Le immagini agghiaccianti di Ohad Ben Ami, Or Levy e Ely Sharabi, i tre ostaggi rilasciati da Hamas la scorsa settimana dopo quasi un anno e mezzo di prigionia hanno ricordato scene drammaticamente già viste alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ridotti pelle e ossa, con lo sguardo di chi ha vissuto il terrore, le torture e ha visto la morte in faccia. Sembrano usciti da un lager nazista e di fatto è proprio da lì che sono emersi, perché Hamas non è altro che l’odierna forma del nazismo, le nuove SS e non è certo un caso se condividono la medesima base ideologica, seppur con “colori” differenti.
“From the river to the sea” (dal fiume al mare), il noto slogan di Hamas molto amato e invocato anche da pro-Pal e compagni affini nelle piazze occidentali, non è altro che il richiamo a una nuova “soluzione finale” che prevede la scomparsa dello Stato ebraico.
I pro-Pal lamentavano che Gaza fosse “un lager a cielo aperto”, ma i veri lager sono sotto la Striscia e sono gestiti da Hamas e della Jihad Islamica. Le immagini parlano chiaro, così come è terribilmente eloquente lo show messo in piedi dai terroristi palestinesi durante il rilascio degli ostaggi, un modo per umiliare ulteriormente chi è già passato per le camere di tortura sotterranee.
L’esercito israeliano, durante le operazioni militari a Gaza, ha rinvenuto diverso materiale propagandistico nazista e antisemita tra cui copie del “Mein Kampf” in arabo, con tanto di note e appunti, ma anche altri testi come ad esempio “Nihayat al-Yahud” o “La Fine degli Ebrei”, titolo più che eloquente, scritto dal co-fondatore di Hamas, Mahmoud al-Zahar, per diffondere in tutta Gaza gli ideali del gruppo terroristico fondati sullo sterminio degli ebrei.
Il libro, la cui copertina raffigura un pugnale che trafigge la Stella di David, glorifica la storica violenza contro gli ebrei in Europa, elogiando in particolare l’Olocausto e la Germania nazista, invitando altri Paesi a seguirne le stesse orme genocide, come già illustrato dal Presidente israeliano Isaac Herzog durante la Munich Security Conference del febbraio 2024 in Germania.
Tra i vari capitoli, ve ne sono alcuni intitolati: “La corruzione generale degli ebrei”, “L’odio ardente del mondo per gli ebrei” e “Motivi per espellere gli ebrei”. Il libro sostiene inoltre che gli ebrei “usavano il sangue dei bambini cristiani per celebrare i rituali”.
I fondamenti nazisti di Hamas
L’odio “scientifico” pseudo-darwiniano dei nazisti nei confronti degli ebrei e quello di stampo teologico-dottrinario presente nell’estremismo islamista della Fratellanza Musulmana (di cui Hamas è il ramo palestinese) sono due facce della stessa medaglia e non è certo un segreto che nazisti e islamisti hanno anche operato congiuntamente nella prima metà del 20° secolo. Entrambi condividevano infatti la visione dell’ebraismo mondiale come un nemico che cospira per sottomettere e infine distruggere i non ebrei, o meglio, gli ariani e i musulmani, come illustrato dallo studioso Joseph S. Spoerl nel suo “Parallels between Nazi and Islamist Anti-Semitism”.
La guerra scatenata da Hitler nei confronti degli ebrei non prevedeva alcuna neutralità ed aveva soltanto due possibili esiti: o la vittoria ariana e l’annientamento degli ebrei o viceversa.
Lo stesso concetto con il quale, curiosamente, termina il comunicato dei Giovani Palestinesi d’Italia di pochi giorni fa:
“Non c’è neutralità possibile: o si sta dalla parte della Palestina e della sua resistenza, o si è complici del massacro. Non ci fermeremo. Non faremo passi indietro. La Palestina sarà libera, dal fiume al mare”.
Se i nazisti accusavano gli ebrei di cospirare con lo scopo di annientare il popolo ariano tedesco (aspetto centrale della propaganda nazista), ecco che sia il “palestinismo islamico” di Hamas che l’estremismo islamista accusano gli ebrei (spesso indicati come “sionisti” per aggirare problematiche legali) di voler distruggere i palestinesi e l’Islam, arrivando addirittura ad affermare che Israele vorrebbe conquistare Mecca e Medina. Un’accusa priva di qualsiasi logica visto che sono luoghi sacri dell’Islam e di nessun interesse per gli ebrei ma che serve però a diffondere la paura e la paranoia tra i musulmani, quindi la propaganda.
