Bisogna dire che se Gabriele Nissim, presidente e fondatore di Gariwo, recentemente al centro di motivate critiche, e chi segue L’Informale, conosce bene il tema, doveva scegliersi un difensore non poteva sceglierne uno peggiore.
E così ecco Antonio Ferrari scrivere su Il Corriere della Sera un articolo La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche, che è persino imbarazzante dovere commentare. L’imbarazzo nasce da due cause, una da ciò che Ferrari scrive, l’altra dal fatto che Ferrari scriva.
“Perchè scrive certa gente? Perchè non ha abbastanza carattere per non scrivere”, scriveva Karl Kraus. E sull’assenza di carattere di Ferrari testimonia, implacabilmente, ogni parola da lui scritta. Ma veniamo al dunque.
Per il Nostro, Gabriele Nissim appartiene alla categoria di coloro che profeticamente vedono il futuro, così come vedono sempre profeticamente il futuro gli ebrei buoni. Oltre a loro ci sono, purtroppo, “I resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato”. Fortunatamente, però “Ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni”. Nissim, è uno di loro. Egli è “un uomo ostinato e coraggioso”, avendo creato la Festa, nota come Giornata dei Giusti, così come dobbiamo a Joseph Louis Lagrange, Pierre Simon Laplace ed altri, il calendario rivoluzionario francese. Anche loro erano uomini protesi verso il futuro.
“Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita agli ebrei durante la Shoah”.
Da una parte c’è la tribù dei trinariciuti, “nazionalisti” come Herzl, Ben Gurion, Jabotinsky, tutti legati all’idea ormai superata di una nazione, anzi una patria per gli ebrei, dall’altra i progressisti, quelli che hanno capito che la categoria di Giusto tra le Nazioni, stabilita a Yad Vashem è parrocchiale, asfittica, tribale. I primi erano e sono privi della gnosis. Essa, appartiene solo ai “pneumatici”, gli ebrei buoni. L’ebreo buono non è, infatti, colui che guarda alla propria identità, al proprio popolo, alla propria storia, no, è colui che guarda innanzitutto all’Umanità. Vino vecchio che proviene dalla cantina di Comte e Marx.
Già nel 1954, nel suo L’Ebreo non ebreo, un solido ebreo marxista come Isaac Deutscher scriveva, “La religione? Sono un ateo. Il nazionalismo ebraico? Sono un internazionalista. In nessuno di questi due sensi sono un ebreo. Sono tuttavia un ebreo per la forza della mia incondizionata solidarietà nei confronti dei perseguitati e degli sterminati”.
Deutscher era sicuramente, per Ferrari, un buon ebreo, nè bacchettone nè ottuso. Schiatta nobile, mica gente come Netanyahu e altri barbari di destra (a destra sono tutti barbari nel mondo di Ferrari), con il loro “codazzo servile“
“Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni. Per chi conosce sufficientemente bene Israele, per esperienza vissuta in decenni, anche allo Yad Vashen, come chi vi parla, è la triste verità”
La grande esperienza su Israele di Antonio Ferrari, nota a tutti (soprattutto noti sono i suoi dispacci da Israele, quando li propagava, totalmente proni alla vulgata propalestinese), è la garanzia dell’0stinazione e dell’ottusità del Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Brutta gente, che persevera nel ritenere Giusti solo i non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale salvarono gli ebrei dalla furia del nazi-fascismo. Questi reazionari, “Hanno accusato Nissim di tutto” (non osiamo chiedere di cosa, nello specifico, ma ci fidiamo dello scrivente), “ma lui ha resistito e ha voluto creare il primo Giardino dei Giusti aperto e inclusivo, proprio sul Montestella di Milano”.
Il cupo e torvo sinedrio di Yad Vashem, con le sue anguste certezze, i suoi pregiudizi e i suoi dogmi, e il rivoluzionario, l’emancipatore, un Yeshua, laico, che ha lottato a prezzo di sofferenza e persecuzione, contro le forze delle tenebre ebraiche. Ecco dunque, la nuova religione, l’apertura a tutti, a tutte le genti, della qualifica di Giusto. Il muro di separazione è stato finalmente abbattuto, e il Montsetella è diventato un nuovo Sinai laico. C’è un ulteriore gaudio da celebrare. Dell’evangelion, ci dà notizia l’apostolo. Ed è questa:
“La gigantesca notizia di quest’anno è che tra gli ambasciatori di Gariwo” (tra cui Ferrari stesso) “è entrato Mordecai Paldiel, per 23 anni capo del Dipartimento di Yad Vashem, che ha deciso negli Stati Uniti di sposare la causa dei Giusti, allargando il campo e inneggiando all’inclusione”.
“Inclusione” è parola magica, parola talismano. E’ il collante principale della religione dell’Umanità. Anche Vittorio Arrigoni è stato incluso. Perchè no? Anche lui ha fatto del bene, e, come ha recentemente ricordato la Presidente UCEI, Noemi Di Segni, “non è più tra i vivi”. E quanti morti si potranno quindi riesumare per trasformarli in Giusti?
Includere è fondamentale, soprattutto adesso con l’ingresso in Gariwo di Mordecai Paidel, il quale, peccato che non ricopra più alcun ruolo di rilievo a Yad Vashem da quattordici anni, e si esprima solo a titolo personale. Ma occorre ricordarlo, a Yad Vashem, come i farisei del Secondo Tempo raffigurati nel Vangelo, sono cupamente chiusi nella loro fedeltà ortodossa al concetto originario di Giusto, mica come Mordecai Padel o i promotori dell’iniziativa di costruire “una chiesa per tre fedi, che guarda al futuro, accogliendo insieme, cattolici, (non cristiani?) ebrei e musulmani. La chiesa si chiamerà “churmosquagoga”. Bellissimo. “Churmosquagoga”, una specie di bouillabaisse confessionale. Bisognerà imparare a pronunciarlo questo termine foriero di avvenire. Ci darà un assaggio del futuro, il gran mischione, la notte delle vacche tutte nere.
Siamo tutti umani, lo diceva anche Vittorio Arrigoni, anzi lui diceva “restiamo umani” nonostante sia gli israeliani che gli ebrei troppo ebrei appartenevano a una categoria distinta, quella che non piace nemmeno all’apostolo dei Giusti Antonio Ferrari.
Il mondo di “churmosquagoga” il mondo dei Giusti di Gariwo è quello che lo riempie di “entusiasmo“. Di questo mondo chi, più di Rula Jebreal, può essere testimone? “Araba israeliana, quindi musulmana, sposata con un ebreo e madre di una ragazza battezzata cattolica. Crediamoci. Il futuro inclusivo e senza più muri sarà sicuramente migliore”.
Dobbiamo crederci. Lasciamoci alle spalle chi difende la propria identità, la propria specificità culturale ed etnica. Soprattutto chi lo fa da ebreo. Gli ebrei cattivi. Altri cattivi. Fuori, nelle tenebre, a dimenarsi tra pianto e digrignar di denti.