In seguito alla Giornata Europea della Cultura Ebraica pubblichiamo l’intervento di Niram Ferretti a presentazione della conferenza di Georges Bensoussan, “Vittime nel paese degli eroi”, che si è tenuta ieri a Milano presso la Sinagoga di via Guastalla.
Vorrei molto brevemente nel presentare la conferenza di Georges Bensoussan, Vittime nel Paese degli Eroi, centrata sul rapporto tra Shoah e Israele, sul modo in cui esso si è declinato nel tempo, soffermarmi a margine su quello che chiamerò il falso nesso di causalità, e l’uso strumentale che ne è stato e ne viene fatto.
In cosa consiste la falsità della causalità tra Shoah e nascita di Israele? La risposta è già contenuta nella domanda, Israele non nasce a causa della Shoah. In altre parole, l’origine della nascita di Israele precede la Shoah e trova le sue radici feconde nel sionismo. Tutto questo può apparire ovvio, persino scontato, una sorta di truismo, ma in realtà non lo è. Non lo è soprattutto per coloro i quali hanno tentato e tentano di ricondurre la nascita di Israele, da una parte a una necessità riparatrice, dall’altra ad un complotto. Tutte e due queste tesi hanno un preciso risvolto ideologico e politico, la prima quello di fare apparire Israele come una compensazione occidentale la quale avrebbe avvantaggiato un popolo a danno di un altro popolo, la seconda quello di presentare lo Stato ebraico come un edificio sorto sopra un mito, una menzogna.
La seconda tesi si appoggia al negazionismo, molto vivo all’interno di una parte del mondo musulmano e nell’arcipelago dell’estrema destra e che ha avuto tra i massimi sostenitori alcuni intellettuali soprattutto francesi come Paul Rassinier, Robert Faurisson, e in modo particolare, collegato alla sua accesa militanza filopalestinese Roger Garaudy passato dal comunismo all’Islam a cui si convertì e che nel suo libro più controverso, Les Mythes fondateur de la politique israelienne, pubblicato nel 1996, affermava che uno dei miti fondanti su cui sarebbe nato Israele, appunto la Shoah, era una copertura per fare nascere uno Stato ebraico il cui scopo era quello di impadronirsi di terra araba.
La prima tesi, non così estrema come la seconda, utilizza il falso legame causale tra Shoah e nascita di Israele nella forma di un risarcimento dovuto agli ebrei da parte delle potenze occidentali tuttavia a danno della popolazione araba. Questa tesi fondata sul presunto senso di colpa occidentale nei confronti degli ebrei è tuttavia smentita fattualmente. Basta consultare gli archivi inglesi e americani che vanno dal ’45 al ’48 per constatare che non vi traspare alcun senso di colpa per gli ebrei, o forse basterebbe tenere a mente il caso dell’Exodus, o le posizioni apertamente antisioniste di George Marshall, Segretario di Stato sotto il presidente Truman o la scarsa propensione per uno Stato ebraico manifestata precedentemente da Roosevelt.
La tesi negazionista, basata sul presupposto di una falsificazione storica messa in atto per fare nascere Israele, è quella più mostruosa e come tutto ciò che è intellettualmente aberrante gode di una grande vitalità, specialmente oggi, in un’epoca in cui le teorie dei complotti e le più selvagge dietrologie la fanno da padrone.
Queste derive, queste aberrazioni, sono possibili quando viene istituito il falso legame causale tra nascita di Israele e Shoah, e non come illustrerà Georges Bensoussan, il rapporto intenso, denso, problematico e lacerante che la Shoah ha avuto e ha nella storia di Israele.