Editoriali

Calpestare la verità

Il pronunciamento non vincolante emesso oggi dalla Corte Internazionale dell’Aia secondo la quale Israele occuperebbe abusivamente i territori della Cisgiordania e per tanto dovrebbe evacuarli, era del tutto prevedibile. La Corte Internazionale è un organo politico, e come tale agisce sulla base di una agenda ideologica precisa.

Già nel 2004 si era distinta per un’altra sentenza penalizzante per Israele, quella in base alla quale la barriera difensiva fatta costruire dallo Stato ebraico durante la Seconda Intifada per difendersi dai continui attacchi jihadisti, sarebbe illegale in quanto, per la corte, l’unica minaccia che possa giustificare da parte di Israele la costruzione di una barriera di protezione è un attacco da parte di un altro Stato.

In altre parole, per la corte, alla luce della sentenza del 2004, un attacco come quello di Hamas del 7 ottobre non giustificherebbe alcuna protezione. Non a caso, Hamas ha salutato con entusiasmo il verdetto della corte, così come ha fatto la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese, per la quale si rende giustizia “all’occupazione israeliana delle terre palestinesi dal 1967”.

L’Anp ha quindi esortato la comunità internazionale “a costringere Israele, la potenza occupante, a porre fine completamente e immediatamente alla sua occupazione e al suo progetto coloniale, senza condizioni o eccezioni”.

Il problema grosso è che, nonostante la sentenza della corte, di cui Israele non terrà minimamente conto, e l’entusiasmo di Hamas e dell’Anp, non esiste alcun trattato, alcuna documento, alcuna decisione vincolante sotto il profilo del diritto internazionale che attesti che i territori della Cisgiordania, catturati da Israele alla Giordania che se li era annessi illegalmente, a seguito della Guerra dei Sei Giorni, siano “terre palestinesi”, ovvero terre il cui detentore sovrano siano gli arabi. Che un tale documento, trattato, attestato, non esista è ovvio, e per il semplice motivo che quelle terre, ripartite amministrativamente dagli Accordi di Oslo del 1993-1995, sono, sotto il dettato del diritto internazionale in base al Mandato Britannico del 1922, l’unico dispositivo mai decaduto, di pertinenza interamente ebraica.

Non può dunque sussistere alcuna occupazione da parte di chi detiene la sovranità sul proprio territorio.

In decine di articoli, in questi anni, qui su l’Informale abbiamo spiegato nei dettagli ai nostri lettori, come la presenza ebraica in Cisgiordania sia del tutto legittima e legalmente fondata proprio alla luce di quel diritto internazionale, di cui la corte, emanazione dell’ONU, fa allegramente strame.

 

 

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