Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese.
Gent. Direttore,
La polemica innescata in questi giorni, molto opportunamente su
L’Informale, da alcuni articoli di Niram Ferretti sul tema “Gariwo” merita alcuni approfondimenti, anche alla luce di un nuovo documento non più presente, come in precedenza, su Facebook (dove era possibile esprimere commenti) ma leggibile in questo link:
https://it.Gariwo.net/giardini/sulle-scelte-nei-giardini-dei-giusti-23071.html
In un recente articolo pubblicato sul sito di Gariwo, la Foresta del Giusti, Gabriele Nissim, presidente e fondatore dell’associazione afferma che Gariwo, sarebbe responsabile solo dei Giusti onorati nel Giardino di Milano, e, “in alcuni casi” (non meglio specificati), di quelli onorati nei Giardini di Roma, Bergamo e Varsavia.
Risulta evidente che Gabriele Nissim non voglia rendersi pienamente conto che “avendo lanciata GariwoNetwork, una rete informale” alla quale ha quindi concesso l’uso del nome Gariwo, non può poi prendere le distanze dalle iniziative che tale “rete informale” assume (e non dimentichiamo che se ne distanzia solo adesso che è stato criticato per il riconoscimento del titolo di Giusto concesso a Vittorio Arrigoni). In che senso poi prende le distanze dall’iniziativa di Pistoia, quando come rappresentanti di Gariwo, vi presenziarono due dei suoi fondatori, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli? Non è dato saperlo.
Nell’articolo dichiara di essere “assai perplesso” per il fatto che nei Giardini di Trevi e Pistoia il riconoscimento di Giustosia stato concesso ad Arrigoni; “assai perplesso?” Si sarebbe preferito leggere l’espressione più consona di “totale sconcerto”. Altresì egli afferma di avere “comunicato” la propria perplessità, ma non fa sapere a chi; afferma inoltre di avere “ribadito” il suo dissenso, ma non dice quando e dove lo avrebbe fatto. La sua posizione dissenziente è contenuta unicamente in un articolo pubblicato su Moked nel 2019, cioè sei anni dopo il fatto di Pistoia, che per altro in questo articolo non è affatto nominata, ma questo non significa averlo comunicato e ribadito ai responsabili.
Gabriele Nissim non sembra comprendere che concedere l’uso della sigla Gariwo a chi “è autonomo in tutte le proprie iniziative”; e poi avere “istituito un Comitato dei Garanti, per evitare fraintendimenti, comitato che può essere consultato ogni volta che sorgano dei dubbi” è in totale contrasto con l’autonomia concessa. Se autonomia viene concessa nelle iniziative associabili a Gariwo, sarebbe opportuno che il Comitato dei Garanti esaminasse prima della loro nomina coloro che vengono reputati degni di essere chiamati Giusti, e non intervengano post factum, per esprimere la loro contrarietà, che, lo ribadiamo, nel caso di Pistoia, non c’è stata.
Ma c’è un punto che mi preme fortemente sottolineare, e che ritengo sia quello più importante. A quale titolo Gabriele Nissim e l’associazione da lui presieduta attribuisce l’onorificenza di Giusto a persone che non sono state riconosciute tali dall’Istituto Yad Vashem? Conosco l’attenzione che viene posta dai responsabili dell’Istituzione di Gerusalemme nella ricerca e nell’approfondimento per essere sicuri che chi viene dichiarato Giusto dallo Stato di Israele meriti davvero tale riconoscimento. E invece apprendiamo, dallo stesso Nissim, che non solo in Italia con l’etichetta Gariwo vengono onorati come Giusti personaggi indegni di tale nome, ma addirittura, riferendosi evidentemente a chi viene ricordato per sempre a Gerusalemme, che “il mondo dei giusti (in minuscolo, sic) è pieno di figure controverse”. Un bell’esempio di prosopopea.
Apprendiamo inoltre che, dal 2008, l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano è composta da Gariwo, Comune di Milano e UCEI.
Come può l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non accorgersi dell’uso improprio che Gariwo fa del termine Giusto, in contrasto col dettame dell’Istituto dello Yad Vashem, e come può associare la propria sigla a chi onora Vittorio Arrigoni nei Giardini di Trevi e di Pistoia?
Come ebreo italiano, come sionista, con una nonna uccisa ad Auschwitz, e con un nonno morto per non aver trovato nessun Giusto che potesse aiutarlo nella sua Saluzzo, mi sento profondamente offeso.