Israele e Medio Oriente

Dieci perle di fine anno dell’Onu

Alla fine dell’anno è tradizione fare un bilancio di quello che si chiude e ripromettersi buoni propositi per quello che inizia.
L’ONU, purtroppo, presenta un bilancio disastroso e non sembra voler fare buoni propositi per il 2018.
Vediamo, seguendo un elenco della ONG “UNWatch”, come si è comportata l’ONU con Israele nel 2017.
1) L’agenzia dell’ONU di Beirut composta da 18 stati arabi sotto la sigla ESCWA (United Nations Economic and Social Commission for Western Asia) ha accusato Israele di praticare l’apartheid in un suo rapporto. Nel silenzio generale, forse meravigliati per la sua audacia, il rappresentante di UN Watch ha chiesto agli stati arabi – Algeria, Iraq, Siria, Egitto, Libia, Libano, Yemen e gli altri presenti – dove fossero finiti i “loro” cittadini ebrei, notoriamente cacciati e spogliati di ogni proprietà dopo la creazione dello stato d’Israele.
2) Il 24 marzo la commissione sui  diritti delle donne dell’ONU ha indicato, con una formale condanna da parte della sua sessione annuale, Israele come unico stato del mondo nel quale i diritti delle donne sono violati. In seguito, la medesima commissione ha ammesso come membro l’Arabia Saudita, che come è noto rispetta con profonda convinzione i diritti delle donne. Israele è stato indicato come il principale ostacolo per la promozione sociale, la fiducia nelle proprie capacità e l’integrazione delle donne…palestinesi. La risoluzione, presentata dal delegato dell’Ecuador a nome dei membri della commissione e della Cina, è stata approvata con 30 voti favorevoli (i soliti noti), con un voto contrario (Israele, ovviamente) e 12 astensioni (tra le quali Belgio, Germania, Giappone, Liechtenstein, Norvegia, Corea, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna).
3) In giugno, 16 diverse agenzie dell’ONU hanno accordato allo Stato di Palestina (!) 18 milioni di dollari da spendere a decorrere dal 1. gennaio 2018 per promuovere i diritti umani e la legalità internazionale. Nell’accordo sottoscritto il 29 ottobre si specifica che l’ONU aumenterà il suo sostegno alle istituzioni palestinesi ed alle vittime palestinesi di violazioni per monitorare le responsabilità di Israele nelle violazioni della legalità internazionale.
4) In ottobre il referente per la Palestina all’ONU Michael Lynk ha chiesto il boicottaggio economico di Israele ed a giornalisti che lo incalzavano contestandogli il pregiudizio contro Israele ha risposto che lui non conosce alcun caso di violazioni dei diritti umanitari da parte palestinese.




5) Una esperta dell’ONU sul tema della violenza contro le donne, Dubravka Simonovic, dopo aver visitato Israele ha riferito che quando i palestinesi picchiano le loro donne la colpa è di Israele.
6) Nella sua riunione annuale l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato 20 risoluzioni contro Israele, e sole 6 risoluzioni che riguardano il resto del mondo. E proprio in queste ore , in una sessione speciale d’emergenza, essa ha respinto con 128 voti contro 9 e 35 astensioni il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele, ribadendo quanto già votato 14 contro 1 dal Consiglio di Sicurezza. In base a questa votazione la decisione degli Stati Uniti è stata dichiarata nulla e senza effetti. E così le risoluzioni contro Israele sono diventate 21. Non disperiamo, fino al 31 dicembre c’è ancora tempo per aggiungerne altre!
7) L’OMS (Organizzazione mondiale della salute) ha condannato Israele come unico stato del mondo che viola la salute mentale, fisica e dell’ambiente.
8) L’UNESCO, rinnegando il parere dei propri esperti, ha adottato una risoluzione nella quale si indica Hebron (ove sono custodite le tombe dei patriarchi del popolo ebraico) come un sito palestinese del World Heritage.
9) Dopo che l’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i profughi palestinesi (e solo per questi!) ha pubblicato nel proprio sito la foto di una bambina in una casa abbandonata, indicandola come vittima degli israeliani, si è scoperto che in realtà la foto ritrae una bambina siriana davanti alla sua casa distrutta dai bombardamenti del regime.
10) L’ufficio del commissario per i diritti umanitari Zeid Ra’ad al-Hussein ha redatto una lista delle aziende che sono situate nel quartiere ebraico della città vecchia di Gerusalemme ed in altre zone situate oltre le linee armistiziali del 1949 (non del 1967!) per consentire il loro boicottaggio; questo rapporto sarà presentato per la votazione al consiglio di marzo, ed ovviamente ritiene che solamente queste aziende israeliane violino un inesistente status quo antecedente di Gerusalemme, non anche le aziende islamiche e cristiane situate negli altri quartieri della città vecchia.
Il 31 prossimo, dunque, brindiamo all’ONU ed ai suoi principi di promozione della giustizia e della pace nel mondo…sperando che i nostri auspici si possano avverare.

Clicca per commentare

Devi accedere per inserire un commento. Login

Rispondi

Torna Su