Il Consiglio comunale di Napoli, il 31 Gennaio scorso, ha votato a larga maggioranza, con soli 4 astenuti, un ordine del giorno, presentato dal consigliere Sergio D’angelo, con il quale si chiede al sindaco di Napoli di conferire la cittadinanza onoraria al fondatore di Wikileaks, Julian Assange accusato di spionaggio, cospirazione e divulgazione di materiale secretato, attualmente detenuto in un carcere di Londra, in attesa di essere estradato negli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti, non in Russia, in Iran o a Cuba.
Il 10 Novembre 2023, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi conferirà la cittadinanza onoraria ad Assange.
Il consigliere Sergio D’angelo, colui che ha presentato l’ordine del giorno, sul conflitto in Medio Oriente, ha idee molto chiare. In un recente articolo ha scritto che “ha molte colpe chi dimentica che in Palestina c’è un’occupazione illegale condannata dall’ONU, le cui risoluzioni sono rimaste inapplicate nell’indifferenza generale”. Nel 2012 inoltre si fa promotore del possibile conferimento della cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, che provoca la reazione furiosa della comunità ebraica di Napoli che, attraverso una lettera di protesta inviata al Mattino dal rabbino Scialom Bahbout, parla di “scelta faziosa”.
La decisione di assegnare la cittadinanza ad Assange, in questo momento, appare fuori luogo.
Per chi non lo sapesse, Julian Assange, oltre che essere un antioccidentale, un antiamericano, un difensore dei regimi illiberali, è anche un volgare antisemita.
Egli – come segnalato anche dall’Osservatorio sull’antisemitismo – ha parlato di ebrei, diverse volte, “con semplice e sentita avversione”.
Asserisce, usando un frusto stereotipo antisemita, di essere vittima di una cospirazione dei giornalisti ebrei.
Pierluigi Battista, ricorda, in un articolo sul Corriere, che Julian Assange “ha voluto arricchire il catalogo delle scempiaggini attribuendo al solito nemico occulto la colpa delle proprie disavventure: “un complotto degli ebrei per stroncare la mia organizzazione con la complicità dei media britannici”. Ecco, una sciocchezza ricalcata sullo stereotipo consunto dell’onnipotente “lobby ebraica” che trama nell’ombra per fare e disfare i destini dei singoli e dell’umanità”.
Litiga, a più riprese, con i giornalisti ebrei. Nel 2016 definisce così un giornalista di AP, Raphael Satter: “È sempre stato un ratto. Ma è ebreo e impegnato nella questione (((()))”. Con le tre parentesi finali che sono un simbolo col quale i neonazisti identificano gli ebrei.
Stringe rapporti di collaborazione con Israel Shamir, un negazionista dell’Olocausto, che è il referente di Wikileaks in Russia, che pubblica sul sito articoli dichiaratamente antiebraici.
Ma il culmine viene raggiunto quando realizza una videointervista, in ginocchio, per Russia Today, un canale asservito al regime putiniano, al leader dell’organizzazione terroristica sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, che viene definito da Assange come “un combattente per la libertà che combatte contro l’egemonia degli Stati Uniti”, mentre il leader islamico può vomitare, senza contraddittorio, ogni nefandezza contro Israele definito “uno Stato illegale che occupa terre non sue”.
Insomma, per questi motivi, assegnare la cittadinanza all’antisemita Assange appare come un’offesa verso le 1400 vittime ebraiche del pogrom del 7 Ottobre scorso.
Il sindaco di Napoli farebbe bene a rifiutarsi di assegnare la cittadinanza ad ad un “utile idiota” dei regimi dittatoriali, come lo definisce il Guardian, che pone domande servili ad un capo terrorista nemico di Israele e dell’Occidente. Piuttosto potrebbe proporre al Consiglio comunale di assegnare la cittadinanza onoraria ad una vera eroina della libertà d’informazione: la coraggiosa giornalista del network saudita Al Arabiya, Rasha Nabil, che ha messo alle corde, con domande ficcanti, il capo terrorista di Hamas, Khaeled Mashal.