Bisognerà crederci e crederci con grande forza, che la Corte Internazionale dell’Aia, che si riunirà oggi per valutare l’accusa di genocidio nei confronti di Israele mossogli dal Sudafrica, sia un tribunale imparziale e del tutto adatto a esaminare l’istanza.
Un altrettanto robusto atto di fede dovrà essere esercitato nei confronti delle specchiate credenziali democratiche e di integrità dello Stato proponente. Bisognerà ulteriormente affidarsi ai medesimi criteri scorrendo quali paesi fanno parte del panel giudicante del tribunale onusiano: Russia, Cina, Marocco, Uganda, Libano, Somalia. D’altronde l’ONU non può fare di meglio avendo attribuito all’Iran la presidenza rotante del Consiglio per i Diritti Umani con sede a Ginevra, dove è già istituito in base all’Agenda 7 un tribunale permanente contro Israele.
Dunque Israele dovrà difendere le sue ragioni dalla trita accusa di genocidio in corso ormai da decenni e particolarmente in voga tutte le volte che è intervenuto a Gaza, in modo particolare nel 2009 e nel 2014. Allora, però, Hamas non correva realmente il rischio di essere annientato all’interno della Striscia, rischio corrente, per cui si deve fare di più se si può farlo, per impedire che ciò accada.
L’opzione più valida è imporre a Israele un bel cessate il fuoco per “motivi umanitari”, in modo che Hamas possa salvarsi e riprogrammare per il futuro un nuovo 7 ottobre, come ha esplicitamente dichiarato.
La corte non ha il potere di imporlo, lo scopo dell’istanza sudafricana è quello di stigmatizzare ulteriormente Israele attraverso la confezione di un ammodernato libello del sangue. Non essendo più moneta corrente accusare gli ebrei di impastare il pane con il sangue dei bambini (anche se in Medio Oriente è un’accusa ancora in circolazione), si provvede a massimizzare l’onta imputandogli l’omicidio organizzato in massa.
Ci si è fatto il callo. Partendo dall’accusa di avere assassinato Dio poi non ci si è più fermati. Come farlo? l’apice, in fondo, si era già raggiunto e bisognava comunque mantenere il livello alto.
All’udienza parteciperanno numerose tricoteuses, tra cui, Jeremy Corbyn, il cui antisionismo, pardon, antisemitismo è a prova di bomba. Si tratta, infatti, di una occasione ghiotta per tutti gli antisemiti e gli odiatori di Israele. Imperdonabile sarebbe sottrarsi al brivido di assistere a una udienza in cui l’unico Stato ebraico al mondo viene trattato come se fosse (e anche questo fa parte della pubblicistica anti-israeliana da decenni) l’erede del Terzo Reich.
È un peccato che all’udienza non possa partecipare, tra gli altri, il corrispondente di guerra di La Repubblica, Daniele Raineri, che l’altro ieri sul giornale in copiosa perdita di copie, ha confezionato un delizioso trafiletto in cui accusa i soldati dell’IDF di essere specializzati nell’uccidere civili disarmati, possibilmente muniti di bandiera bianca, pezzo poi tradotto in arabo (arabo? sì) sul suo profilo Instagram.