Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Conversione secolarizzata

Un antisemitismo che è aumentato del 400 per cento, con ossessiva violenza. Un aumento vertiginoso, dopo la Shoah e il 7 ottobre, indicatore di un mondo molto storto e cieco. La vittoria politica e mediatica di Hamas e Hezbollah, dei loro padroni e soci, con questa stortura e cecità del mondo, che segue e adotta la voce dei genocidi sadici, stupratori, tagliagole, nuovo Isis, e anche peggio.

La polarizzazione-lacerazione del popolo di Israele, vista da lontano è, in un certo senso, un effetto dell’assedio antisemita e della pressione pesante e costante della cosiddetta comunità internazionale ribaltata contro l’indipendenza ebraica e consociata con il terrore israelofobico. E anche delle difficoltà a fronteggiarlo. Vista da vicino, costituisce l’esplosione di una situazione incandescente, insostenibile di un Paese assediato da sette lati, da una morsa sterminazionista, davanti a scelte di per sé difficili, dilemmatiche, irte di inevitabili contraddizioni.

Da un lato Israele, in guerra di difesa da mostri implacabili, isolato dall’ondata antisemita senza vergogna e limiti, ricattato dalla lacerante necessità della liberazione degli ostaggi – assassinati e seviziati con orribile, inenarrabile ferocia – si mostra un’ultra democrazia dove ognuno esprime la sua, perfino i vertici militari dissentono, sono rese pubbliche le riunioni del gabinetto di guerra, libere manifestazioni di piazza, sciopero politico illegale, accanito e puntiglioso dibattito permanente.    

Perfino alcuni dei dichiarati nemici di Israele si confessano colpiti da tanta visibilità iper-democratica. Una realtà in netto spartiacque con l’oscurità totalitaria dei nemici genocidi e dei regimi loro alleati e sponsor. Ma è una vitalità che rischia fortemente di convertirsi in mortalità. 

La luminosa definizione del grande rabbino pensatore Lord Jonathan Sacks sull’ebraismo, grande “modello autocritico”, rischia di trasformarsi in un modello autodistruttivo.  

Una opposizione isterica accusa il governo di essere “per la morte”, la maggioranza accusa l’opposizione di essere allineata e complice di Hamas sulla controversia per la liberazione degli ostaggi. Le minoranze di sinistra non accettano le scelte della maggioranza legittima degli Ebrei di Israele per la guerra di difesa dalla pianificazione sterminazionista di un nemico totalitario, genocida, sadico, apocalittico. Contrastano l’esigenza prioritaria di un’unità nazionale antiterrorista, strumentalizzano a fini di parte politica la comprensibile, umanissima rabbia delle famiglie degli ostaggi nelle mani dei mostri torturatori-assassini.  

Ma il popolo e il governo di Eretz Israel, nella piena realizzazione della cultura e dell’etica ebraica del primato della vita contro la mistica fascista della morte di Hamas, hanno il diritto-dovere di salvare la vita e la libertà di tutte le famiglie e le persone, ebrei e minoranze.  

Mentre il primo ministro Netanyahu si destreggia con una certa abilità tra la priorità della difesa, con la sconfitta dei nazisti del 7 ottobre, e la necessità di liberare gli ostaggi, una parte dell’opposizione lo demonizza in termini analoghi a quelli ostentati dalla costellazione Hamas, Hezbollah, Iran e Putin. Si tratta di una grave, inammissibile forma di allineamento a chi vuole eliminare Israele. Netanyahu non viene criticato per il 7 ottobre indifeso, o per l’illusione di addomesticare Hamas con finanziamenti e permessi di soggiorno; ma mostrificato per la fermezza su ragioni elementari di difesa di Israele.

Gli oppositori non vogliono la capitolazione di Hamas, ma di fatto agiscono per la capitolazione ad Hamas, con effetti letali.  

Una strategia di cedimenti e complicità con la guerra psicologica programmata da Yahya Sinwar. Un “pizzino” a lui attribuito stabilisce in modo esplicito: massacro degli ostaggi prima della liberazione da parte di Tsahal, scaricare la colpa su Netanyahu, fare degli ostaggi una rendita criminale incentivata dalla piattaforma politica degli organizzatori delle manifestazioni; preparare nuovi 7 ottobre.   

Sinwar, prigioniero di Israele per crimini efferati, liberato nello scambio di un’enorme massa di terroristi con il soldato Gilad Shalit, curato con la massima cura in un ospedale israeliano, conosce bene la realtà, la lingua, l’opinione pubblica israeliana, e la sfrutta per alimentare divisioni laceranti.  

