Interviste

“Erdogan? Di sicuro non sta con i curdi. Ci attendono tempi difficili” intervista a Marta Ottaviani

WIN-330-726-2Marta Ottaviani è una giornalista italiana che da dieci anni si occupa di Turchia. Autrice del libro “Mille e una Turchia”, pubblicato da Ugo Mursia editore, attualmente è corrispondente dell’agenzia Tmnews e collaboratrice di Avvenire e La Stampa. In questo momento si trova in Turchia, al confine con la Siria. A lei abbiamo chiesto di commentare la questione curda e le vicende di Kobane, viste in ottica turca.

Marta Ottaviani, Lei si occupa da dieci anni di Turchia. Cosa è cambiato in questo lasso di tempo? La deriva “islamista” tanto temuta in Europa è realtà?
Per politica personale sono sempre stata molto cauta a usare il termine islamizzazione, anche se mi rendo conto che a volte sia una sintesi molto efficace per capire capire cosa stia succedendo in questo Paese. Ho sempre preferito parlare di deriva o stretta autoritaria. Detto questo, purtroppo, alcune leggi approvate negli ultimi anni e l’attitudine del presidente Erdogan a entrare a gamba tesa nella vita personale dei turchi mi hanno portato a parlare di deriva autoritaria con forti accenti conservatori e religiosi. Credo che la definizione più calzante sia questa.

La Turchia in questo momento sta rivestendo un ruolo molto importante e delicato sulla questione curda. Erdogan da che parte sta?
Di sicuro non con i curdi. La Turchia non è in una situazione facile perché se dovesse intervenire a Kobane allora Russia e Cina scambierebbero il gesto come un’occasione per muovere attacco ad Assad. Tuttavia negare la creazione di un corridoio umanitario credo lasci pochissimi dubbi sulle attitudini di Erdogan e Davutoglu.

In ambienti curdi si vocifera addirittura di presunte collaborazioni tra Isis e Turchia. C’è del vero?
La liberazione dei 46 ostaggi turchi apparentemente a condizioni zero ha destato molti dubbi. Adesso che vediamo come si stanno comportando con Kobane, beh qualche dubbio almeno sul fatto che ci siano dei contatti può e deve sorgere.

Quanti sono i curdi in Turchia? E soprattutto, vivono ancora da perseguitati?
I curdi in Turchia sono 15 milioni circa e come potete immaginare c’è di tutto, voglio dire più e meno agiati. Le condizioni generali sono migliorate negli ultimi anni, più che altro nella vita quotidiana c’è stato un rilassamento. Dal punto di vista dei diritti i passi avanti da fare sono ancora molti.

Non più di una settimana fa il parlamento turco ha autorizzato operazioni militari di terra in Siria e Iraq. Come mai le truppe sono rimaste ferme al confine?
In parte, come già ho detto, per non indispettire Mosca che teme un’operazione anti Assad. In parte perché, diciamo così, difendere i curdi di Kobane per Ankara non è una priorità. In parte perché potrebbero esserci accordi con Isis di non belligeranza per la faccenda ostaggi.

In città come Bingol e Gaziantep ci sono stati violenti scontri tra curdi, nazionalisti e islamici. C’è il rischio di una guerra civile in Turchia?
C’è il rischio che la situazione degeneri fino a non poterla più controllare, la Turchia ha già sperimentato queste cose negli anni Settanta. Città del sud-est sono state devastate. I curdi con le modalità violente che stanno utilizzando rischiano di isolarsi.

La caduta di Kobane, città siriana al confine con la Turchia, potrebbe prefigurare una minaccia? Con l’Isis alle porte, come si comporterà Erdogan?
Temo che ci attenderanno tempi molto difficili, soprattutto se, come credo, prima di quel momento la Turchia non avrà fatto assolutamente nulla per aiutare Kobane.

Il fatto che la Turchia sia Paese membro della Nato può aver influito sull’indecisione e il mancato intervento dell’occidente in difesa dei curdi?
No, direi di no. La Nato ha detto chiaramente che la gestione siriana è un problema della coalizione. Forse la Turchia avrebbe voluto tirarla in mezzo. Ma le è andata malissimo.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su