“Gas per gli ebrei! Vi ammazziamo tutti!” come programma d’azione, tra le immagini di Anna Frank, in diverse manifestazioni popolari antisemite nel mondo. Rimozione veloce dell’orrore del 7 ottobre. Esplicita, esaltata continuità hitleriana. Altrove comprensione, giustificazione, sostegno ai massacratori disumani di Hamas.
Tutto il male del mondo si concentra in un’esplosione di terrore e morte contro gli ebrei.
Da masse analfabete fanatiche a élites intellettuali ideologizzate, a partire dall’università di Harvard ad altri centri intellettuali americani e britannici, dove vertici di razionalismo sofisticato precipitano nell’irrazionalità più cieca, arroganza illuminista si converte in bieco oscurantismo; le nefaste ideologie del wokismo, gender, cancel culture, esprimono un antisemitismo assoluto. Gente che non solo assolve i crimini orridi di Hamas, ma li glorifica.
Allucinante incubo di follia ideologica che il grande, profetico Dostoevskij aveva ben compreso. Un critico letterario slavo-americano, Gary S. Morson, noto per le sue ricerche sui grandi romanzieri russi e sul grande teorico letterario Mikhail Baktin, ci dice che la crudeltà spesso prospera tra le persone sofisticate.
Dopo l’11 settembre si è visto che i terroristi erano benestanti e istruiti. Il Terrore francese umiliò e ghigliottinò in nome dei principi più alti. Nel terrore staliniano, i giovani idealisti bolscevichi avrebbero torturato nel modo più degradante, realizzato la collettivizzazione dell’agricoltura che procurò milioni di morti di fame. Tutto con giustificazione intellettuale in nome degli ideali del socialismo. Per Dostoevskij, un’aberrazione più totale del cuore e della mente umana è sempre possibile.
“È un terribile errore immaginare che gli atti criminali vengano compiuti solo da delinquenti. Ricordando gli inizi della sua carriera di rivoluzionario, Dostoevskij sostiene che il suo gruppo, che avrebbe potuto facilmente compiere gli atti più terribili, era composto da persone sofisticate. (…) Nel suo romanzo I Demoni ha mostrato come anche i cuori più innocenti possano essere trascinati a commettere azioni mostruose, e sentirsi orgogliosi di averle commesse. E qui sta il vero errore: che si può commettere l’atto più ignobile e più scellerato senza essere minimamente una persona abietta.
Morson ci ricorda che Alexander Solgenitsin, considerando gli idealisti russi che praticarono la tortura, e gli intellettuali occidentali considerati illuminati che la mascherarono, si sia chiesto perché i cattivi di Shakespeare uccisero solo poche persone, mentre i bolscevichi ne uccisero milioni. Macbeth si tormentava per i suoi delitti, aveva perso il sonno perché non aveva auto-giustificazioni ideologiche, mentre Solgenitsin osserva: “L’ideologia è ciò che dà al male la giustificazione a lungo cercata, e dà al malfattore la necessaria fermezza e determinazione”. Il critico conclude nella comparazione tra gli storici intellettuali totalitari e gli attuali fanatici a favore di Hamas con questa nota molto dostoevskiana:
“Temo che gli orrori del XX secolo possano rivelarsi solo un assaggio di qualcosa di molto peggiore nel prossimo futuro.”
A giudicare dalla rimozione del 7 ottobre, il più grande eccidio di ebrei dopo la Shoah, e il fanatismo a favore di Hamas, sembra proprio una previsione profetica.
A questo antisemitismo esplicito criminale si affianca un diffuso antisemitismo implicito, subdolo, ‘morbido’. Da quello elementare plebeo analfabeta del detto: “se gli ebrei sono tanto accusati, perseguitati, massacrati, vuol dire che hanno fatto qualcosa, che nascondono qualcosa”, alle limitazioni, controlli, pressioni ai limiti del commissariamento sui piani di difesa di Israele.
