Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Boicottare la cultura e la scienza: la peggior scelta possibile

Pochi giorni fa 168 accademici italiani (oggi aumentati a 259 firmatari)  hanno sottoscritto un appello che fa riferimento agli accordi di cooperazione siglati da numerosi atenei italiani (tra cui le università di Cagliari, Firenze, Perugia, Roma e Torino e i Politecnici di Torino e Milano) con il Technion di Haifa, accusato da questi “accademici” di “supportare e riprodurre le politiche israeliane di espropriazione e di violenza militare ai danni della popolazione palestinese” e pertanto invitando le istituzioni italiane a boicottare eventuali cooperazioni con il Technion e non solo.
Intanto qui potete vedere la storia del Technion e le opportunità che offre
I 168 firmatari  dell’appello concludono così “ invitiamo tutte le persone solidali con la lotta di liberazione palestinese ad unirsi alla campagna BDS fino a quando Israele non riconoscerà il diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e non si conformerà al diritto internazionale: 1. Ponendo termine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellando il Muro; 2. Riconoscendo i diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla piena uguaglianza; 3. Rispettando, proteggendo e promovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU.
Sostanzialmente i boicottatori sostengono che il Governo israeliano utilizza a scopi militari i risultati della ricerca scientifica del Technion e pertanto le università italiane non devono avere rapporti con quella istituzione . Ma se Israele ottemperasse ai loro tre punti conclusivi, potremo forse smettere il boicottaggio, ed allora che la scienza del technion venga o meno usata per scopi bellici non avrebbe più importanza…
Ma esistono al mondo governi che non sfruttano le scoperte scientifiche se queste possono avere degli usi militari? E questi accademici  hanno forse boicottato o chiesto che si boicottassero anche le istituzioni scientifiche di paesi come la Cina? La Russia? Gli Usa?  È innegabile infatti che Usa, Cina o Russia abbiano utilizzato  scoperte scientifiche applicandole al mondo militare per vincere guerre ma anche per la repressione di altri popoli.
Perché? Forse per lo stesso motivo per cui  partono costantemente flottille verso Gaza ma in 5 anni di guerra siriana mai nessuna flottilla si è mai diretta in Siria.
Ma analizziamo le richieste di queste menti accademiche. Cosa chiedono infatti?
1.       Porre termine all’occupazione e alla colonizzazione di tutte le terre arabe e smantellando il Muro
Israele non occupa territori, né tanto meno colonizza terre arabe.  La Palestina, giova sempre ripeterlo, è una zona geografica che si estende nel vicino oriente tra gli stati di Siria, Giordania e Israele.  Non è mai esistito uno stato palestinese nei territori dell’attuale Israele, che dunque non sta occupando terre di altro stato.
Nel 1949 al termine di una guerra scatenata dagli stati di Giordania, Siria, Libano, Egitto contro Israele, si giunse all’accordo di Rodi, una serie di armistizi che Israele firmò con i nemici aggressori: con l’Egitto il 24 febbraio, con il Libano il 23 marzo, con la Transgiordania il 3 aprile e con la Siria il 20 luglio.  In questo modo vennero stabiliti dei confini armistiziali che comprendevano il 78% della Palestina mandataria (attenzione Palestina mandataria indica che non vi fosse affatto uno stato arabo di Palestina, ma si fa riferimento a quella Palestina lasciata dall’impero ottomano, e che era governata dalla Gran Bretagna). La Striscia di Gaza e la Cisgiordania furono occupate rispettivamente da Egitto e Transgiordania.
Solo con il Libano si tracciò un confine che aveva dignità di confine di stato, gli altri erano linee armistiziali, la Trangiordania (poi Giordania) per esempio arrivava sino a Gerusalemme est.
Con l’eccezione degli accordi israelo-libanesi, gli altri accordi stabilivano chiaramente (su insistente richiesta degli Stati arabi) che le frontiere fissate non costituissero frontiere definitive e permanenti, o de jure. È in questo senso che alcune precauzioni furono menzionate negli accordi firmati, perché le linee stabilite non fossero considerate altrimenti che a fini militari.
Nel 1967, la situazione è calda, gli stati arabi vicini minacciano Israele, che si difende da una nuova invasione. Crollano le linee di armistizio e Israele ricostituisce i suoi territori.  Occupa, è vero,  il Sinai, egiziano, ma lo restituirà.
Dal ’67 ad oggi,  Israele non invade il confine di un altro Stato, perché quelli del ’49 non erano confini (per confine in diritto internazionale di intende delimitazione tra una nazione e l’altra, suddivisione politica), dal ’67 ad oggi Israele in Cisgiordania o a Gerusalemme est non sta occupando territori di un altro Stato. E la stessa Giordania non rivendica il territorio di Gerusalemme est, né la Cisgiordania.
La terminologia è sempre un veicolo importante per conquistare l’opinione pubblica. Il ruolo che giocano le parole e le locuzioni è basilare, oggi soprattutto.
Se scriviamo che Israele occupa territori  l’impatto sull’utente medio è psicologicamente forte. Occupare implica qualcosa di illegale.
 Questa è da tempo la tecnica usata dai nemici di Israele: screditarlo agli occhi dell’Occidente, un Occidente sempre più sonnacchioso che non ha più voglia di pensare, di approfondire il tema.
