Il Fatto Quotidiano on line continua ad ospitare pubblicazioni dei blog collegati alla testata. Una scelta editoriale che spesso si rivela infelice, perché i blogger in questione non trattano gli argomenti con la necessaria professionalità e soprattutto competenza. Ma è ancor più infelice per il fatto che in effetti tutti i blog collegati appartengono a collaboratori della testata.
Anche Gianluca Ferrara, una sorta di Giulietto Chiesa dei poveri, è quindi un autore del Fatto e un blogger, il cui blog è aggregato alla testata. Il ragazzo ha un discreto seguito su facebook, tante persone lo invitano a “continuare ad informare” ogni volta che pubblica qualche post complottista sul Bilderberg o altre tesi cospirazioniste.
Il cavallo di battaglia del Ferrara è però l’odio nei confronti di Israele.
In occasione del cinquantesimo anniversario della guerra dei Sei Giorni, il cui inizio è databile in base al calendario occidentale al 6 giugno 1967, il buon Ferrara si è lasciato andare ad un “editoriale” carico di odio e rancore, livido, ma soprattutto zeppo dei soliti feticci “antisionisti”: genocidio, pulizia etnica, colonizzazione.
Insomma, nulla di nuovo: la classica propaganda terzomondista e antiebraica che sembra piacere molto a certi ambienti, anche intellettuali.
Gianluca Ferrara intellettuale non è, francamente si fa fatica persino a definirlo giornalista, non è dato sapere se chi dirige Il Fatto Quotidiano lo consideri tale. Quel che è certo è che “l’articolo” sulla guerra dei Sei Giorni è sparito dalla home del sito del Fatto Quotidiano dopo pochi minuti. Non è però stato rimosso e continua ad essere condiviso sui social network.
Senza giri di parole, il pezzo è da brividi, a partire dal titolo: “Israele, 50 anni fa la “Shoah” dei palestinesi”.
Ci sarebbe da rispondere che in realtà nel 1967 i palestinesi, intesi come etnia araba, non erano ancora stati “inventati”, ma non entriamo nel merito delle questioni delicate. L’uso del termine “Shoah”, in contrapposizione al dramma subito dagli ebrei e perpetrato dai nazisti, è volutamente provocatorio e quindi offensivo.
La tesi dell’autore, ribadita più volte, è chiara: la Shoah subita dai palestinesi, secondo il parere di Ferrara, sarebbe un dramma taciuto dai “media mainstream”, come li definisce lui, in segno di risarcimento per la Shoah subita dagli ebrei. Gli ebrei quindi si sarebbero in qualche modo “vendicati”, sfruttando il senso di colpa del mondo occidentale che li avrebbe lasciati fare.
Opinione tanto agghiacciante quanto purtroppo diffusa. Quindi banale.
Ma cosa dice Ferrara della Guerra dei Sei Giorni? Secondo lui, “la famigerata Operazione Focus” (testuale n.d.r) è stato un atto di aggressione che ha portato Israele a impossessarsi “delle Alture del Golan, della Striscia di Gaza, della penisola del Sinai e di Gerusalemme est“.
Si direbbe un attacco deliberato con l’intento di annettersi territori, in realtà tutti (o quasi) sanno che si è trattata di una difesa preventiva. L’ennesima.
Continua Ferrara: “Pochi giorni fa, il 15 maggio, come ogni anno, i palestinesi hanno ricordato un altro momento drammatico della loro storia, si tratta del giorno della Nakba (“catastrofe” in arabo). A seguito del conflitto arabo-israeliano (1948-1949), decine di villaggi e città palestinesi vennero distrutte e almeno 700mila palestinesi dovettero lasciare le proprie case e diventare profughi“.
Un accostamento affascinante, non fosse per il fatto che anche nel 1948 Israele si è dovuto difendere da un’aggressione, pure in quel caso da parte dei Paesi arabi circostanti che avevano dichiarato guerra allo Stato ebraico immediatamente dopo la sua dichiarazione di indipendenza, non accettandone l’esistenza.
Israele, nel 1948 come nel 1967, si è quindi dovuto difendere. Ha vinto le due guerre. Ha conquistato territori. Niente di più semplice. Ma qui arriva il delirio del collaboratore del Fatto: “Il 22 novembre del 1967 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvò la risoluzione 242 che prevedeva la restituzione dei territori occupati. Una risoluzione che Israele non ha ancora rispettato“. Ma basterebbe poco per informarsi. Basterebbe leggere il testo della risoluzione, cosa che Ferrara non ha mai fatto o se ha fatto non ha compreso, poiché stabilisce che Israele si debba ritirare “dai territori” e non da “tutti” i territori come volevano fosse scritto gli arabi appoggiati dai sovietici. Cosa che Israele ha fatto restituendo il Sinai all’Egitto a seguito degli Accordi di Camp David del 1978 e lasciando Gaza nel 2005, per grande “fortuna” di chi vi abita e vive ora in un territorio totalmente in mano ad Hamas.
Come ha chiaramente evidenziato Maurice Ostroff nel suo articolo relativo a ciò che accadde durante la deliberazione della risoluzione: “Speaker dopo speaker rese esplicito che Israele non sarebbe stato obbligato a retrocedere alle line di demarcazione armistiziali ‘fragili e vulnerabili’, ma che doveva ritirarsi una volta che la pace fosse stata raggiunta, a quelli che la risoluzione 242 definiva ‘confini sicuri e pattuiti stabiliti tra le parti”.
Non c’è da biasimare il governo di Gerusalemme, inoltre, se intende mantenere il controllo militare delle alture del Golan, strategiche per prevenire attacchi terroristi.
Continua Ferrara: “A partire da quella data Israele iniziò il percorso di colonizzazione di terre non sue e di crescente allontanamento degli autoctoni: una pulizia etnica attuata nell’indifferenza generale“.
“Colonizzazione di terre non sue”. Ci sarebbe da chiedere all’esperto di geopolitica a chi appartenessero quelle terre. Forse alla Giordania, che se l’era annesse illegalmente? O forse alla Palestina, che non esisteva e ancora oggi non esiste?
E quanto è strana una pulizia etnica subita mentre la popolazione aumenta a dismisura negli anni: quadruplicata a Gaza, triplicata a Betlemme, raddoppiata a Ramallah, solo per fare alcuni esempi.
Cosa manca? Il fosforo bianco. Ma Ferrara lo cita, eccome, accusando Israele di averlo usato durante “l’operazione Piombo Fuso del 2008” (in realtà 2009 n.d.r.). Quella del fosforo bianco è una bufale evergreen che ogni tanto torna di moda, soprattutto quando vengono diffuse foto di bimbi con la varicella spacciate per gli effetti degli ordigni al fosforo bianco usati dai cattivi soldati israeliani.
Il fosforo bianco in realtà crea grande suggestione, ma si tratta di una sostanza usata da tutti gli eserciti del mondo per vari scopi: fumogeni, proiettili illuminanti, traccianti, incendiari, artifizi anti-missile, individuazione bersagli. E’ stato dimostrato, e confermato, che Israele ne abbia fatto uso, ma mai contro la popolazione civile palestinese e mai durante attacchi aerei contro forze militari in aree civili. Non esistono prove che donne, bambini, uomini siano stati uccisi dall’esercito israeliano con bombe al fosforo bianco. Eppure, se ne parla, sempre.
Anche su quei “media mainstream” -come Il Fatto Quotidiano – che secondo Ferrara fanno propaganda a favore di Israele.
Pingback: Senato, incontro tra M5S e chi esalta i terroristi palestinesi