Anche quest’anno, come i precedenti, l’ultimo venerdì di Ramadan si è trasformato in Iran in un’occasione per fomentare l’odio anti-ebraico sponsorizzato dal regime degli ayatollah. Migliaia gli iraniani che hanno partecipato alla cosiddetta “Giornata di Al-Quds”, giornata di Gerusalemme (Al-Quds è il nome arabo della capitale di Israele). Una manifestazione che da religiosa (ultimo venerdì di Ramadan) si è trasformata in una passerella del regime con il pretesto del sostegno alla “causa del popolo palestinese”, funzionale in realtà a istigare l’antisemitismo e l’antisionismo nella popolazione iraniana.
Comizi dai toni aggressivi, bandiere israeliane e americane bruciate, sfilate di missili da guerra tra cui lo Zolfaghar lanciato la scorsa settimana su presunti obiettivi ISIS in Siria, il discorso del presidente iraniano Hassan Rouhani e l’annuncio ripetuto e ossessivo anche in tv della prossima fine di Israele che “sarà spazzato via”.
Niente di nuovo, insomma, a parte un elemento: l’inaugurazione di un nuovo orologio digitale in una piazza di Teheran, ribattezzata non a caso Piazza Palestina.
Si tratta di un orologio che indica il conto alla rovescia degli anni e dei giorni che mancano alla distruzione di Israele, che nei piani della teocrazia di Teheran sarebbe fissata per il 2040. Una data decisa dall’ayatollah Ali Khamenei che durante un discorso tenuto nel settembre 2015 aveva profetizzato: “il regime sionista cesserà di esistere entro i prossimi 25 anni”.
Detto fatto, ecco inaugurato l’orologio del countdown.
La notizia è arrivata anche a Gerusalemme. Non si è fatto attendere il commento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Probabilmente gli iraniani dovrebbero studiare la storia ebraica perché la settimana scorsa a Teheran hanno montato un orologio per calcolare i giorni che mancano alla distruzione di Israele. Bene, noi siamo qui in questa terra da millenni, molti anni prima dell’avvento degli Ayatollah che hanno preso in ostaggio il popolo iraniano e noi saremo qui anche quando la loro tirannia non esisterà più per poi essere ricordati in un trafiletto della storia».