Se persino degli accademici parlano di “territori occupati e colonizzati” è gravissimo, indica una ignoranza dei fatti e della storia notevolissimi.
 Gaza venne lasciata completamente al mondo arabo musulmano: nel 2005 tutti gli ebrei ivi residenti, con case, attività ecc. vennero fatti sloggiare dal governo israeliano.
E cosa è accaduto a Gaza?  Che la Striscia si è tramutata in un covo di terroristi, Hamas ha preso il potere e da allora applica metodi di violenza anche sulla popolazione di dissenziente (ma una flottilla contro Hamas, no, eh? )
Ora vi immaginate se nascesse uno stato palestinese nella Cisgiordania attuale, cioè un territorio  posto al centro di Israele?  Chi potrebbe garantire che anche qui il potere non finirebbe a gruppi di terroristi?
Senza contare che molte molte volte, sin dal 1933, sono state portate avanti proposte da parte ebraica di costituzione di uno stato arabo. Nel 2000 Barak arrivò ad offrire il 99% della Cisgiordania.  Arafat accettò?  No. Il mondo arabo palestinese non vuole uno stato, ma vuole che non ve ne sia uno ebraico.  Avete mai sentito di una proposta da parte araba? No? Ma che strano.
2.       Riconoscenere i diritti fondamentali dei cittadini arabo-palestinesi di Israele alla piena uguaglianza
Una richiesta giusta, corretta, se non fosse che è già così. I firmatari chiedono anche che nei paesi arabi-musulmani vengano riconosciuti pari diritti e piena uguaglianza ai cittadini ebrei e cristiani?  I firmatari sanno che esistono paesi che ad oggi impiccano i cristiani, hanno leggi discriminatorie nei confronti della donne che NON hanno pari diritti degli uomini?
Sanno che in paesi come Iraq, Iran, Arabia Saudita gli omosessuali sono considerati colpevoli di un crimine e condannati a morte? Sanno che le donne accusate di adulterio vengono lapidate (e sono accusate di adulterio anche se il rapporto è stato frutto di una violenza?) sanno, questi firmatari, che l’Iran arruola bambini sin dai 12 anni? Che Arafat, e poi Abu Mazen, incentivano il martirio dei giovani, di ragazzini e ragazzine?  Sanno che l’educazione di Hamas comporta botte e violenze ai bambini sin da piccoli?  Perché non vediamo levarsi nessuna voce contro queste palesi violazioni dei diritti umani?
3.       Rispettare, proteggendo e promovendo i diritti dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e nelle loro proprietà come stabilito nella risoluzione 194 dell’ONU.
Premesso che i “rifugiati” arabi musulmani di palestina che se ne andarono nel 1948 lo fecero di loro volontà e perché così indotti dai loro capi che fecero guerra ad Israele, perché non chiediamo alla Russia di permettere il ritorno a Kaliningrad (ex Konisberg tedesca) dei profughi tedeschi costretti a fuggire?  Ah..dite che quelle persone sono ormai morte, se non altro per ragioni anagrafiche?   Possibile. Infatti gli unici rifugiati che esponenzialmente aumentano, anziché diminuire, sono quelli palestinesi.
Ne abbiamo già parlato. Lo status di rifugiato palestinese è unico nella storia dei rifugiati in quanto è un “titolo” che si eredita, così oggi abbiamo circa 7 milioni di rifugiati palestinesi: quasi nessuno dell’epoca del 1948.
Come pensate, cari accademici, sia logisticamente possibile inserire 7 milioni di persone, che tra l’altro non sono nate in Israele, né in quelle casa che definite di loro proprietà, in uno stato che ha 8 milioni di abitanti?
 Quindi, esattamente perché mai si dovrebbe boicottare il Technion?
Perché è all’avanguardia nella scienza? Sapete che il primo rettore dell’Istituto è stato Albert Einstein?  Sapete che il Technion ha formato diversi Premi Nobel; accoglie Studenti e Ricercatori senza distinzioni di razza, etnia, religione, nazionalità;  garantisce innovazione e sviluppo ad uso di tutta la comunità mondiale, come del resto fanno molte altre importanti università israeliane?
Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale e senso di coerenza e giustizia non può che sentirsi offeso dalla richiesta di un boicottaggio simile. Se il boicottaggio commerciale è sciocco, quello culturale/scientifico lo è doppiamente. Inutile e dannoso per l’umanità.  Vogliamo davvero boicottare una istituzione scientifica di un paese democratico, Israele, che unico nella regione si fonda su una democrazia e difende i propri valori ed i propri principi subendo quotidiani attentati anche alla libertà ed alla vita dei suoi cittadini ?   Vogliamo accodarci a quei fanatici e famigerati BDS che altro non sono che fomentatori di odio e terrorismo?
L’Italia non può che sostenere Israele, baluardo della civiltà e democrazia in Medio oriente, e incentivare la collaborazione multilivello: commerciale, politica e  accademica ed essere assolutamente contraria alla strumentalizzazione di boicottaggi il cui fine unico e ultimo è solo il voler isolare Israele, immotivatamente e ingiustamente, all’interno della Comunità Internazionale .
A questo sporco gioco di nuovo antisemitismo l’Italia e gli italiani  devono dire NO.
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