Israele e Medio Oriente

I più maliziosi…

Ci sono in questi giorni domande che restano inevase e lasciano perplessi i già perplessi.

Abbiamo appreso che secondo la normativa ONU, Israele non avrebbe la legittimità di fare guerra a Hamas, in quanto la formazione terrorista non è uno Stato, e la guerra può essere fatta solo da uno Stato aggredito nei confronti di un altro Stato.

Ci si chiede come mai, dunque, dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 organizzato da Al Qaeda nei confronti degli Stati Uniti, gli Stati Uniti ottennero dall’ONU una dispensa nell’ottemperare a questa norma per l’intervento che fecero in Afghanistan? I più maliziosi sospettano che l’ONU fu permissivo perché gli USA sono gli USA, e per Israele, in particolare, non può mai essere applicata alcuna eccezione ma anzi vengano applicati criteri mai applicati a nessun altro Stato.

Gli Stati Uniti, a Mosul nel 2017, ridussero praticamente l’intera città irachena a un ammasso fumante di rovine. I civili morti ufficiali furono undicimila, ma secondo altre stime più di trentamila. L’obbiettivo degli americani era analogo a quello israeliano: combattere una organizzazione terrorista islamica, sradicarla dalla città in cui si era insediata.

Non si ricorda una sola manifestazione in sostegno dei civili iracheni, soprattutto i bambini, che morivano sotto le bombe americane. Nessuna voce si levò dall’ONU contro il “genocidio” che stava avendo luogo. Perché? I più maliziosi sostengono che l’ISIS non veniva considerata una “avanguardia resistenziale” contro “l’occupante”, ma soprattutto che non fosse Israele a bombardare.

Secondo il Gruppo di azione per i palestinesi siriani, tra il 2011 e il 2016, durante il contesto della guerra in Siria, vennero uccisi 3414 arabi palestinesi mentre 456 morirono nel 2016 a causa delle torture inflitte dal regime di Assad. Secondo l’UNRWA, 280,000 arabi palestinesi vennero espulsi dal paese nel 2107. Nessuno né  all’ONU né nelle piazze parlò di genocidio o di pulizia etnica. I più maliziosi ritengono che ciò sia dovuto al fatto che Assad non sia israeliano.

Tutte le volte che Israele è in guerra, gli viene chiesto di applicare il celebre e ineffabile “principio di proporzionalità”. Non risulta che a Mosul, giusto per citare il caso fatto, sia stato applicato scrupolosamente.

È indubbiamente interessante che tra gli invocatori del principio di proporzionalità siano gli Stati Uniti, il cui codice militare aggiornato al 2023 e di cui ha dato conto qui David Elber http://www.linformale.eu/il-manuale-militare-americano-e-la-condotta-di-israele/ stabilisce l’impossibilità di istituire nel corso di un’azione militare un rapporto preciso tra costi e benefici.

Perché, ci si domanda, quello che vale per gli americani, la più grande democrazia del pianeta non può valere per l’unica democrazia mediorientale? I più maliziosi sostengono che nel caso di Israele essendo appunto Israele non si possono applicare i criteri della condotta richiesta dal codice militare americano.

Ci si chiede se, in questi e in altri casi i più maliziosi abbiano ragione.

 

 

 

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