Il presidente turco Recep Erdogan ha dichiarato sabato che Ankara “sostiene fermamente” l’organizzazione terroristica palestinese Hamas, nonostante l’eccidio del 7 ottobre.
“Nessuno può farci qualificare Hamas come un’organizzazione terroristica”, ha dichiarato in un discorso tenuto a Istanbul. “La Turchia è un paese che parla apertamente con i leader di Hamas e li sostiene fermamente”.
Ha inoltre affermato che “Netanyahu e la sua amministrazione, con i loro crimini contro l’umanità a Gaza, stanno scrivendo i loro nomi accanto a quelli di Hitler, Mussolini e Stalin, come quelli di nazisti odierni”.
Erdogan ha sostanzialmente affermato di sostenere un’organizzazione terroristica inserita nella lista nera di Stati Uniti, Israele, Regno Unito, Unione Europea, Canada, Giappone, Australia e molti altri. Sostiene un’organizzazione terroristica che ha perpetrato il peggior eccidio contro gli ebrei dopo la Shoah; un massacro che Erdogan finora non ha condannato.
Tuttavia, le sue dichiarazioni non sorprendono, data la sua storia di leader islamico e considerando ciò che è diventata la Turchia sotto il suo governo.
A livello nazionale, la Turchia è diventata una delle prigioni per giornalisti più grandi al mondo, come già denunciato da Amnesty International. La stampa critica nei confronti di Erdogan è costantemente presa di mira attraverso il ricorso alla magistratura e, alla fine del 2022, il Committee to Protect Journalists (CPJ) con sede a New York ha indicato che il numero di giornalisti incarcerati per quell’anno è raddoppiato rispetto al precedente anno, con la Turchia che è diventata il quarto carceriere di giornalisti più prolifico a livello globale, dietro Iran, Cina e Myanmar.
Nel giugno 2020 sono stati arrestati anche Enis Berberoglu, Leyla Guven e Musa Farisugullari, tutti parlamentari appartenenti al partito di opposizione CHP.
Anche la Turchia sotto il governo di Erdogan è diventata uno Stato sostenitore del terrorismo e non solo di Hamas. Nel 2015, il caporedattore di Cumhuriyet Dundar e il capo dell’ufficio di Ankara Gül furono arrestati con l’accusa di “terrorismo”, per una storia sui camion di proprietà della National Intelligence Agency (MIT), l’agenzia di intelligence statale turca, che furono fermati e perquisiti nella Turchia del sud all’inizio del 2014 mentre presumibilmente trasportava armi ai jihadisti in Siria.
Del resto, vale la pena ricordare la vicenda del consolato dello “Stato Islamico” aperto a Istanbul nel 2014, come sosteneva allora l’ex capo delle relazioni estere dell’Isis, Abu Omar al-Tunisi, che definì la Turchia “un paese amico”.
Inoltre, l’assistenza medica è stata fornita anche agli jihadisti all’interno di strutture ospedaliere in territorio turco, come riportato nel 2016 dalla giornalista italiana Alessandra Benignetti.
Nel settembre 2020, lo studioso israeliano Mordechai Kedar ha spiegato come l’ISIS, una volta insediatosi a Siraq, sia riuscito rapidamente a produrre petrolio e a venderlo come un’importante fonte di reddito, nonché come sia riuscito a garantire una fornitura costante di armi, munizioni, veicoli e strumenti di comunicazione avanzati. Kedar sottolinea che tutto ciò è stato possibile grazie ai collegamenti con la Turchia nel corso degli anni e alla rete dei Fratelli Musulmani presente nel Paese, organizzazione estremista islamica di cui Erdogan è un forte sostenitore. Non dimentichiamo che Hamas è l’espressione palestinese dei Fratelli Musulmani, nata come emanazione dell’organizzazione egiziana operante a Gaza.
Prima di procedere con assurdi paragoni tra Israele e i nazisti, Erdogan dovrebbe tenere ben presente che fu proprio il Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, a essere ricevuto da Hitler con elogi e a dirgli che “arabi e tedeschi erano amici naturali perché condividevano la stessa nemici” (leggi il documento ufficiale completo pubblicato da The Times of Israel qui). Erdogan dovrebbe tenere ulteriormente presente che molte copie del libro di Hitler “Mein Kampf” sono state recuperate dall’IDF a Gaza negli ultimi mesi durante le operazioni militari.
La Turchia sotto il governo di Erdogan non è molto diversa dall’Iran sotto l’Ayatollah. Se uno Stato sostiene organizzazioni terroristiche, diventa uno Stato che sostiene il terrorismo, ma nel caso della Turchia è anche un membro della NATO. Kedar aveva molto ragione quando scriveva che “la Turchia stava abbandonando i suoi alleati europei”, e non solo gli europei. È molto probabile che questo diventi un problema molto costante, poiché sta diventando sempre più difficile guardare dall’altra parte.
Traduzione di Niram Ferretti