Non bisogna farsi fregare dai titoli antitrumpiani di La Repubblica, la quale dopo il voto di oggi all’Assemblea Generale dell’Onu contro la decisione dell’Amministrazione Trump di dichiarare Gerusalemme capitale di Israele, titola “Schiaffo a Trump”.
La realtà è diversa e fotografa un piccolo ma significativo smottamento rispetto a risoluzioni dove la maggioranza è stata assi più compatta.
Tra i paesi che si sono astenuti è significativo notare che a Est è stato rotto il blocco europeo con paesi come la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Romania, la Croazia e la Lettonia, mentre paesi i quali si riteneva che avrebbero appoggiato la mozione, come il Ruanda, il Messico, il Malawi, la Colombia, si sono astenuti anch’essi.
Che la maggioranza dei paesi avrebbe votato contro la decisione degli USA era scontato, meno scontate erano le defezioni significative che ci sono state.
35 astensioni, 21 paesi che non si sono presentati e 9 che hanno votato contro.
Nel novembre del 2012 furono 138 i paesi che votarono a favore dell’ammissione all’Onu della Palestina come non membro osservatore, mentre solo un mese fa furono 151 i paesi che in un’altra sessione dell’Assemblea Generale hanno votato contro Israele.
Nel suo discorso post votazione, Nikki Haley ha dichiarato che gli Stati Uniti sposteranno la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme e che nessun voto ONU modificherà le cose. Ha aggiunto che il voto verrà ricordato quando agli USA verrà chiesto di fornire all’ONU il proprio massiccio contributo (gli USA da soli sono il singolo paese che contribuisce maggiormente al budget del Palazzo di Vetro), o quando, “tanti paesi vengono a chiamarci, come fanno spesso, per chiederci ancora più fondi o di usare la nostra influenza a loro vantaggio”.
Donald Trump, dicono, non è uomo che si dimentica facilmente un affronto.
Il padrino di Ramallah, Abu Mazen vivo grazie ai servizi di sicurezza israeliani e ricco grazie ai soldi americani ed europei, dichiara che il voto, il quale non avrà alcuna conseguenza politica, sarebbe una vittoria per lo “Stato palestinese”, sarebbe a dire per il feudo cisgiordano di Ramallah. A lui, completamente fuori dalla storia, piace così.
Lo show dell’ONU con gente come Erdogan che redarguisce gli USA e dove negli ultimi cinquanta anni stati canaglia e abusatori di diritti umani, dittature, teocrazie, satrapie hanno votato per condannare Israele, è quello che è, una oscena rappresentazione senza alcuna legittimità morale.
La realtà procede con i suoi passi, al di fuori di questo consesso, con la determinazione USA di proseguire nel proprio intento.