Israele e Hamas

E se a Gaza non cambiasse niente?

Hamas è sempre in guerra, a volte con Israele e a volte con il suo stesso popolo. La differenza si nota dal fatto che Hamas indossa uniformi militari unicamente quando sta conducendo una campagna di terrore e di regolamento di conti nei confronti dei palestinesi a Gaza.

In mezzo a tutto il dibattito sul futuro di Gaza, i media occidentali e i presunti sostenitori “filo-palestinesi” sono visibilmente silenziosi riguardo all’uso che Hamas fa del cessate il fuoco per assassinare e mutilare i civili palestinesi, del cui benessere il mondo ha improvvisamente smesso di preoccuparsi.

Il 23 gennaio, a quattro giorni dal cessate il fuoco, un dissidente palestinese nato a Gaza ha riferito che il canale Telegram di Hamas stava esultando per l’esecuzione da parte del gruppo terroristico di presunti “collaboratori”. Ha poi pubblicato un video che ha subito fatto il giro dei social media, in cui si vedono uomini di Hamas armati che sparano alle gambe dei civili mentre giacciono a terra con le mani legate.

Più tardi quella notte, Gaza Now, un’agenzia affiliata a Hamas, ha riferito che “5 collaboratori dell’occupazione sionista sono stati giustiziati nella Striscia di Gaza meridionale poco fa, portando il numero dei collaboratori giustiziati oggi a 11”.

Entro la fine del mese, Hamas si vantava di avere rastrellato a Gaza centinaia di presunti collaboratori che per giustiziarli: “L’inizio è Rafah, poi Khan Yunis… Il resto dei governatorati, uno dopo l’altro, saranno gestiti da un’unità speciale affiliata ai servizi di sicurezza di Gaza. Colpiranno con il pugno di ferro e non ci sarà pentimento per nessuno, se non la punizione con i proiettili”.

Il 6 febbraio, il quotidiano Maariv ha riferito che a tre settimane dal cessate il fuoco la campagna era ancora in corso: “L’organizzazione terroristica ha iniziato le esecuzioni e un’ondata diffusa di arresti. Non solo coloro che sono sospettati di collaborare con Israele, ma anche chiunque si ribelli alla situazione in corso a Gaza, in qualsiasi forma, compresi i social media, viene arrestato dai membri di Hamas”. Il 12 febbraio, Hamas avrebbe aperto il fuoco su una famiglia vicino a Khan Younis.

Hamas lo fa dopo ogni guerra. È  una consuetudine.

Non che i gazawi fossero esenti da questa consuetudine durante la guerra. Ma ora si tratta di una campagna più mirata, dato che le brigate di Hamas non hanno paura di operare allo scoperto.

Hamas, ovviamente, governa davvero con il pugno di ferro. I terroristi di Gaza uccidono anche con sconsiderata follia: il 13 febbraio, un razzo vagante diretto su Israele è caduto all’interno di Gaza e ha ucciso un adolescente palestinese.

Niente di tutto ciò è particolarmente insolito. Ma vale la pena sottolineare che Hamas è ancora in grado di commettere crimini orribili contro ostaggi israeliani e palestinesi locali allo stesso tempo. Il che significa che, mentre Hamas potrebbe essere lontano dalla forza che aveva anteguerra, lo status quo a Gaza rimane inalterato.

Che è un altro modo di dire che non ci sarà alcuna ricostruzione di Gaza nel prossimo futuro. Hamas mantiene il controllo dell’enclave e il suo comportamento è identico a quello che ha avuto durante e prima della guerra. Hamas ha meno cose da fare a pezzi a Gaza, ma intende fare a pezzi ciò che riesce a trovare.

Considerando tutto questo, c’è qualcosa di quasi inane nel modo in cui il discorso sul conflitto è stato monopolizzato dall’argomento della ripresa postbellica. Anche se i civili palestinesi volessero lasciare temporaneamente l’enclave per consentire la ricostruzione dei loro quartieri, Hamas non li lascerebbe andare da nessuna parte, e Hamas non se ne andrebbe di certo di sua spontanea volontà.

Durante un conflitto in corso, Hamas rappresenta la minaccia più grande per i cittadini di Gaza: Israele crea zone sicure e avvisa in anticipo degli attacchi nelle zone calde, e l’uso di quei settori umanitari da parte di Hamas colloca i civili sulla linea del fuoco. E quando non c’è un conflitto in corso, Hamas continua a rappresentare la minaccia più grande per i cittadini di Gaza: va in giro a giustiziarli a piacimento.

Ogni piano, quindi, che miri a migliorare la vita dei palestinesi richiede un modo realistico per liberare Gaza da Hamas. Senza di questo, non c’è nessuna “Riviera sul Mediterraneo”, nessuna soluzione a due Stati, nessuna pace, nessun cambiamento.

Traduzione di Niram Ferretti

https://www.commentary.org/seth-mandel/what-if-nothing-changes-at-all-in-gaza/

Torna Su