher di Milano è stato un primo campanello d’allarme. Il giorno dopo, proprio su queste colonne, ci siamo chiesti quanti fossero in Italia i potenziali accoltellatori di Nathan Graff, ossia quanto la cultura antisemita e antisionista, complice una certa propaganda, potesse fomentare gesti violenti nei confronti degli ebrei.
L’aggressore di Nathan Graff ha un identikit, ma la nostra domanda resta inquietante e senza risposta.
Tra pregiudizi antisemiti fondati sul nulla, complottismi, propaganda anti-israeliana, oggi un ebreo in Italia può sentirsi a casa sua? Nel dubbio, il Foglio ha lanciato la lodevole iniziativa “Una kippah contro la resa dell’occidente”. Il direttore, Claudio Cerasa, ha proposto di inviare una foto con una kippah in testa all’indirizzo mail kippah@ilfoglio.it, con l’intento di rendere il 27 gennaio, Giornata della Memoria, anche “Giornata della kippah”. Alcune pagine facebook, tra cui Progetto Dreyfus e Right Reporter, si sono unite all’iniziativa.
Anche noi aderiamo: chiunque voglia mandarci una foto con la kippah o altri simboli di solidarietà (una menorah a sette bracci o una chanukiah a 9 bracci, oppure una kefiah con la stella di David) può farlo inviandola all’indirizzo mail info@linformale.eu.
Qualcuno l’ha già fatto
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