Circa due settimane fa, Israele ha bombardato l’aeroporto di Damasco, in Siria, causando gravi danni a una pista d’atterraggio, a una sala d’attesa, a dei magazzini e alla superstrada che conduce allo scalo aereo. Per Gerusalemme è da qui che partono le armi iraniane per l’esercito di Assad e per Hezbollah in Libano.
Gli armamenti e i sistemi militari vengono contrabbandati su aerei civili. Quella di occultare armi e munizioni all’interno o in prossimità di strutture civili è una consolidata strategia dei nemici dello Stato ebraico. Hamas, a Gaza, posiziona le sue batterie di missili sui tetti delle scuole o degli ospedali, così da poter poi accusare l’aviazione militare israeliana di colpire, deliberatamente, edifici di pubblica utilità.
Israele ha molte prove riguardo all’uso improprio che il regime di Assad, Hezbollah e Teheran fanno dell’aeroporto di Damasco. Inoltre, Israele può presentare le prove dei depositi di armi che sono collocati ai margini dell’infrastruttura, dove le armi vengono immagazzinate, dopo essere state scaricate dagli aerei civili, fino al giorno della consegna agli agenti del gruppo terroristico libanese.
Quest’ultimo bombardamento ha scatenato le ire della Russia, che ora sta preparando una risoluzione anti-israeliana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «Siamo costretti a ribadire – ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri – che i continui attacchi israeliani sul territorio della Repubblica araba siriana, in violazione delle norme di base del diritto internazionale, sono assolutamente inaccettabili. Condanniamo con forza il provocatorio attacco israeliano a uno dei più importanti elementi delle infrastrutture civili siriane».
La scorsa settimana, Mosca ha anche convocato l’ambasciatore israeliano, Alex Ben-Zvi, per chiedere chiarimenti sull’attacco. Tuttavia, i funzionari israeliani hanno espresso dubbi sul fatto che la risoluzione proposta sarà sostenuta dagli altri membri del Consiglio. Molto probabilmente andrà incontro al veto di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, sebbene sia necessario solo il voto di uno di loro per impedirne l’adozione.
La Russia, sotto i riflettori del mondo per via della guerra in Ucraina, sembra stia cercando di spostare l’attenzione internazionale su un altro attore dello scacchiere mondiale, qualcuno capace di suscitare forti passioni e contrasti, come Israele. La risoluzione russa non ha alcuna possibilità di essere adottata, ma la sua semplice presentazione metterà la Russia in ridicolo. Mosca, infatti, sta conducendo una guerra sporca in Ucraina, un vero e proprio «urbicidio», accompagnato da rapimenti di massa di bambini ed esecuzioni sommarie, ma si dice «indignata» per gli attacchi israeliani contro fasulli obiettivi «civili».
Questa volontà d’infangare Israele procede in parallelo con un consolidamento delle relazioni russo-iraniane. Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, in visita a Teheran, ha chiesto che vengano eliminate tutte le sanzioni economiche contro l’Iran e che venga ripristinato il JCPOA, il disastroso accordo sul nucleare del 2015 promosso da Obama e affossato dal presidente Trump.
La Russia, definitivamente isolata dall’Occidente a causa dell’invasione dell’Ucraina, è destinata ad assumere posizioni sempre più antiamericane, dunque anche avverse a Israele. Non bisognerà stupirsi se, a breve, il Cremlino non fornirà più il suo tacito consenso alle operazioni militari israeliane in Siria. Uno scenario che dovrebbe indurre Gerusalemme a sostenere in modo più risoluto l’Ucraina, allontanandosi in modo definitivo dalla Moscovia filoaraba.