Israele e Medio Oriente

Il passo lento e inesorabile di Israele

Mentre la Corte Internazionale dell’Aia respinge la richiesta di proroga presentata dal Sud Africa a sostegno della sua grottesca accusa di genocidio nei confronti di Israele per i morti a Gaza, dove, secondo le stime di Hamas i morti sono poco più di quarantamila, di cui, per l’IDF diciassettemila suoi combattenti, (ottenendo dunque un rapporto sorprendentemente basso tra combattenti morti e civili di circa 1:1,5., ovvero 1,5 civili per ogni combattente, quando per l’ONU i civili di solito rappresentano circa il 90 percento delle vittime in guerra, ovvero un combattente ogni nove civili) Israele procede a falciare Hamas.

Ieri il ministro della Difesa Yoav Gallant ha mostrato un documento attribuito a Rafa’a Salameh, il fu comandante dell brigata di Hamas a Khan Younis, ucciso dall’IDF a luglio e indirizzato a Yahya Sinwar e a suo fratello Mohammad, in cui lamenta la perdità del 90 per cento dei razzi, del 60 per cento delle armi convenzionali, del 65-75 per cento dei razzi anticarro e del 50 per cento dei combattenti.

Oggi l’IDF ha dichiarato che a Rafah, la brigata di Hamas è stata decimata. Duemilatrecento dei suoi operativi sono stati eliminati, mentre centocinquanta chilometri di tunnel sono stati distrutti. Israele ha adesso il completo controllo della città e del corridoio Filadelfia. Solo pochi mesi fa la propaganda anti-israeliana annunciava l’ingresso dell’IDF a Rafah come la premessa di una catastrofe umanitaria senza precedenti, che non c’è stata.

Non si tratta di una marcia trionfale, ma di una lenta e inesorabile progressione. Nonostante i tentativi costanti di fermare l’offensiva di Israele dopo l’eccidio del 7 ottobre scorso, Israele è andato avanti. Hamas non ha alcuna possibilità di vincere militarmente questa guerra, può solo vincerla politicamente grazie al copioso fincheggiamento di cui gode a livello internazionale.

Tutte le volte che abbiamo sentito il mantra che Hamas “non può essere distrutto”, che si sia udito fuori da Israele o al suo interno, chi lo ha pronunciato, consapevolmente o inconsapevolmente, ha reso a Hamas un servizio. La verità è che Hamas può essere distrutto, sicuramente può essere distrutto a Gaza così come l’ISIS è stato distrutto a Mosul e Al-Qaeda è stata distrutta in Afghanistan.

Non è l’ideologia che anima Hamas l’obiettivo da distruggere, è la sua presenza operativa a Gaza. Questo obiettivo è di lungo respiro, ma perfettamente raggiungibile, e certamente necessiterà che Israele occupi la Striscia per il periodo necessario a bonificarla del tutto. È esattamennte quello che chi lavora indefessamente contro Israele, non desidera che accada.

 

 

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