Israele e Hamas

È tempo di invadere Gaza e concludere con Hamas

Il 29 gennaio 2024 scrissi un breve articolo per il Washington Outsider intitolato “Limitazioni di tempo, negoziati e cessate il fuoco non vanno d’accordo con l’obiettivo di sradicare Hamas”, in cui criticavo la pressione esercitata dall’ex amministrazione statunitense su Israele per porre fine frettolosamente alla guerra a Gaza e negoziare con Hamas. Tra le altre cose, scrivevo che era assurdo anche solo pensare che sarebbe stato possibile sradicare 17 anni di governo di Hamas in un paio di mesi; che non si trattava solo di una guerra tra Hamas e Israele, ma di un conflitto regionale più ampio che coinvolgeva l’Iran e i suoi altri delegati, gli Houthi e Hezbollah.

Per quanto riguarda i negoziati sugli ostaggi, scrivevo che era altresì impossibile sradicare Hamas e allo stesso tempo cercare di concludere un accordo con essa, poiché, in quanto organizzazione terroristica e genocida, non è affidabile. Ma, cosa più importante, chiarivo che gli ostaggi sono l’unica assicurazione che  posside Hamas contro il suo sradicamento da Gaza. È quindi da ingenui credere che tutti gli ostaggi saranno rilasciati.

Siamo nel marzo 2025 e Hamas è ancora a Gaza, così come vi si trovano 59 ostaggi (24 indicati come ancora vivi e il resto presumibilmente morto, secondo le ultime informazioni). Hamas non ha rispettato l’accordo, rifiutandosi di liberare altri ostaggi e incolpando Israele, come sempre.

Lo ripeto ancora una volta, Hamas non libererà tutti gli ostaggi. Non c’è assolutamente alcun interesse da parte del gruppo terroristico a farlo. I leader di Hamas punteranno a trascinare il processo di rilascio per mesi, forse anni e, nel frattempo, Hamas chiederà garanzie sulla sua permanenza e sul suo ruolo politico a Gaza, mentre si riorganizza e si riarma.

Inoltre, l’intero meccanismo di rilascio di alcuni ostaggi al momento non avvantaggia nessuno, tranne Hamas (e chiunque altro desideri mantenere la situazione attuale). Gli ostaggi rimasti ancora vivi non sopravviveranno a lungo nei campi di concentramento sotterranei di Hamas. Inoltre, è ingiusto che alcuni vengano rilasciati e altri no. Meritano tutti di essere liberati immediatamente.

Il meccanismo del “pochi per volta” non fa che prolungare la problematica questione israeliana interna relativa alle manifestazioni a favore di un “accordo” che implicherebbe la resa a Hamas e al terrorismo transnazionale. Naturalmente, le famiglie degli ostaggi desiderano credere che accettare le richieste di Hamas sarebbe la soluzione, e ciò è comprensibile data la situazione drammatica in cui si trovano. Tuttavia, non viviamo nel Paese delle Meraviglie di Alice e la realtà spesso differisce da ciò che desideriamo.

Hamas deve essere sottoposta a una pressione tale da non avere altra scelta che quella di rilasciare gli ostaggi. Anche il Qatar, in quanto sostenitore di lunga data di Hamas, nonostante il suo presunto ruolo di “mediatore”, dovrebbe essere sottoposto a pressioni, e gli Stati Uniti hanno tutti gli strumenti per poterlo fare.

Come ho scritto più volte, stringere accordi con i terroristi è sbagliato, non solo sotto un profilo  etico, ma anche pratico.

1- I negoziati e gli accordi incoraggiano i terroristi a ripetere le atrocità già commesse, perché sanno che alla fine del gioco le loro richieste saranno soddisfatte. Negoziare con i terroristi significa mettere a rischio la vita di più cittadini, perché diventeranno bersagli di più azioni terroristiche, dentro e fuori i confini. (Hamas ha riconfermato che perpetrerà altri attacchi, e lo farà, forse attraverso le mani di coloro che vengono rilasciati da Israele. Inoltre, è emerso di recente che Hamas stava pianificando un nuovo attacco in stile 7 ottobre da Gaza). Non dimentichiamo inoltre che l’eccidio del 7 ottobre è stato il risultato di precedenti negoziati.

2- I negoziati forniscono legittimità politica all’organizzazione terroristica, elevandola a interlocutore legittimo, quando invece andrebbe emarginata e sottoposta a forti pressioni con tutti i mezzi a disposizione.

3- I negoziati e i possibili accordi permettono ai terroristi di potenziare la loro propaganda, presentando i risultati ottenuti come una “grande vittoria della resistenza”. È esattamente ciò che è accaduto durante la liberazione degli ostaggi, con Hamas che ha allestito un palcoscenico per dimostrare di essere ancora al potere, mentre umiliava gli ostaggi liberati.

4- I terroristi e i loro sostenitori tendono a chiedere che il livello del conflitto venga innalzato quando sono in preda all’esaltazione. Ciò è chiaro e ovvio, perché quando i terroristi percepiscono la negoziazione come una “vittoria della resistenza” o una “resa del nemico”, mirano a persistere nella lotta con maggiore intensità.

L’unico modo per sradicare Hamas da Gaza è invadere la Striscia, occuparla militarmente e soffocare l’organizzazione terroristica fino alla sua resa completa. Il nemico deve essere accerchiato e totalmente isolato per evitare la possibilità di rifornirsi di armi, carburante e qualsiasi altro bene. Tutti i suoi leader devono essere braccati, ovunque si nascondano.

Questo è ciò che la coalizione guidata dagli USA ha fatto a Mosul contro l’ISIS; questo è ciò che l’esercito russo ha fatto in Cecenia durante la seconda guerra cecena. I ceceni hanno utilizzato tunnel e nascondigli sotterranei per evitare le truppe russe, ma questo espediente non li ha aiutati nel medio-lungo termine. Sarebbe stato ipotizzabile che gli USA o la Russia avrebbero concesso “aiuti umanitari” e carburante al loro nemico nel corso dell’assedio?

È arrivato il momento di entrare in azione e completare il lavoro. Contrariamente a quanto alcuni leader europei e arabi vorrebbero credere, l’unico ostacolo alla pace è Hamas, non l’attività militare israeliana, e il conflitto non può finire finché l’organizzazione terroristica non sarà stata sradicata.

Traduzione di Niram Ferretti

https://blogs.timesofisrael.com/its-time-to-invade-gaza-and-finish-the-job-with-hamas/

 

 

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