“È la stagione per ricordare Christopher Hitchens”. Così il mio collega editorialista di Commentary Matthew Continetti ha scritto a dicembre in un saggio del Washington Free Beacon in occasione del decimo anniversario della morte prematura del controverso scrittore.
Il tributo di Continetti nei confronti di Hitchens è uno dei tanti nel corso degli anni provenienti da autori che ammiro, ed è per questo che mi sento obbligato, se questa è veramente la stagione, a spiegare perché considero l’eredità di Hitchens così poco degna di essere celebrata. Nei suoi scritti sulla fede, e soprattutto nelle sue critiche all’ebraismo e allo Stato d’Israele, Hitchens rifletteva, con sconcertante costanza, gli stessi vizi che pretendeva di criticare nel corso della sua carriera: il bigottismo, la disonestà e l’ignoranza.
Il libro più venduto della carriera di Hitchens, e quello per cui è più conosciuto, è Dio non è grande, perchè la religione avvelena tutto. È facile documentare gli orrori storici commessi in nome della religione. Ciò che distingue questo libro, come ha documentato Benjamin Kerstein nel Jewish Ideas Daily, sono le dichiarazioni azzardate sull’ebraismo che sono ovviamente false, così come l’ossessione dell’autore per l’ebraismo. Hitchens non solo critica i comandamenti biblici che sono in tensione con lo Zeitgeist; attacca quelli che chiama “Gli spietati insegnamenti del Dio di Mosè, che non menziona mai la solidarietà e la compassione umana”. È strano affermare questo del Pentateuco che comincia con la proibizione dell’omicidio perché tutta l’umanità è creata ad immagine di Dio, e si conclude nel Deuteronomio con l’esortazione ad «amare lo straniero» e a non detestare l’Edomita, «perché è tuo fratello.”
Allo stesso modo, Hitchens lamenta gli eventi che commemora Hanukkah, perché se gli assalti di Antioco Epifane al giudaismo fossero riusciti, il giudaismo sarebbe stato sradicato. Antioco, sottolineava, “disabituava molte persone ai sacrifici, alle circoncisioni, alla fede in un rapporto speciale con Dio e dalle altre manifestazioni reazionarie di una fede antica e crudele”. Tralasciando i molteplici omicidi del regime di Antioco documentati nei testi classici, è curioso affermare che il pagano Antioco disabituasse i suoi sudditi ai sacrifici; basta cercare su Google, o recarsi ad Atene per trovare il “Tempio di Zeus Olimpio” commissionato da Antioco. La sua esistenza è prova di quanto fosse importante l’atto del sacrificio per l’imperatore seleucide. “Ciò che può essere affermato senza prove può anche essere respinto senza prove” è una famosa affermazione di Hitchens. Ma come dobbiamo comportarci riguardo ad affermazioni in contrasto con tutte le prove a disposizione, prove che anche le ricerche più rudimentali rivelerebbero? Le affermazioni di Hitchens contro l’evidenza delle prove non sono la prova stessa che i suoi attacchi sono l’espressione di una disonestà deliberata?
Alcuni ammiratori di destra di Hitchens ammettono quanto ciò sia imbarazzante. L’ex autore dei discorsi di Reagan, Peter Robinson, disse di aver sempre saputo che, sulla religione, “Hitch può essere ingiusto volontariamente e capace di presentare come se fosserò delle novità argomenti che erno già stantii un secolo fa”. Robinson aggiunse: “Quello di cui non mi ero reso conto, però, era che Hitch era profondamente ignorante, nello specifico. Quando discuteva della Bibbia semplicemente non aveva idea di cosa stesse parlando”.
L’ammirazione di Robinson per Hitchens, come scrisse nel 2011, derivava dal fatto che Hitchens “teneva alto per tutti lo stendardo della libertà”. Allo stesso modo, Continetti conclude che l’insegnamento esistenziale di Hitchens è che “la libertà necessita di difensori”. Indubbiamente, ma i commenti di Hitchens sulla fede dimostrano che le lezioni che imparò da un Ventesimo secolo segnato dalle battaglie tra libertà e tirannia furono quelle sbagliate.
