Il quotidiano iracheno Al-Zaman ha pubblicato domenica scorsa un articolo intitolato “L’Iraq ha bisogno di Hitler”, sostenendo che il paese debba tenere conto degli avvertimenti del Fuhrer tedesco sugli ebrei al fine di evitare che i restanti ebrei iracheni portino a termine il piano di impossessarsi del paese.
L’autore, Karim Al-TAEE, ha citato le dichiarazioni di Hitler sugli ebrei tratte dal libro Mein Kampf e ha affermato di ritenerle adatte agli ebrei che vivono oggi in Iraq.
“Quando ho letto il libro di Adolf Hitler, Mein Kampf, ho scoperto che la situazione di cui la Germania ha sofferto è identica a quella che sta caratterizzando l’Iraq fin dal 2003” è l’incipit dell’articolo.
Al-TAEE prosegue sostenendo che gli ebrei che vivono nel nord dell’Iraq abbiano un piano segreto per un’acquisizione ebraico-occidentale di tutte le risorse del paese, che è cominciato portando lo Stato Islamico in Iraq.
Il corso degli eventi in Iraq è come un bel gioco disputato dall’Occidente, con gli ebrei al comando. Tutti sanno che gli ebrei si stanno stabilendo nelle regioni settentrionali dell’Iraq e che dal 2007 stanno attuando un piano di insediamento clandestino a Mosul con l’acquisto di terreni a basso prezzo.
La pianificazione per l’ingresso dello Stato Islamico in Iraq è già stata completata, perché la strategia ebraica è quella di porre le basi all’interno prima di attaccare.
Hitler ha detto: “Gli ebrei sono come piante parassite che gravano sulle nazioni e competono con loro per le loro fonti di guadagno. L’Ebreo nasconde le sue [vere] aspirazioni dietro la maschera del suo viso incipriato e dietro lo schermo della comunità ebraica. Poi, quando ritiene di essere in grado di imporre le sue regole e stabilire le sue condizioni, si rivela per quello che è e comincia ad applicare la sua malizia e a realizzare i suoi obiettivi”.
Non è questo ciò che sta accadendo in Iraq [?]!
Al-TAEE afferma che l’imperialismo ebraico-occidentale ha trasformato in pedine il popolo iracheno, distraendolo con falsi problemi e servendosi dei membri del parlamento “al fine di avviare una guerra”. La “crudele” esistenza ebraica, secondo Al-TAEE, non ha alcun fondamento e solo una rivolta riuscirà a rovesciare la tirannia ebrea.
Noi [iracheni] giriamo intorno ad un unico asse – gli ebrei. Essi sono i primi e gli ultimi manipolatori delle loro pedine tra i politici e i parlamentari iracheni. L’unica soluzione per l’Iraq è una vera e propria rivoluzione; una intifada studentesca porterà un futuro migliore se mettiamo la voce della patria, dei cittadini e dell’educazione civica al di sopra di tutto il resto; sottoponiamo noi stessi alla legge della ragione e della logica; rilanciamo lo slogan “Iraq e solo Iraq”; e almeno per un po’ mettiamo da parte le nostre identità secondarie.
L’Iraq ospitava un tempo una grande comunità ebraica, ma la maggior parte degli ebrei iracheni è stata espulsa o se n’è andata dal paese dopo la fondazione dello Stato di Israele e in seguito ad un improvviso aumento della violenza antisemita. Solo in pochi sono rimasti in Iraq.