Gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Unesco. La decisione è stata motivata accusando l’organizzazione dell’Onu basata a Parigi di «inclinazioni anti israeliane». Washington – ha affermato la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Heather Nauert – sostituirà la propria rappresentanza attuale con una «missione di osservatori». La decisione è stata comunicata dal segretario di Stato Rex Tillerson alla direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova. Quest’ultima ha espresso “grande rammarico».
La questione di Gerusalemme
A spingere Washington alla clamorosa mossa sono state alcune decisioni recenti dell’organizzazione legata all’Onu. In particolare la risoluzione con la quale nel luglio scorso ha negato la sovranità di Israele sulla città di Gerusalemme vecchia e Gerusalemme est. In un vertice tenutosi a Cracovia l’Unesco aveva dichiarato che Israele è una «potenza occupante». In precedenza era stato negato il legame culturale tra Israele e il Muro del Pianto. Sempre a Cracovia era stato riconosciuto quale «patrimonio dell’umanità» il sito della tomba dei Patriarchi a Hebron, definito tuttavia «sito palestinese». Decisione che il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva definito «surreale».
Gli Stati Uniti avevano smesso di finanziare l’Unesco dopo la sua decisione di includere la Palestina come membro nel 2011, ma avevano mantenuto un ufficio nel quartier generale dell’agenzia a Parigi, per cercare di continuare ad avere un peso politico sulle decisioni. «La decisione non e’ stata presa alla leggera», si legge in una nota del dipartimento di Stato, in cui si cita anche «la necessita’ di una fondamentale riforma» dell’agenzia. Pur uscendo dall’Unesco, gli Stati Uniti intendono continuare a lavorare con l’agenzia in qualità di «osservatore non membro», in modo da fornire «il punto di vista e l’esperienza americana».