Editoriali

Il lungo anno della demonizzazione di Israele

Nel suo opus magnum, A Lethal obsession, Antisemitism from Antiquity to the Global Jihad, Robert Wistrich scriveva, “Contrariamente alla prognosi sionista, l’antisemitismo non si è dissolto o è significativamente diminuito, figuriamoci scomparso, dopo il venire in essere di Israele nel 1948. Al contrario, Israele è emerso gradualmente come la ‘nuova questione ebraica’”.

Ciò che il grande storico inglese individuava con precisione ha, dopo il 7 ottobre 2023, raggiunto un apice mai sperimentato precedentemente. La reazione di Israele alla più grande tragedia collettiva dall’anno della sua fondazione, la guerra contro un gruppo jihadista tra i più brutali al mondo, reazione logica e totalmente giustificata, si è ben presto trasformata in una feroce, fanatica e parossistica demonizzazione.

Con perversa e diabolica determinazione, la vittima è stata trasformata in colpevole e i colpevoli in vittime, la volontà genocida di Hamas, di cui il 7 ottobre ha rappresentato una anticipazione, è stata rimossa dalla scena per incolpare Israele stesso di genocidio, la reazione inevitabile di Israele alla dirompente e atroce aggressione subita è diventata vendetta, gli inevitabili morti civili, presenti in ogni guerra, sono diventati tutti omicidi intenzionali, e via di questo passo.

Tutto ciò è avvenuto su un terreno a lungo arato, come sa chiunque abbia seguito da vicino le vicende di Israele dal 1967 ad oggi, anno della Guerra dei Sei Giorni che, nell’intenzione di Nasser, avrebbe dovuto essere guerra di sterminio e invece si rivelò una cocente disfatta araba. Da allora, e per quasi sessant’anni gli arabi, appoggiati dall’Unione Sovietica e poi, progressivamente, allargando il loro consenso nel campo della sinistra conquistata dalla propaganda russa che presentava Israele come un avamposto colonialista e i palestinesi arabi come un popolo espropriato e vittimizzato, hanno proseguito indefessamente l’opera di distruzione in effige dello Stato ebraico. Quest’opera, con l’aggiunta di un pericolo concreto di distruzione nucleare, ha trovato successivamente nell’Iran un solerte collaboratore.

Ma non si tratta solo di questo, oggi, su Il Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia, ha illustrato magistralmente come l”Occidente ormai stanco di se stesso, delle sue radici, del suo passato, sia anche, inevitabilmente stanco anche degli ebrei, di ciò che essi hanno rappresentato per secoli per la cultura occidentale, e ritenga di avere ormai saldato il conto con l’orrore della Shoah, spostando la sua attenzione su altre vittime, che oggi sarebbero diventati gli arabi palestinesi, vittime proprio di coloro che per generazioni sono stati le vittime per eccellenza.

Questo contesto, crea cortocircuiti micidiali, ripluse e avversioni e gli ebrei di nuovo, attraverso Israele, vengono riconosciuti colpevoli, colpevoli del loro Stato, colpevoli di averne permesso la nascita, colpevoli di immaginari genocidi dopo essere stati accusati per duemila anni di avere ucciso Cristo, e forse, presto, di nuovo, colpevoli di esistere.

La guerra più lunga di Israele, una guerra ancora in corso, ha dunque scaturito l’eruzione maggiore di odio nei suoi confronti e di riflesso di odio per gli ebrei, dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni. L’unica risposta a questo odio, la quale, paradossalmente, lo fomenta, è quella che Israele può permettersi di esercitare attraverso quell’uso della forza che sempre l’Occidente passivo e non reattivo, ha deciso di ripudiare, cullandosi nell’illusione che la guerra sia una cosa del passato, inconcepibile con l’idea delle magnifiche sorti e progressive che esso ritiene di incarnare.

Israele, il demonio Israele, è dunque tutto quello che l’Occidente non vuole più essere, avendo scelto di alimentanarsi con i bizantinismi crepuscolari del wokismo, della gender theory, del fluidismo, dell’ecologismo palingenetico, ecc., trastulli tipici di una civiltà tracollante, e per il quale, uno Stato fortemente nazionalista che mantiene salda la propria identità difendendosi dalla violenza del suprematismo islamico, è una aberrazione

Alla fine dei discorsi, tuttavia, solo portando a casa la vittoria, che si ottiene come si è sempre ottenuta, con la supremazia della forza, e ridisegnadndo un Medio Oriente purgato da foze omicide e realmente programmaticamente genocide, Israele può fare fronte all’offensiva micidiale di chi sperava e spera nella sua capitolazione, combattendo anche per quell’Occidente che lo ha generato e che, con l’eccezione degli Stati Uniti, lo ripudia.

 

 

 

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