Islam e Islamismo

I darwin awards del terrorismo islamico: timer con l’ora sbagliata e lettere esplosive rispedite al mittente

Il 5 settembre 1999 due autobombe esplodono simultaneamente, una a Tiberiade e l’altra ad Haifa. A morire sono solo tre arabi israeliani: Nazzal Krayem, Amir Abdel Aziz Massalha e Jad Nigerm Azaizeh. Nessun’altra vittima, né particolari danni. I tre erano a bordo delle auto e sono stati dilaniati dalla scoppio. Un atto terroristico, un attentato suicida senza vittime al di là degli attentatori. Un’esplosione accidentale, è chiaro fin dall’inizio.
Poche ore prima era stato stipulato il “Memorandum di Sharm el-Sheikh“, un accordo tra il premier israeliano Ehud Barak e il leader dell’Olp Yasser Arafat, con la supervisione di Usa, Egitto e Giordania. Le parti si impegnavano a riprendere i negoziati ed attuare gli accordi già stipulati precedentemente.
Hamas tuona sin da subito contro il Memorandum, minacciando attentati. Poche ore dopo rivendicherà le ingloriose esplosioni a Tiberiade ed Haifa, città israeliane a 100 km di distanza l’una dall’altra.
Gli attentati probabilmente sono stati organizzati in fretta e furia dopo il Memorandum di Sharm el-Sheikh, o forse già da tempo.
Tutto perfetto dal punto di vista della sincronia, non da quello dell’esito finale. Qualcosa va storto. Ma la verità non si saprà subito e permetterà agli attentatori di vincere un meritato Darwin award, il premio assegnato alle morti (o alla perdita della capacità riproduttiva) più stupide.

Cos’è successo in quel 5 settembre del 1999?
Alla base di tutto c’è un litigio tra Israele e OLP per… l’ora.
Il governo israeliano decide di anticipare di qualche giorno l’ora solare per favorire i fedeli mattutini, essendo la settimana della preghiera di Silhot. I palestinesi però non ne vogliono sapere, considerano l’anticipo dell’ora solare un’ingerenza di Israele e non intendono adeguarsi all’ora “sionista”.
Il disaccordo si traduce in un paio di settimane di caos assoluto, in cui non si sa mai con certezza che ora sia.  Ma a farne le spese sono i “poveri” terroristi palestinesi che hanno pianificato gli attentati.

Quella domenica, 5 settembre 1999, i disciplinati terroristi si sono adeguati all’ora israeliana. I loro orologi sono perfettamente sincronizzati. Ma quelli dei timer collegati alle bombe no. E ai tre sfortunati non viene in mente di controllare. Giustamente il timer deve essere anti-sionista, sia mai che si adegui all’ora imposta crudelmente dagli israeliani. Mentre le due auto, a 100 km di distanza l’una dall’altra, stanno raggiungendo i luoghi degli attentati, in perfetto orario secondo gli orologi degli aspiranti attentatori, si sente il segnale orario. I terroristi probabilmente capiscono subito quello che sta succedendo, ma hanno solo il tempo di fissare il vuoto, scrollare la testa e saltare per aria, assieme alle loro auto.
Così muoiono Nazzal Krayem, Amir Abdel Aziz Massalha e Jad Nigerm Azaizeh. Il giorno dopo saranno arrestate cinque persone, tutti loro parenti.
Non sappiamo se i tre abbiano conosciuto le famose vergini, non avendo portato a termine il loro compito.

La loro storia ne ricorda un’altra, altrettanto tragica e ironica. Appena un anno dopo, nel 2000, il terrorista iracheno Khay Rahnajet decide di inviare una lettera esplosiva. Non mette abbastanza francobolli e la missiva torna al mittente. Ingenuamente la apre e salta in aria. Ecco come da carnefici si diventa vittime. Darwin award anche per lui, inutile specificarlo.

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