Uno dei punti più spinosi e di difficile soluzione del conflitto arabo-israeliano è, senza dubbio, quello relativo al problema dei profughi. Allo stesso tempo è il nodo più strumentalizzato e deformato da politici e mass media di tutto il mondo.
La prima considerazione da fare è che il problema dei rifugiati, che è sorto a partire dal 1948, è stato causato dalla guerra scatenata dagli Stati arabi – Egitto, Siria, Libano, Giordania e Iraq – contro l’appena nato Stato di Israele. Come in ogni conflitto armato le sofferenze maggiori, causate dagli avvenimenti bellici, sono state sostenute dalla popolazione civile. Ma in questo conflitto c’è una peculiarità unica, la guerra, infatti, ha creato profughi tra la popolazione civile per nulla coinvolta negli scontri: gli ebrei dei paesi arabi. E’ un avvenimento poco conosciuto e davvero unico. Si tratta dell’espulsione di intere comunità residenti, in taluni casi da millenni, nei paesi arabi che vanno dal Marocco all’Iraq e che ha interessato anche la comunità ebraica dell’Iran. La sua unicità consiste nel fatto che queste popolazioni, che per nessun motivo furono parti in causa nella guerra, furono espulse semplicemente perché ebrei.
L’aggressione araba ad Israele fu il pretesto per espellere la totalità degli ebrei presenti in numerosi paesi arabi nel 1948 e nel 1967. All’espulsione si aggiunse il sequestro di tutti i loro beni e in molti casi si verificarono veri e propri pogrom che costarono la vita a centinaia di persone. Fu in poche parole un’operazione di pulizia etnica.
Ma a distanza di così tanti anni si parla unicamente dei profughi arabi, ed è bene ribadirlo ancora una volta, causati dal conflitto che è stato voluto e portato avanti dagli Stati arabi medesimi.
I fatti
Lo scoppio delle ostilità inizia – ufficialmente – con la proclamazione dell’indipendenza di Israele nel maggio del 1948. Il nascente Stato riesce caparbiamente a resistere all’attacco di 5 eserciti arabi intervenuti per distruggerlo. Al termine dei cruenti combattimenti migliaia di civili fuggirono dalle loro abitazioni e diventarono profughi. Sia da parte araba che da parte ebraica.
Al termine delle ostilità (vedi cartina 1) centinaia di migliaia di persone furono costrette ad abbandonare – o volontariamente abbandonarono – le proprie case. Gli arabi dal nascente Israele e gli ebrei dalle zone occupate dagli arabi cioè Cisgiordania e striscia di Gaza.
Ma quanti furono esattamente questi profughi? Delle cifre esatte non esistono. Le cifre dichiarate delle parti in causa differiscono parecchio. Varie stime parlano di almeno 600.000 arabi e alcune migliaia di ebrei. Un dato ufficiale ONU, coevo agli avvenimenti, parla di complessivi 500.000 profughi.
Questo dato redatto dagli osservatori ONU presenti sul territorio fu approvato con la Risoluzione 212 dell’Assemblea Generale dell’ONU (vedi documento 1 e 2). E’ opportuno sottolineare che la risoluzione parla di rifugiati di tutte le comunità in causa quindi non solo di quelli arabi.
A distanza di oltre 70 anni come mai, non solo non si è risolto il problema dei profughi ma anzi si è aggravato fino a superare la cifra di oltre 5.000.000 persone? E come mai solamente arabi?
La prima considerazione da fare è che i profughi arabi sono stati fin da subito utilizzati come arma politica contro Israele. Prima, da tutti i Paesi arabi, poi dalla dirigenza palestinese con la compiacenza dell’ONU tramite una sua agenzia: l’UNRWA, che è senza dubbio parte del problema e non della soluzione del conflitto arabo israeliano.
