Soffia intenso il vento dell’antisemitismo in Europa.
Secondo i dati forniti dal Consiglio delle Istituzioni ebraiche di Francia, il numero di incidenti di natura antisemita avvenuti nei tre mesi successivi al 7 ottobre sono stati equivalenti a quello complessivo di incidenti analoghi avvenuti nel corso dei tre anni precedenti. Si tratta solo di un indicatore tra i molti. Ma non solo in Francia, questi episodi si sono moltiplicati altrove, in Belgio, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, giusto per restare alla sola Europa.
L’episodio che si è verificato ieri sera ad Amsterdam, dove dopo la partita disputata tra la squadra di calcio israeliana del Maccabi Tel Aviv e quella olandese dell’Ajax, numerosi tifosi israeliani sono stati minacciati e aggrediti da apposite ronde islamiche che si erano già preparate giorni prima e, con la connivenza dei taxisti musulmani della città, erano state informate su dove erano ospitati gli israeliani, in che zone si trovavano è il più grave episodio di caccia collettiva all’ebreo che si è verificato su suolo europeo dal dopoguerra ad oggi, il più grave fino ad ora.
La prima constatazione da fare è che gli aggressori sono tutti musulmani, la seconda constatazione è che nonostante da Israele fossero giunti avvisi e raccomandazioni per tutelare la sicurezza dei propri concittadini in trasferta, questo non è accaduto.
Queste due considerazioni ci portano ad altre due considerazioni conseguenti, la prima è che oggi la forma di antisemitismo più violenta e pericolosa, quella potenzialmente omicida, è di matrice islamica, cosa già nota e di cui l’episodio di Amsterdam fornisce solo una conferma, basti pensare alla sola Francia, dove gli ebrei vengono ancora uccisi in quanto ebrei e dove gli assassini di Ilan Halimi, Sarah Halimi, Mirelle Knoll, le vittime della strage di Tolosa, quelli dell’Hyper Kosher, sono tutti musulmani. La seconda è che in Europa il problema è non solo sottovalutato ma, per lungo tempo e ancora adesso, negato.
La seconda riguarda la sicurezza e la protezione degli ebrei in Europa e la determinazione di garantirle. Quello che è successo ad Amsterdam, dove, fortunatamente, le aggressioni subite non hanno provocato morti ci dice che non è più possibile esserne certi.
La costante propaganda anti-israeliana che si è attivata immediatamente a seguito del 7 ottobre e che in Europa gode di un consenso forte, è la benzina che continuamente viene gettata sul fuoco dell’antisemitismo, venendo alimentata anche da chi si trova ai vertici delle istituzioni europee, basti pensare a Joseph Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera della UE, il quale non mai ha perso una occasione per attaccare Israele dall’inizio della guerra a Gaza e immediatamente dopo quella cominciata in Libano.
L’ambivalenza dell’Europa relativamente alla guerra a Gaza, quando non la sua aperta ostilità, espressa plasticamente da paesi quali la Spagna, la Norvegia, l’Irlanda e la Slovenia, tutti uniti nel riconoscere l’inesistente Stato palestinese, ci dice ancora una volta che essere ebrei in Europa sta diventando sempre di più un fatto scomodo.