Dopo trent’anni dalla stipula – settembre 1993 – degli Accordi di Oslo, che bilancio si può trarre per Israele? Il bilancio è per certi versi deficitario e per altri disastroso. Per quanto riguarda l’OLP/AP, invece, il bilancio è tutto sommato positivo: L’OLP da organizzazione terroristica è diventata, per la comunità internazionale, un “partner della pace”, Arafat e i suoi accoliti sono riusciti ad insediarsi in Giudea, Samaria e Gaza con piena legittimità (anche da parte israeliana) e soprattutto hanno potuto – impunemente – continuare la loro attività terroristica dal cuore stesso di Israele, cosa, semplicemente, impensabile solo alcuni anni prima. Per di più, hanno potuto inventare la figura del “terrorista salariato” con fondi internazionali nella totale accondiscendenza mondiale.
Qui, però, ci occuperemo solo dei danni arrecati a Israele dagli Accordi e non dei successi palestinesi.
Per prima cosa va rilevato come il terrorismo arabo, non solo non è diminuito, ma ha toccato vette, durante la Seconda intifada (2000-2005) mai raggiunte in nessun altro Stato al mondo: si può parlare di un vero e proprio bollettino di guerra. Successivamente alla stagione degli attentati negli autobus e nei ristoranti, si è passati alla stagione del lancio di razzi da Gaza che ha raggiunto le decine di migliaia e ha causato numerosi (e inutili) interventi militari israeliani. Tutta questa recrudescenza terroristica, oltre che i numerosi morti e danni materiali per milioni di euro, ha portato a sempre maggiori accuse politiche – unicamente rivolte a Israele – per il fallimento delle trattative di pace. Ormai Israele è costantemente sul banco degli imputati in ogni forum internazionale relativo al Medio Oriente. Senza parlare delle ONG internazionali autoproclamatesi “progressiste” a “difensa dei diritti umani” che da Durban 2001 in avanti hanno portato avanti, nei confronti di Israele, una campagna di odio e di delegittimazione che non ha paragone con nessun altro Stato al mondo.
Non solo la sicurezza dei cittadini israeliani è peggiorata notevolmente in questi trent’anni ma anche la posizione politico/diplomatica di Israele nel mondo ha seguito la stessa sorte.
Da alcuni anni a questa parte questa offensiva ha assunto la pericolosa forma del lawfare all’ONU e tramite i suoi organi legali: Corte di Giustizia Internazionale e Corte Penale Internazionale. L’offensiva pseudo giudiziaria palestinese, è bene ricordarlo, è completamente in contrasto con gli Accordi sottoscritti con Israele. Questa incessante guerra politica ha raggiunto vette molto pericolose, tanto è vero che Israele è costantemente messo sul banco degli imputati ad ogni sessione dell’ONU o al Consiglio per i Diritti Umani. Inoltre, Israele è l’unico paese al mondo che la UE tratta come un autentico paria: etichettatura dei prodotti, boicottaggio culturale e scientifico delle sue istituzioni in Giudea e Samaria, ingerenza costante e ossessiva nelle questioni relative alle costruzioni o all’ordine pubblico.
I governi di Israele, sia di destra che di sinistra, hanno le loro grandi responsabilità in questo stato di cose. Ben poco hanno fatto, infatti, per contrastare la deriva diplomatico/politica in corso: anziché richiedere fermamente il rispetto degli Accordi da parte dell’Autorità Palestinese si sono sempre limitati a chiudere un occhio e a lasciare fare con la scusa che tutto sommato l’Autorità Palestinese sarebbe “il male minore”. Però questo “male minore” paga lautamente i terroristi che ammazzano gli ebrei, delegittima Israele in ogni modo possibile a livello internazionale, incita all’odio antisemita con i testi scolatici di ogni ordine e grado, ruba i soldi degli aiuti internazionali, non paga le forniture di acqua ed elettricità che le società israeliane forniscono nei territori amministrati dai palestinesi (il deficit è ormai da centinaia di milioni di dollari). Tutto questo con l’avvallo degli alti comandi dell’esercito. Questa situazione obbliga i vari governi di Israele a continue operazioni militari anti terrorismo che puntualmente sono stigmatizzate e condannate da tutto il mondo come “sproporzionate”.
In conclusione sono passati trent’anni dalla stipula degli Accordi di Oslo e la “pace” sembra essere ben più lontana di quanto lo fosse trenta anni fa, inoltre, a livello internazionale, Israele è sempre più delegittimato: l’Agenda 7 e la Commissione permanente del Consiglio per i Diritti Umani all’ONU ne sono un ottimo esempio.
Vedremo cosa riserverà il futuro quando l’anziano e “moderato” Abu Mazen (Presidente palestinese eletto con mandato di 4 anni ma al potere da 18) sarà sostituito da qualche altro “moderato” come lui.