Facendo un passo indietro nella storia, è bene ricordare che Hajj Amin al-Husseini, Gran Mufti di Gerusalemme tra il 1921 e il 1937, non si limitò a stringere legami con i nazisti, ma dal 1941 al 1945, al-Husseini visse in Germania, dove servì lo sforzo bellico nazista in molti modi, tra cui la trasmissione della propaganda nazista al mondo arabo. Nelle sue trasmissioni radiofoniche e nei suoi volantini, al-Husseini diffuse ampiamente la sua accusa secondo cui “gli ebrei” desideravano “spazzare via gli arabi e l’Islam”. Nel 1943 al-Husseini incontrò il gerarca nazista Heinrich Himmler e discussero anche della questione ebraica. In seguito, al-Husseini informò il proprio pubblico che i tedeschi avevano “deciso di trovare una soluzione definitiva al pericolo ebraico” e sollecitò tutti gli arabi e i musulmani a unirsi ai tedeschi in questa “battaglia comune contro il pericolo ebraico”, incitando di fatto al genocidio, come illustrato da uno dei massimi esperti di antisemitismo, Matthias Kuntzel, il quale spiega anche che la Germania nazista inondò quotidianamente il mondo arabo con la propaganda radiofonica antisemita tra il 1939 e il 1945. (Leggi qui l’intervista a Kuntzel de L’Informale).
Non c’è dubbio sul fatto che Husseini fosse fortemente antisemita e utilizzasse argomenti basati su passaggi biblici, talmudici e coranici, affermando che gli ebrei erano nemici di Dio, coinvolti in una cospirazione globale e praticavano l’uso rituale del sangue cristiano (accusa non a caso presente anche nel già citato testo “La Fine degli Ebrei” di Mahmoud al-Zahar).
Negli anni ’50, Husseini diffuse la propria propaganda antisemita anche sulla “questione palestinese” per il giornale egiziano “al-Misri” e legato proprio ai Fratelli Musulmani. Del resto, fu proprio uno dei massimi ideologi della Fratellanza, Sayyid Qutb, nella sua opera “La nostra lotta contro gli ebrei” a diffondere la propaganda antisemita mostrando una sorprendente continuità con la narrativa nazista, ma con la fondamentale differenza che si fondava su Corano, Hadith e commentari islamici.
Per quanto riguarda Hamas, il già citato Kuntzel lo indica come “il vero erede ideologico di Hajj Amin al-Husseini nella comunità palestinese”. Nello statuto dell’organizzazione terrorista palestinese del 1988 si fa chiaro riferimento agli ebrei come burattinai di tutta una serie di complotti contro l’umanità e l’Islam oltre che il voler frammentare le società, minarne i valori, distruggere l’onore delle persone e diffondere degenerazione morale.
In poche parole, la narrativa paranoica hitleriana di una cospirazione ebraica per distruggere il popolo tedesco trasformata in “salsa” islamico-palestinese.
L’obiettivo di Hamas è dunque l’annientamento dello Stato ebraico e dei suoi abitanti. Non c’è nessun piano per “due popoli e due stati”. Per l’ideologia nazi-islamista di Hamas la creazione di uno Stato palestinese a Gaza e in Cisgiordania è soltanto un primo passo verso la “liberazione” (la cancellazione di Israele), o forse bisognerebbe dire “la soluzione finale”.
Non c’è soltanto la narrativa di Hamas, eredità di quella nazista, ma ci sono anche i fatti. Il 7 ottobre 2023 Hamas ha messo in atto il più grande pogrom contro gli ebrei dai tempi della Shoah. La scorsa settimana sono emerse in maniera più che evidente le condizioni dei tre ostaggi rilasciati, riemersi dai lager sotterranei di Gaza, con immagini che ricordano quelle dei campi di Auschwitz e Birkenau, al punto che lo stesso presidente statunitense, Donald Trump, ha subito detto che tutti gli ostaggi devono essere immediatamente rilasciati da Hamas, perché non dureranno a lungo in quelle condizioni.
Continuare a rilasciarne tre alla volta non ha alcun senso, così come non ne ha rilasciare migliaia di terroristi palestinesi dalle carceri israeliane. Hamas va sradicata, senza se e senza ma.
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