Dalla feccia fanatica di piazza al vertice istituzionale ufficiale, dove il segretario generale dell’Onu Guterres, si macchia dell’infamia di giustificare l’Hamas palestinese del 7 ottobre, con il ribaltamento della responsabilità su Israele. L’intera società israeliana, e gli ebrei di tutto il mondo, sono indignati.
Un culmine indegno, ma che non sorprende, l’Onu è fallimentare da molto tempo, schiava della tirannia di una maggioranza terzomondista, dittatoriale, che calpesta le libertà, che ha realizzato centinaia di risoluzioni di condanna nei confronti di Israele e invece assoluzioni e giustificazioni per regimi totalitari sanguinari, fino all’Iran che dovrebbe presiedere la Commissione per i Diritti Umani.
Mentre si riconosce a Israele il diritto di esistere e di difendersi, qualcuno arriva anche a riconoscere il dovere di difendersi, poi però si aggiunge e si enfatizza che la difesa deve essere “proporzionata”, che va evitata la “vendetta”.
Ma gli stessi che riconoscono la palese realtà di Hamas come nuova Isis, anche peggio dell’Isis, dovrebbero realizzare, per coerenza, una coalizione difensiva armata per l’annientamento di questa macchina di guerra genocida, come si fece appunto con l’Isis. Solo questa sarebbe una difesa proporzionata, nella consapevolezza che Hamas, con i suoi padroni e alleati, è il nemico disumano di tutte le democrazie, un pericolo mortale per il mondo intero.
Invece scaricano la responsabilità e l’onere della difesa solo su Israele, dandogli poche risorse e molti vincoli. Mentre Israele, devastata dall’inizio di una nuova Shoah, mostra un’estrema prudenza e un’estrema attenzione alla vita della popolazione di Gaza, schiavizzata da Hamas. Invece viene accusata di volere “vendetta”.
Già, una vendetta, cioè la millenaria infamante accusa dello storico antigiudaismo cristiano e dell’antisemitismo di sempre, fondamento teologico e ideologico di tante persecuzioni e stragi di ebrei.
Quando, al contrario, la civiltà e la religione ebraica hanno dato al mondo la realtà dell’amore per la prossimità (Levitico, 19). Amore presente nei profeti, nella tradizione rabbinica, nei grandi pensatori ebrei del Novecento. Come di recente ha dimostrato, con intelligenza e pathos, Catherine Chalier, filosofa allieva di Emanuel Levinas.
In questi giorni, lo stereotipo antisemita della tremenda vendetta viene utilizzato per un fatale, disastroso errore: infamare come vendicativo il carattere di assoluta necessità e sacrosanta giustizia dell’azione della difesa ebraica per sconfiggere l’orrore genocida.
È un grave errore ridurre il tutto a “operazione di polizia” contro un normale terrorismo. Invece c’è la necessità di un legittimo dovere di una guerra di difesa esistenziale da parte di un popolo massacrato, minacciato di una “soluzione finale”. Perché Hamas, strumento dell’Iran, non è un semplice gruppo terroristico ma una macchina criminale di guerra, organizzazione salafita ma con mandante sciita.
Gli amici “a metà” di Israele confondono i valori della pace e della giustizia con la gretta conservazione della loro tranquillità casalinga, con l’oblio del 7 ottobre. Bisogna forse consentire di fatto la continuazione del 7 ottobre con un totale sterminio degli ebrei, vicino per numero a quello realizzato dalla Shoah storica da parte del nazionalsocialismo hitleriano? Con sistemi ancora più selvaggi, di illimitata ferocia disumana. Bisogna aspettare gli annunciati attacchi del terrore islamico in Occidente? Per avere poi un allucinato risveglio tardivo, a cose fatte?
