Michal Salomon, la donna che ha nascosto i suoi figli in una stanza del piano superiore della casa dell’insediamento di Halamish attaccata da un terrorista palestinese armato di coltello, ha raccontato i momenti di terrore durante i quali suo marito Elad di 35 anni, la cognata Haya di 46 anni e il suocero Yosef di 70 anni sono stati uccisi. “Siamo saliti velocemente sulle scale lasciandoci alle spalle il terrorista” ha detto. “Ho chiuso la porta e ho detto ai bambini di non fare rumore”.
Un racconto che ricorda troppo da vicino le persecuzioni dei nazisti e i bambini chiusi in una stanza, spesso invano, per sfuggire alle deportazioni.
Michal si trovava alla cena di shabbat insieme ai cinque figli piccoli nella casa dei genitori del marito. Insieme a loro, anche la sorella del giovane marito, Haya, cognata di Michal e figlia di Yosef, e la moglie di Yosef, rimasta gravemente ferita.
Salomon ha raccontato che in un primo momento aveva pensato che il terrorista fosse un uomo che indossava i tipici abiti di Shabbat ma non riusciva ancora a capire perché fosse venuto in casa. Qualche secondo dopo, quando l’ha sentito parlare in arabo e ha visto il coltello, ha immediatamente capito di trovarsi in mezzo ad un attacco terroristico.
Michal, intervistata solo poche ore dopo l’orribile strage, ha provato a rivivere gli orrori che sentiva giungere dal piano di sotto, attraverso i rumori che filtravano dalla porta della camera da letto in cui si era rinchiusa con i figli. “Ho sentito urla e grida di dolore, ho sentito la mia suocera chiamare Yossi, Elad e Haya”, ha detto. “Ho scelto di tapparmi le orecchie e ho aspettato, i bambini hanno cominciato a piangere un po’. Gli ho detto di non dire una parola. Poi era tutto quieto, ho sceso le scale e all’entrata della cucina ho visto il mio marito, esalava gli ultimi respiri”.
“Sapevo che mio marito ormai non c’era più” ha continuato Salomon. “Ho visto mio suocero sdraiato sul pavimento, non ho visto il suo volto e non mi sono avvicinata. Ho visto il terrorista sdraiato, neutralizzato, ma ancora in movimento. Uno dei vicini che era già giunto sul posto mi ha afferrato e mi ha costretta a salire, a stare con i bambini, per non guardare quello che era successo”.
“Fin dal momento in cui è iniziato l’attacco, [mio marito e io] sapevamo cosa fare” ha detto Michal. “Il mio compito era quello di proteggere i bambini e il suo quello di ritardare l’azione del terrorista. Questa è stata la cooperazione tra noi, così è sempre stata, a beneficio della nostra casa e dei nostri figli”. Ha aggiunto: “È difficile credere che continuerò in questo viaggio senza di lui. Mi ha lasciato cinque doni … e vedo Elad in ognuno di loro”. I cinque figli che Michal ha salvato.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Reuven Rivlin hanno condannato l’attacco e hanno inviato le loro condoglianze alla famiglia Salomon e ai propri cari. In un messaggio sulla sua pagina di Facebook, Netanyahu ha promesso che “la casa del terribile terrorista sarà demolita quanto prima”.
Tuttavia, per alcuni membri del governo israeliano questo non basta. Alcuni ministri hanno chiesto pubblicamente che al terrorista venga applicata la pena di morte. “Chiedo la pena di morte per il terrorista che ha ucciso la famiglia Salomon” ha detto il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett.
Nel frattempo, Netanyahu ha invitato i ministri a “comportarsi con la necessaria responsabilità” e ha garantito che lui e il suo governo “stanno gestendo la situazione con calma, decisione e responsabilità e continueremo a farlo per proteggere la sicurezza”.