Da qui il suo ordine ai mostri infernali, di catturare quanti più ostaggi possibili. Per questo, cedere sugli ostaggi significa incentivare nuovi ostaggi di nuovi 7 ottobre. 

La società israeliana condanna i gruppi estremisti minoritari che compiono azioni di violenza simmetrica su comunità e persone arabe palestinesi in Giudea e Samaria, dovrebbero condannare altrettanto la propaganda simmetrica ad Hamas, contro la volontà di difesa della maggioranza del popolo di Israele. 

L’isteria e la virulenza antisemita di massa di questo ultimo anno punta a dividere gli ebrei in Israele, e le comunità ebraiche della diaspora da Israele. 

Come per millenni l’antigiudaismo cristiano voleva la conversione dei “perfidi Giudei”, oggi si vuole una conversione secolarizzata, cioè la rottura degli ebrei da Israele come una nuova forma di battesimo forzato. Oppure l’uniformazione a un’idea astratta e omogenea di “umanità”, con la rinuncia alla propria diversità-particolarità ebraica. 

Da qui, la valanga di stereotipi antiebraici riverniciati, da una storia millenaria di discriminazione, persecuzione, eliminazionismo fisico. 

 

L’attuale antiebraismo israelofobico è un concentrato di filisteismo, tartufismo, bigottismo, laico e religioso. Il più diffuso e ottuso conformismo di massa, una mistura di cecità ideologica e analfabetismo trionfante. La parola “filisteo” viene dall’ebraico ‘Pelishtin’, a designare gli appartenenti ai filistei, antica popolazione immigrata sulla costa di Israele, tradizionale avversaria del popolo ebraico.

L’ebreo tra gli Stati è l’oggetto di un attacco concentrico. Il bombardamento mediatico contro Israele che affianca quello fisico, non è solo un potente tossico antiebraico di falsificazione e mostrificazione, ma è un delitto di conoscenza, che corrode e annulla il tessuto democratico di quei paesi che ancora in qualche modo lo mantengono.

Il potere illimitato dei media limita ulteriormente i poteri limitati delle democrazie liberali in un punto nevralgico. La deliberazione democratica di fonda sulla conoscenza, secondo il noto principio chiave “Conoscere per deliberare” (l’insistenza di Luigi Einaudi e Marco Pannella). Quando i media seguono la voce di Hamas, Hezbollah e soci e diventano una mezza Al Jazeera, non solo compiono un’aggressione quotidiana antiebraica ma ribaltano una conoscenza fondata sulle fonti e gli eventi reali. Dunque, la degenerazione della democrazia, in un mare di demagogia populista, di isteria vendicativa. Il sistema informativo normalizza Hamas, e per questo si pone su un terreno anti-democratico. La demagogia sostituisce la democrazia, non si limita a corromperla. 

La quotidiana dose mediatica di oppio antiebraico è la forma attuale della persecuzione. L’antiebraismo si rivela la punta d’assalto di un pensiero unico massificato contro il pensiero libero, plurale e creativo. 

Il terzo totalitarismo, quello islamista califfale terrorista, oltrepassa l’eredità, che pure contiene, del nazifascismo tedesco e del comunismo, raggiunge livelli senza precedenti di azione genocida, a livelli sadici e apocalittici. Anche la sola “equidistanza” tra Hamas e Israele è incivile, è una forma di collaborazionismo con il nuovo nazismo. E i Quisling dell’islam sono tanti. 

La barbarie antisemita in atto è doppia: antisemitismo ancestrale, stratificato, ora carsico ora emergente, nel senso dell’”inconscio collettivo” (Jung) e la barbarie digitale virale (B. H. Lèvy) con l’idiozia dell’istante. Un totalitarismo mediatico per l’uomo-massa con l’esclusione sistematica di conoscenza e pensiero. Un meccanismo implacabile per disumanizzare l’ebreo e umanizzare il terrorista disumano.  

Siamo al caso limite di osservare una relativa giustificazione della Shoah: se gli Ebrei sono tanto cattivi e duri, se sono percepiti come nazificati, vorrà dire che il nazionalsocialismo hitleriano qualche ragione doveva pure averla. Qualche intellettuale di sinistra proclama risentito che la Shoah l’hanno fatta i suoi nemici, i nazifascisti; ma ora, davanti al 7 ottobre del totalitarismo nazi-islamico, con il peggioramento di una ferocia esibita, lui sta dalla parte di costoro o, nel migliore dei casi, si pone come equidistante.  

Per gli ebrei, un’assimilazione coatta sembra essere l’unico modo per sfuggire alla condanna a morte. Ma neppure questo è possibile, perché anche gli ebrei assimilati, “pacifisti”, “filo-palestinesi”, vengono ammazzati lo stesso, e certe volte per primi.    

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