È sconcertante, per cinismo e malafede, l’editoriale di Davide Piccardo, coordinatore del CAIM, Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, pubblicato in data 20/08/21, sul sito d’informazione La Luce News e intitolato Perché ritornano i Talebani e cosa ha esportato di bello l’Occidente in Afghanistan.
Piccardo, noto per le sue affermazioni in favore di Hamas, organizzazioni islamista e terroristica, che lui considera un “movimento di liberazione”, si è cimentato in un velato elogio dei Talebani.
L’autore si compiace della sconfitta statunitense e del frettoloso ritiro delle odiate truppe occidentali da quella che, senza mezzi termini, definisce “una guerra coloniale”. Secondo Piccardo, la guerra in Afghanistan non aveva nulla a che fare con il terrorismo o con la volontà americana di smantellare Al Qaeda dopo i tremendi attentati alle Torri Gemelle.
Si tratta, ovviamente, di una menzogna. Se non ci fosse stato il terrorismo suicida dei soldati di bin Laden, ben protetto dal governo dei Talebani, non ci sarebbe stata alcuna invasione del paese centro asiatico.
Più avanti nell’articolo scrive: “L’undici settembre è stata la scusa perfetta, o forse anche qualcosa di più, per lanciare l’offensiva contro i Talebani accusati di essere la base di Al Qaeda e di ospitare Osama bin Laden, accusato a sua volta dalla Casa Bianca di aver ordito l’attentato”. Piccardo, con queste frasi, strizza l’occhio al peggior complottismo antiamericano. Gli attentati alle Twin Towers altro non sarebbero che “una scusa” e “anche qualcosa di più”. Ma a cosa si riferisce? Forse, alla strampalata teoria secondo la quale gli attentati dell’undici settembre altro non erano che un attacco statunitense sotto falsa bandiera.
I Talebani e bin Laden, per Piccardo, non erano responsabili di alcunché, ma solo vittime delle accuse statunitensi. Per lui, il fatto che Al Qaeda abbia rivendicato l’attentato e che vi siano innumerevoli prove della collaborazione tra bin Laden e i Talebani non conta nulla. Gli importa solo di far passare i terroristi islamici per nemici creati ad arte dai “colonialisti” americani.
Piccardo è un fiume in piena, non si limita solo a evocare lo spettro della cospirazione occidentale, bensì la richiama in modo esplicito: “Ovviamente la macchina della propaganda era già stata messa in moto da un po’ e aveva provveduto a mostrificare i talebani attribuendogli le peggiori nefandezze”.
I Talebani, senza dubbio, non erano peggiori dei loro avversari tribali dell’Afghanistan, ma non c’era alcun bisogno di “mostrificarli“. I mass media si sono limitati a raccontare la vita quotidiana sotto il governo dei Taliban: esecuzioni sommarie, lapidazioni, fanatismo religioso e tutto il restante circo degli orrori a cui il fondamentalismo islamico ci ha abituati.
Nella onirica narrazione di Piccardo, i Talebani sarebbero persino un po’ meglio degli altri: “Certo la guerra è una cosa atroce, ma l’etica della guerra dei Talebani ha fatto si che si risparmiassero le atrocità commesse dai vari Dostum. Inoltre, benché avessero subito un’invasione di forze straniere, i Talebani non hanno mai contemplato la possibilità di compiere attentati in Occidente, non sono terroristi insomma”.
Se i Talebani non hanno mai nemmeno “contemplato la possibilità di compiere attentati in Occidente”, come si spiega il supporto e la protezione accordati ai terroristi internazionali di Al Qaeda? Piccardo sorvola sul tema, dopotutto, per lui, sono vittime di un complotto.
Nel corso dell’articolo, il nostro c’informa che le violenze compiute contro quanti hanno sostenuto le truppe occidentali sono “normali”: “Ci si preoccupa delle ritorsioni, e sarebbe anche normale che ci fossero, stiamo parlando di gente che lavorava e sosteneva un governo e delle forze armate che in questi anni hanno ucciso decine di migliaia di effettivi talebani e hanno messo a ferro e fuoco i villaggi e le zone che li sostenevano, le ritorsioni, gli arresti, i processi, le condanne e anche le esecuzioni purtroppo sarebbero normali in una situazione del genere”.
Il senso del discorso è piuttosto chiaro: i Talebani non possono fare altrimenti. Ma Piccardo ci rassicura sul buon cuore dei guerriglieri islamisti: “Grazie a Dio però i Talebani hanno annunciato un’amnistia estesa e generalizzata, c’è da sperare che seguano l’esempio del nostro amato Profeta Muhammad (pbsl) che quando, dopo tanti anni di aggressioni subite, entro a Mecca diede ordine di farlo in modo pacifico e di non praticare ritorsioni di nessun genere sui suoi abitanti”.
I Talebani, loro sì che sono misericordiosi, come il Profeta, non sono mica come le forze armate occidentali che “hanno ucciso decine di migliaia di effettivi talebani e hanno messo a ferro e fuoco i villaggi e le zone che li sostenevano” (quali villaggi non lo dice, sia chiaro). La pietà dei Talebani la stiamo vedendo in questo ore, e s’incarna nelle immagini di coloro che, disperati, fuggono dai loro fucili.
Inoltre, è bene ricordare che Maometto non fu sempre un uomo rispettoso dei nemici. Basti pensare alla vicenda relativa alla tribù dei Banū Quraysh, nemici del Profeta, sterminati da quest’ultimo in seguito alla rottura di un accordo di pace. Maometto fa uccidere molto, ma uccide lui stesso, in diverse battaglie. È questo Profeta armato quello a cui si rifanno i Talebani.
Ci sono due modi di condurre il jihad: con le armi in pugno o con la penna. Piccardo ha optato per la seconda opzione.