Molti sono i trombettieri della propaganda anti-israeliana anche se pochi sono i topoi a disposizione. Come nei libelli del sangue medievali in cui gli ebrei erano accusati di fabbricare il pane azzimo con il sangue dei fanciulli cristiani, di profanare le ostie e avvelenare i pozzi, oggi gli israeliani sono accusati di rapina, genocidio, apartheid, violenze e soprusi vari.
Il romanzo criminale dura da cinquantacinque anni, da quando Israele osò vincere la guerra che avrebbe dovuto perdere e che in solo sei giorni mise fine alla volontà distruttiva araba. Da quella sconfitta epocale gli arabi non si ripresero più, anche se riprovarono di nuovo, senza successo, nel ’73. Nel frattempo, con il concorso fondamentale dell’Unione Sovietica, si era già fabbricato tutto l’armamentario lessicale necessario alla demonizzazione dello Stato ebraico.
A Mosca Arafat veniva istruito sulla necessità di inserire la lotta di “liberazione” palestinese nella più ampia cornice del movimento anticoloniale, in modo da conquistare cuori e menti. L’assassinio di Israele in carne non riuscì e mai è riuscito ma quello in effige è costante.
Roberta De Monticelli, l’ultima arrivata sul treno dell’antisionismo militante confeziona per Avvenire, giornale dei vescovi italiani, un articolo che è tutto un florilegio delle più trite e false accuse che su Israele si sono ascoltate e si ascoltano senza sosta.
Israele rapina, ovvero ruba la terra dei palestinesi, calpesta i diritti umani espellendo dalle terre che confisca i sui legittimi abitanti. I bambini palestinesi non vengono uccisi per carpirgli il sangue, questo no, ma una scuola “costruita coi fondi europei” viene demolita “addirittura coi bambini dentro, costretti a fuggire dalle finestre”. Questo la De Monticelli lo apprende ascoltando le testimonianze del sindaco di Masafer Yatta, “un’area collinare di una decina di villaggi e poco meno di tre migliaia di persone a sud di Hebron, in Cisgiordania“. Testimonianze date “nel quadro dell’iniziativa #SaveMasaferYatta promossa da Assopace Palestina.
La violenza israeliana è implacabile e persino la Corte Suprema di Israele, alla quale il turpe Netanyahu vorrebbe mettere un bavaglio, ha “raramente ascoltato le istanze sollevate dai palestinesi” a cui vengono negati “i diritti umani elementari” a cui viene “strappata la libertà di movimento, di espressione, di istruzione, rapinata la terra e l’acqua“. Sì, i dubbi sono pochi, nessun uomo savio, leggendo queste frasi, potrebbe desistere dal bollare come delinquenti gli israeliani, magari non hanno i nasi adunchi e le mani artigliate come nelle vignette di Der Sturmer, ma poco hanno da invidiare ai nazisti (la nazificazione degli israeliani come quella attuale degli ucraini fu forgiata anche essa a Mosca).
In questo teatro della crudeltà, dove il male ebraico è assoluto si inseriscono affermazioni la cui vis grottesca è quasi irresistibile come quella secondo cui “a colpi di pulizia etnica graduale” l’occupazione militare avrebbe carpito (la De Monticelli preferisce il verbo più enfatico “divorare”) “più del 60% del territorio assegnato dagli accordi di Oslo all’istituendo Stato palestinese”.
Chiaramente, se l’autrice avesse la più pallida idea di ciò di cui sta scrivendo saprebbe che gli Accordi di Oslo non configurano la nascita di uno Stato palestinese ma sono una stipula amministrativa che ripartisce il territorio della Giudea e della Samaria in tre zone distinte con amministrazioni separate. Tutto questo in vista di un accordo definitivo che, dal 1993, non si è mai materializzato in virtù della assoluta indisponibilità araba ad ogni compromesso. Si può capirla però avendo come referente per le informazioni di natura legale e storica Francesca Albanese, citata nell’articolo e scelta per il suo impeccabile e furente curriculum antisionista come Relatrice Speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Palestina http://www.linformale.eu/lantisemitismo-che-non-e-antisemitismo/.
La chiusura del libello mascherato da articolo è esemplare ed è, come dire, la ciliegina sulla torta. Gli ucraini aggrediti dalla Russia sono omologabili ai palestinesi “occupati” dalla potenza, pardon, dall’”entità sionista”, come amava dire Arafat, addirittura dal 1948, ovvero da quando nacque il misfatto dei misfatti, lo Stato ebraico. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, non potrebbe che assentire.
Questo articolo è apparso su Informazione Corretta.
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