Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

“Docenti deportati”. L’offensivo riferimento alla vigilia dell’anniversario del rastrellamento di Roma

Docenti deportati. Una definizione cui ormai siamo spiacevolmente abituati. La situazione dei docenti precari o semplicemente costretti a lavorare lontano da casa o a spostarsi di qualche chilometro è stata più volte denunciata usando questo orribile termine di paragone: le deportazioni. Un’iperbole a dir poco discutibile, soprattutto per chi ha chiaro in mente cosa siano davvero state le deportazioni. Il riferimento storico può essere solo uno: il rastrellamento dei quartieri ebraici che hanno dato il via alla Shoah, la cui unicità tragica non può in alcun modo essere utilizzata come esempio per descrivere qualsiasi altro episodio storico, men che meno la situazione dei docenti fuori sede che di certo non subiscono orrori anche solo lontanamente accostabili a quello della Shoah.
Eppure, nonostante le numerose critiche, questo paragone continua ad essere utilizzato. Proprio oggi, 15 ottobre, una sindacalista della Uil di Viterbo ha parlato di “docenti deportati”. Silvia Somigli, segretaria Uil Scuola di Viterbo, ha lanciato un appello ripreso dalle testate locali: “Devono essere portati a casa tutti i docenti deportati”. Proprio così, deportati.
Viterbo è distante poco più di 100 km da Roma, circa un’ora di viaggio in auto. A Roma domani si ricorderà uno degli anniversari più tragici della storia italiana: il rastrellamento del ghetto, durante il quale 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica sono stati prelevati nella notte dalle loro abitazioni per essere deportati ad Auschwitz. Era il 16 ottobre 1943, la Gestapo entrò in azione alle 5:30 del mattino.
Delle 1.259 persone rastrellate e deportate ne sono tornate a casa solo 16: 15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino. Tra loro, 820 sono stati subito giudicati inabili al lavoro e condotti nelle camere a gas; gli altri 154 destinati perlopiù ad altri campi di sterminio. Solo 16 sono tornati a casa, nessuno da Auschwitz.
Queste erano le deportazioni. Il paragone della sindacalista Uil, proprio alla vigilia dell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, è doppiamente offensivo.

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