Cindy Flash, di 67 anni, e suo marito, Igal Flash, di 66, sono stati barbaramente uccisi in una stanza della loro casa a Kfar Aza, la comunità agricola israeliana trasformata, sabato scorso, in un piccolo campo di sterminio. Cindy, da anni, si batteva contro l’«occupazione» israeliana della Cisgiordania e per i «diritti» degli arabi-palestinesi di Gaza. Keren Flash, la figlia adulta della coppia, ha detto alla CNN: «Ogni volta che c’era un’operazione militare, mia madre protestava sempre».
La vicenda di Cindy Flash rimanda, inevitabilmente, a quella di Vittorio Arrigoni, l’attivista filopalestinese morto per mano di quel terrorismo islamico che aveva difeso e giustificato per tutta la vita. Arrigoni, nel 2011, si recò per l’ennesima volta a Gaza, con lo scopo di sostenere i tentativi palestinesi di perpetrare un genocidio contro gli israeliani, ma venne rapito, picchiato e giustiziato da una cellula jihadista.
Due settimane prima che i salafiti uccidessero Arrigoni, un terrorista di Hamas assassinò il regista Juliano Mer-Khamis, un altro sostenitore del terrorismo che, come l’italiano, aveva dedicato la sua vita a elogiare i palestinesi e a lavorare per la distruzione dello Stato d’Israele.
Si tratta di casi estremi, ma, in generale, gli attivisti per i «diritti» dei palestinesi, per loro stessa ammissione, sono regolarmente vittime di violenze, soprattutto se donne. Come ha scritto Gil Ronen per Arutz Sheva: «le attiviste “pacifiste” vengono regolarmente molestate e violentate dagli arabi di Giudea e Samaria con i quali sono arrivate a identificarsi».
Le attiviste «per la pace», provenienti sia da Israele sia dall’estero, che giungono in Giudea e Samaria per protestare contro l’«occupazione» israeliana, vengono aggredite sessualmente dagli uomini arabi che sono venute ad aiutare. Per la giornalista Roni Aloni Sedovnik si tratta di un fenomeno «continuo e diffuso», regolarmente insabbiato dalle ONG della Sinistra poiché, sempre nelle parole di Aloni Sedovnik, «distruggerebbe i valori ideologici fondamentali su cui poggia la richiesta di porre fine all’occupazione dei Territori».
Gli attivisti della Sinistra sono così accecati dai loro ideali utopici, che finiscono sempre per togliere la vita agli altri o per perdere la propria. Non è un caso che Rachel Corrie, la famigerata promotrice del nefasto International Solidarity Movement, un gruppo che ostacola le attività anti-terrorismo delle forze di difesa israeliane, si sia, di fatto, suicidata per proteggere i terroristi di Hamas, gettandosi sotto a un bulldozer intento a distruggere l’ingresso di un tunnel per il contrabbando di armi.
Cindy Flash, Vittorio Arrigoni, Juliano Mer-Khamis, Rachel Corrie, e con loro tanti altri intellettuali e attivisti occidentali, più o meno celebri, erano intossicati dalle loro convinzioni ideologiche, totalmente incapaci di comprendere la natura genocidaria, antisemita, fanatica di movimenti jihadisti quali Hamas o Hezbollah. Sono stati uccisi da persone che credevano, erroneamente, «vittime» di un regime «coloniale». I loro ideali «umanitari» li hanno cannibalizzati.
L’odio furibondo che questi militanti provano per la civiltà occidentale, che vedono incarnata nello Stato d’Israele, li porta a simpatizzare e, talvolta, a collaborare con gli estremisti islamici, dai quali finiscono divorati.
Non importa quanto un’«attivista» abbia lavorato contro la «lobby sionista» o quanto spesso abbia definito i sionisti «nazisti», niente di tutto questo ha valore per i fondamentali islamici che odiano gli ebrei e i discendenti dei «crociati». Le pallottole o i coltelli di Hamas non fanno differenza tra ebrei membri di «Peace Now» o del Likud.
Gli occidentali dovrebbero dismettere il loro senso di colpa nei confronti di un mondo arabo-musulmano «vittimizzato». I membri di Hezbollah, di Hamas, dei Pasdaran non sono dei «resistenti» in lotta contro l’«apartheid» – peraltro inesistente in Israele – o contro una forma di «oppressione» fascista, bensì movimenti di massa millenaristi e irrazionali, dediti a un raccapricciante culto della morte e del martirio. Fin quando gli «idealisti» occidentali non comprenderanno questo aspetto, continueranno a essere uccisi e violentati dalle loro venerate «vittime».