Le potenzialità del Memoriale della Shoah di Milano si scontrano con una realtà fatta di fondi da reperire e pubblico da coinvolgere. Eppure, ciò che il luogo è e rappresenta meriterebbe una maggiore attenzione da parte di istituzioni e organi di informazione. Il “Binario 21” dovrà diventare una tappa quasi obbligata di ogni milanese e di ogni turista di passaggio a Milano, per ricordare ciò che è accaduto e non dovrà più accadere. Il Binario 21 è storia, memoria e orrore, ma anche apprendimento e speranza. Ne abbiamo parlato con Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, che ha rilasciato questa intervista in esclusiva per L’Informale.
Roberto Jarach, cosa rappresenta e perché è importante il Memoriale della Shoah di Milano?
Il Memoriale della Shoah di Milano ha innanzitutto un valore storico per essere l’unico luogo in Europa teatro della deportazione rimasto intatto nella sua struttura e funzionalità: nella sua struttura ha una forza educativa e formativa molto efficace.
Un luogo così fondamentale dal punto di vista storico e simbolico meriterebbe una maggiore visibilità. Ritiene che ci sia la giusta attenzione da parte delle istituzioni?
Purtroppo il progredire dei lavori a lotti, in relazione ai fondi via via resi disponibili dalle donazioni, in massima parte di privati, ed ancora da terminare, ci ha costretto a focalizzare l’attività sull’obiettivo prioritario delle visite delle scolaresche, limitando l’azione sul grande pubblico e sulle attività culturali.
Questo ha limitato la visibilità dell’opera ed ha in parte giustificato la scarsa attenzione delle istituzioni.
Se oggi esiste il Memoriale della Shoah è anche merito del compianto Bernardo Caprotti, patron dell’Esselunga che ha donato una cospicua somma alla Fondazione. Aiuti come quello di Caprotti però non bastano. Cosa manca per completare il Memoriale della Shoah?
Il merito del compianto Bernardo Caprotti non si è limitato alle cospicue donazioni che ha voluto destinare al Memoriale, ma è stato quello di rappresentare il nostro primo sostenitore anche in termini di sprone a partire con i lavori, grazie alla fiducia nella possibilità di ottenere nuove donazioni.
Oggi abbiamo raccolto e speso circa l’85% dei fondi necessari al completamento del progetto e Regione Lombardia si è impegnata a contribuire al 50% della cifra mancante di 2,2 milioni di euro.
La Fondazione svolge un’importante lavoro con le scolaresche. In cosa consiste?
Come accennato prima, sin dall’inizio è stata data la priorità alla possibilità di accogliere il maggior numero possibile di studenti, adeguando gli orari di apertura alle esigenze delle scuole.
Con l’aiuto dell’Associazione Figli della Shoah abbiamo formato un gruppo di guide specializzate per i diversi ordini di scuole (dalla 5° elementare alle ultime classi delle superiori).
Il primo anno scolastico completo di visite è stato il 2014/15 ed ha visto oltre 7.500 studenti in visita. Nel 2015/16 saliti a 15.000 per toccare i 26.000 nel 2016/17.
La visita guidata dura circa 75 minuti con soste e spiegazioni nei vari punti del Memoriale fino al riepilogo finale all’interno del Luogo di Riflessione dove i ragazzi possono porre domande o esprimere le proprie sensazioni.
Oltre alle scuole, anche milanesi e turisti visitano quotidianamente il Memoriale. E’ soddisfatto del numero di visitatori? E ritiene che il significato del luogo sia compreso da tutti?
Da quest’anno inizieremo un’azione di promozione per milanesi e turisti di passaggio lavorando a stretto contatto con gli operatori turistici e del settore alberghiero.
Abbiamo anche in progetto di svolgere un programma collaterale di attività culturali di alto livello per divulgare l’immagine e le potenzialità del Memoriale.
I messaggi che cerchiamo di trasmettere, al di là del valore formativo della memoria, tendono a rendere la nostra società più accogliente ed aperta alle problematiche della multiculturalità e dei cambiamenti sociali: un vero e proprio laboratorio di idee e di confronto dialettico per un futuro migliore.
Il luogo più suggestivo del Memoriale è probabilmente il percorso a spirale finale. Un luogo di riflessione collegato idealmente ad altri luoghi simili nel mondo, con una barra in ottone ad indicare Gerusalemme e una luce dai toni solari. Si può dire che la visita al Memoriale si concluda con un messaggio di speranza, contrapposto al tema dell’indifferenza ricorrente?
Dell’uso del Luogo di Riflessione si è già accennato. L’ idea è nata dal desiderio degli architetti, Annalisa De Curtis e Guido Morpurgo, di creare un momento di raccoglimento al termine di una visita densa di elementi storici e spunti di meditazione, con forte richiamo ai più profondi valori spirituali dei visitatori.
Si è quindi pensato di realizzare un ambiente di “preghiera” ma svincolato dalle specifiche iconografiche dei diversi culti, con un’unica simbologia: una barra di ottone sul pavimento ad indicare la culla delle 3 religioni monoteiste più rilevanti, cioè Gerusalemme. Un messaggio di fiducia nel futuro e speranza in una società più accogliente e sensibile alle esigenze dei “nuovi cittadini” nel solco dei più alti valori etici e morali, usando la memoria delle tragedie del passato come monito ed insegnamento a non ripetere gli errori.