Gran parte dell’ambiente mediatico, fatto di ipocrita equidistanza tra carnefici e vittime, difesa e genocidio, stereotipi antisemiti, credito imbelle e suicida dato alla terribile guerra di propaganda di Hamas e Iran. Perfino sull’orribile inizio di una nuova Shoah, l’Occidente tradisce se stesso, soffoca o nega i valori che talvolta proclama e in tal modo, aldilà delle intenzioni e delle parole banali, incoraggia di fatto i piani genocidi sugli ebrei e di assalto all’Occidente.
Caso emblematico quello della “bomba sull’ospedale di Gaza”. Accertato ormai che si è trattato di un razzo jihadista su un garage che copriva un deposito d’armi, e che i disgraziati morti sono stati cinquanta e non cinquecento. Ma nessuno ripara la furibonda criminale ondata antiebraica costruita su questa falsità, dove gli ebrei assassinati in quel modo sono diventati gli ebrei assassini figliati dall’ antisemitismo.
È ampiamente documentato che l’intera guerra di propaganda di Hamas è costruita da una menzogna sistematica, oltranzista e illimitata, banalizzata con la locuzione ‘fake news’. Mentre si tratta di una variante troglodita della Guerra di propaganda di Goebbels. Guerra di propaganda vincente, nella viltà e nella miopia dell’Occidente. Viltà e miopia che si illudono di preservare la “pace” con vanità diplomatiche e concessioni al nemico.
Si ripete oggi, con terribile pericolosa cecità, lo spirito di Monaco del 1938, vittoria della diplomazia di Hitler, Mussolini e collaborazionisti vari. La “pace” di Monaco fu determinante per lo scatenamento della seconda guerra mondiale, guerra totale per la distruzione degli ebrei e la schiavitù dei popoli. Così, in questo terribile oggi, il rischio di una Terza guerra mondiale si riduce o si evita solo con la difesa intransigente e la ferma deterrenza.
I pacifisti, come nel ‘39, oggi incoraggiano di fatto la guerra terrorista, la resa al male assoluto, l’assoluzione degli assassini seriali. Il 7 ottobre i primi trucidati sono stati ebrei pacifisti, filo-palestinesi. I kibbutz della zona sono stati fondati e poi tenuti in vita da ebrei di sinistra, della tradizione sionista, e di un socialismo cooperativo libero. Erano disarmati, avevano accolto con fiducia lavoratori arabi palestinesi con ufficiali permessi di soggiorno (duemila in tutto) per lavori all’interno delle loro comunità. Costoro, agli ordini di Hamas, hanno raccolto informazioni dettagliate che hanno facilitato la strage dell’orrore. Questo rende ancora più grave, se possibile, l’eccidio del 7 ottobre.
L’anziana Cindy Flash del kibbutz di Kfar Aza, massacrata col marito, era una militante permanente dei “diritti” degli arabi palestinesi di Gaza. Molto diffuse le violenze di Hamas contro gli attivisti filo-palestinesi, soprattutto se donne: secondo il periodico ‘Arutz Sheva’ le donne attiviste pacifiste sono sistematicamente molestate e violentate dagli arabi palestinesi di Giudea e Samaria, dei quali sono convinte sostenitrici. La fanatica Rachel Corrie, organizzatrice di un gruppo ostile all’antiterrorismo dell’autodifesa israeliana, si suicidò a protezione degli uomini di Hamas gettandosi sotto un bulldozer che operava per la distruzione dell’ingresso di un tunnel che serviva per il contrabbando di armi. Più noto in Italia è il caso di Vittorio Arrigoni, fervente attivista filo-palestinese ucciso dai terroristi che aveva sostenuto con tanto accanimento. Arrigoni si era recato nel 2011 a Gaza per la sua militanza, ma venne sequestrato e strangolato da suoi amici che condannavano il suo stile di vita “occidentale” ai loro occhi. L’odio fanatico antiebraico è tale da non distinguere tra sinistra e destra, gli occidentali sono colpevoli anche quando diventano loro strumenti.