Israele e Chiesa

Il tessuto lacerato

Le parole pronunciate oggi dal papa al termine dell’Angelus, riferite alla guerra a Gaza, per lui esempio di “crudeltà”, che oltre a essere il teatro del bombardamento di scuole e di ospedali, è anche il luogo dove i bambini verrebbero mitragliati, allarga sempre di più il varco tra questo pontificato e il mondo ebraico, già apertosi dopo altre esternazioni analoghe.

Qui il livello di gravità è ulteriore. Senza mai menzionarlo, l’esercito israeliano è accusato di uccidere intenzionalmente i bambini e di bombardare altrettanto intenzionalmente gli ospedali e le scuole, e di farlo con crudeltà, cioè con una volontà malvagia.

Che gli ospedali e le scuole colpite vengano usate da Hamas come postazioni e rifugi, che sotto praticamente ogni abitazione della Striscia ci sia un tunnel che serve ai jihadisti per spostarsi, non interessa, ciò che deve essere esibito è la distruzione degli ospedali e delle scuole, a evidenziare una particolare spietatezza da parte di Israele. Ora siamo giunti ai bambini mitragliati.

Dopo essersi riferito agli israeliani citando il “cattivo sangue” e la loro tendeza “dominatrice”, dopo avere scritto che a Gaza occorre investigare se è in corso un genocidio, dopo averli definiti “aggressori” come i russi, si è fatto un altro passo.

Non sappiamo quale sarà il prossimo. Tutto è posibile, quello che però sappiamo è che il papa con le sue affermazioni intrise di stereotipi antigiudaici e fragorosamente false sta lacerando, giorno dopo giorno, la lenta e faticosa tessitura del dialogo interreligioso ebraico-cristiano in corso da sessanta anni a questa parte.

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