Ari Fuld si descriveva su Twitter come un esperto di marketing e social media “quando non difendo Israele mascherando le menzogne e rafforzando la verità”. Domenica, un terrorista palestinese ha accoltellato Fuld all’ingresso di un centro commerciale a Gush Etzion, un insediamento a sud di Gerusalemme. Questo padre di quattro figli, nato nel Queens, a New York, è morto a causa delle ferite riportate, ma non prima di aver inseguito il suo aggressore e neutralizzato la minaccia per altri civili. Fuld ha così dato la piena misura della devozione al popolo ebraico che amava. Aveva 45 anni.
L’episodio è un triste promemoria della saggezza e della giustizia sostanziale della dura posizione assunta dall’amministrazione Trump nei confronti dei palestinesi.
Iniziamo con il Taylor Force Act. Questa legge, che prende il nome da un altro cittadino americano caduto sotto i colpi del terrorismo palestinese, ha bloccato il flusso di fondi dei contribuenti americani a favore dei programmi civili dell’Autorità palestinese (Ap). Sebbene sia una magra consolazione per la famiglia di Fuld, gli americani possono tirare un sospiro di sollievo nel vedere che non stanno più assicurando i fondi illeciti utilizzati per pagare gli stipendi ai familiari di terroristi morti, incarcerati o feriti, come quello che ha ucciso Ari Fuld.
Nessun principio di giustizia o di sana saggezza politica obbliga Washington a investire 200 milioni di dollari – l’ammontare dei fondi destinati agli aiuti all’Ap tagliati dall’amministrazione Trump il mese scorso – in un organismo che induce finanziariamente il popolo palestinese a compiere atti di terrorismo. Il budget degli incentivi al terrorismo dell’Ap – “pagare per uccidere”, come lo ha definito Douglas Feith – varia da 50 milioni di dollari a 350 milioni all’anno. Pagare anche un minimo di quella cifra significherebbe per il governo americano finanziare il terrorismo contro i propri cittadini.
Se non si pagano i palestinesi, come in genere si pensa, la frustrazione li porterà a commettere atti terroristici ancor più sanguinosi. Ma l’assistenza offerta dagli Stati Uniti all’Autorità palestinese risale alla fondazione dell’Ap dopo gli accordi di Oslo e da allora in tutti questi anni i terroristi palestinesi hanno sparso sangue israeliano e americano. E che dire dei leader palestinesi che scatenerebbero più terrorismo se non gli diamo i soldi?
Allo stesso modo, il presidente Trump merita un encomio per aver cacciato i diplomatici palestinesi dal suolo americano. Lo scorso fine settimana, il Dipartimento di Stato ha revocato il visto a Husam Zomlot, il più alto funzionario palestinese a Washington. E questo a causa dell’annoso rifiuto di Zomlot di sedersi al tavolo dei colloqui di pace con Israele. Il motivo migliore per espellerli è che la denominazione “inviato” è difficilmente compatibile con i nomi dei funzionari palestinesi, dati i legami esistenti tra l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, la fazione Fatah del presidente Mahmoud Abbas, e i vari gruppi terroristici armati.
Fatah, ad esempio, si è congratulato per l’omicidio di Fuld. Come ha riportato il Jerusalem Post, le “Brigate dei Martiri di al-Aqsa”, l’ala militare di Fatah, (…) hanno accolto con favore l’attacco, sottolineando la necessità di opporre resistenza agli ‘insediamenti, all’ebraizzazione e ai crimini di occupazione’”. Spetta ai leader palestinesi decidere se vogliono essere terroristi o statisti. Pretendere di poter essere al contempo entrambe le cose è stato l’apice della follia occidentale, come senz’altro riconosciuto da Ari Fuld.
Possa il suo ricordo essere benedetto.
Traduzione in italiano di Angelita La Spada
Qui l’originale in lingua inglese