La sua propensione a eliminare intenzionalmente le prove si rifletteva nella sua descrizione della fede come “l’origine di ogni dittatura”. Queste parole sono state scritte da un uomo che aveva assistito a un secolo segnato da dittature comuniste militanti atee che, nel corso della storia, hanno ucciso più esseri umani di qualsiasi comunità di fede. Suo fratello Peter, ha sottolineato con forza che gli scritti sulla religione di Hitchens erano punti di vista riciclati dagli stessi regimi a cui sosteneva di opporsi:
“Sono anche sconcertato e frustrato dalla strana insistenza di mio fratello antiteista sul fatto che la crudeltà dei regimi antiteisti comunisti non testimonierebbe a sfavore del suo caso e della sua causa. Lo fa indubbiamente. Il comunismo sovietico è organicamente legato all’ateismo, al razionalismo materialista e alla maggior parte delle altre cause sostenute dai nuovi atei. Utilizzava lo stesso linguaggio, custodiva le stesse speranze e faceva appello ai medesimi sostenitori odierni dell’ateismo”.
Nel frattempo, mentre la sua vita volgeva al termine, le critiche di Hitchens nei confronti di Israele diventavano sempre più ripugnanti. Nel 2010, pubblicò su Slate un famigerato articolo dal titolo “Il Goy di Shabbat di Israele”, in cui affermava che il sostegno dell’America a Israele incarnava il “vecchio concetto del goy di Shabbat: il non ebreo a cui viene pagata una piccola tassa per spegnere le luci o accendere i fornelli, o quant’altro sia necessario per aggirare le norme più fastidiose del Sabato». Come evidenzia Kerstein, questa frase riunisce in una volta sola tutti gli stereotipi antisemiti. È, se si vuole, un triplo salto carpiato demagogico. Unisce un tropo classico secondo cui gli ebrei sarebbero ciarlatani farisaici con lo stereotipo più moderno degli ebrei come disonesti, e completa il tutto con il progressivo assalto contemporaneo nei confronti dello Stato ebraico.
Questo esecrabile saggio indica un aspetto interessante dell’eredità e della vita di Hitchens. Perché un uomo che inveì con tale passione a proposito della Guerra al Terrore continuò a scrivere in modo così putrido del paese che era in prima linea in quella guerra? Non sono sicuro della risposta, ma ho un’ipotesi. Ciò che guidava Hitchens soprattutto il suo odio per la fede; inizia Dio non è grande spiegando: “Ho scritto questo libro nel corso di tutta la mia vita”. Forse l’unico fatto che Hitchens non è mai stato in grado di spiegare, la migliore prova dell’esistenza di Dio che non sarebbe scomparsa, era Israele stesso.
Migliaia di anni fa, le scritture ebraiche hanno affermato che la famiglia di Abramo avrebbe influenzato il mondo ben oltre il proprio numero, che c’era una terra legata al suo destino, che questo piccolo popolo avrebbe vissuto l’esilio, che sarebbe sopravvissuto a tutti gli sforzi per distruggerlo e che un giorno avrebbe fatto ritorno da tutto il mondo. Poi si è verificato l’evento più inaspettato di tutti: si è avverato tutto. Come lo spiega Hitchens? Ciò che può essere affermato senza prove può essere respinto senza prove; ma le prove erano lì, proprio davanti a lui. Se Israele, nonostante i suoi errori e difetti, era davvero il faro della libertà nella stessa Guerra al Terrore che egli stava sostenendo, allora il suo insipido ateismo ne era minacciato. E così Israele doveva essere aggredito, con tutta l’eloquenza di Hitchens, anche se richiedeva l’adunata di tropi antisemiti di cui conosceva fin troppo bene la storia.
Leggendo i numerosi tributi che furono scritti dieci anni fa e oggi, si palesa che Hitchens fosse un amico leale, pieno di gioia di vivere e dotato di molti talenti. Guardando le sue ultime interviste è doloroso vedere qualcuno che ha così chiaramente gustato la vita combattere contro il declinare della luce. Ma nella mia esperienza pastorale ho visto molti morire troppo giovani, uomini e donne che hanno riempito la loro vita di amore e amicizia senza dedicare così tanto del loro tempo sulla terra a invettive odiose e irresponsabili. Quindi, dieci anni dopo, non celebrerò un uomo che ha attaccato tutto ciò a cui tengo, in un modo così superficiale, insensibile e disonesto. E poiché non sono disposto a respingere le prove che ci ha fornito la dittatura antireligiosa, credo che la libertà in Occidente sia resa più sicura quando gli scritti di Hitchens sulla religione vengono denunciati per le affermazioni scurrili e ignoranti da cui sono composti.
Traduzione di Niram Ferretti