Nel corso degli anni e con il loro aumentare, i profughi sono diventati un potente strumento per impedire la normalizzazione dei rapporti tra arabi ed ebrei. Uno strumento capace di deformare anche il diritto internazionale nei discorsi e nei proclami di politici, giornalisti, intellettuali e sedicenti esperti con la precisa volontà di delegittimare Israele.
I rifugiati arabi
Come accennato in precedenza, il numero dei rifugiati arabi varia da stima a stima: in base alla fonte utilizzata si ritiene che, originariamente, il loro numero andasse da un minimo di 500.000 persone ad un massimo di 850.000.
Il primo intervento internazionale, concreto, relativo ai profughi fu la Risoluzione 302 dell’Assemblea Generale, che fece seguito alla già citata Risoluzione 212. Con questa risoluzione si stabiliva, tra i vari interventi urgenti, la creazione di una specifica agenzia per i profughi della Palestina: l’UNRWA (vedi documento 3).
La prima considerazione da fare su questa risoluzione è che si riferisce ai “rifugiati dalla Palestina” e non ai “rifugiati palestinesi”. Questa distinzione è importante perché nel corso dei decenni, i rifugiati sono stati identificati solo e unicamente come arabo-palestinesi ma inizialmente non era così: erano compresi anche gli ebrei.
Con la fine delle ostilità, nel 1949, i rifugiati arabi trovarono sistemazione, principalmente, nella Cisgiordania occupata dalla Giordania e nella striscia di Gaza occupata dall’Egitto. Altri in Libano, Siria e in misura esigua in altri paesi arabi. Furono costruiti campi profughi che con il tempo sono diventati villaggi e città permanenti: in Libano, in Siria, in Cisgiordania e nella striscia Gaza. La cosa peculiare di questi profughi è che ad eccezione della Giordania, nei principali paesi di accoglienza – Egitto, Libano e Siria – non è stata concessa loro la cittadinanza nè ai loro discendenti. Oltre a ciò, in Libano e Siria sono stati fin da subito vittime di vere e proprie discriminazioni: non fu concesso loro di avere proprietà e non fu permesso loro di accedere a moltissime professioni. Cosa che continua tutt’ora. La loro integrazione è risultata impossibile fin da subito. La loro presenza nei Paesi che li ha accolti è strettamente limitata nei campi profughi assegnati. Così facendo, era chiaro l’intento dei governi arabi di utilizzare i profughi come strumento per meri fini politici atti a non normalizzare le relazioni con Israele e a rendere impossibile un accordo di pace. L’unica fonte si sostentamento e di istruzione per queste persone è rappresentata dall’agenzia UNRWA che provvede al loro mantenimento e alla loro istruzione.
Questa situazione ha portato ad un incremento, nel corso degli anni, del numero dei rifugiati dai 500.000/850.000 iniziali a oltre 5.300.000 dei giorni nostri.
I rifugiati ebrei
A differenza dei rifugiati arabi quelli ebrei, che furono costretti ad abbandonare le loro case a causa degli scontri del 1948, furono velocemente assorbiti e integrati in Israele. Come si accennava prima, l’UNRWA era stata istituita per tutti i rifugiati. Però Israele si fece carico immediatamente delle persone che furono costrette a lasciare le loro case. La maggior parte dei profughi, proveniva dalla parte est di Gerusalemme occupata dalla Legione araba e dalla Cisgiordania. Altri fuggirono dalla striscia di Gaza invasa dall’Egitto e furono assorbiti nelle comunità del Negev.
Tutti questi rifugiati, assieme alle centinaia di migliaia provenienti dai Paesi arabi, furono ricollocati nelle città e nei villaggi israeliani e presto divennero parte attiva del tessuto sociale e produttivo del Paese. Ad oggi non si conta neanche un rifugiato ebreo – compresi quelli che scapparono in Europa e USA – bisognoso di aiuti internazionali. In tutti i casi a prescindere dalle loro drammatiche vicende personali sono stati integrati nei paesi che li hanno ospitati e ne sono parte attiva.