Lo scorso 16 gennaio, nell’aula A3 del campus universitario Luigi Einaudi di Torino, una settantina di studenti universitari ha assistito ad un convegno in cui si è paragonato lo stato di Israele al Sudafrica dell’apartheid. Era in effetti questo il reale obiettivo dell’evento: accostare i due regimi di apartheid, perlomeno secondo gli organizzatori.
In assenza di qualsiasi contraddittorio, Israele è stato definito un paese razzista, in cui gli arabi non hanno gli stessi diritti degli ebrei e i neri sono discriminati dai bianchi.
E’ accaduto, come detto, a Torino, in un’Italia in cui esponenti politici parlano di “razza bianca da preservare” e giudici fanno allontanare da un’aula del tribunale donne che indossano il velo. In Israele gli arabi siedono in parlamento, svolgono la professione di giudici anche presso la Corte Suprema, qualora lo vogliano possono prestare servizio nell’esercito. A Gerusalemme e Tel Aviv indossano la divisa soldati di origine etiope, in Italia l’idea che un calciatore “colorato” come Balotelli possa vestire la maglia azzurra della nazionale di calcio ha provocato qualche perplessità.
A Tel Aviv si fa tranquillamente il bagno in burkini, in Europa qualche Paese, come la Francia di Hollande progressista e laica, si è interrogato sull’opportunità di vietarlo.
Italia ed Europa. In questi contesti le aule universitarie ospitano convegni in cui Israele è accusato di apartheid. E non sono incontri autogestiti in aule occupate da qualche scalmanato dei centri sociali.
No, lo scorso 16 gennaio i relatori erano docenti universitari: Elana Ochse e Simona Taliani dell’Università di Torino, il più violentemente antisionista Salim Vally dell’Università di Johannesburg.
Proprio quest’ultimo, ribadiamo senza alcun contraddittorio, si è permesso di inanellare una serie di menzogne contro Israele quali “In Palestina ogni anno tra 500 e 700 bambini sono presi nella notte e arrestati”, non mancando di ricordare che questi bambini “soffrono per i bombardamenti in particolare a Gaza. Sono traumatizzati”, arrivando poi al merito del boicottaggio del Technion, l’importante Istituto tecnologico situato ad Haifa: “L’occupazione israeliana ha permesso di costruire l’industria militare”, “Le armi sono testate sui corpi di donne, uomini e bambini palestinesi”, “Molte armi israeliane erano esportate verso il Sudafrica per facilitare l’apartheid”, tutto questo perché “Apartheid in Israele nacque nel 1948 con supporto inglese” e sarà per questa ragione che, secondo Vally, “In Israele le università non sono diverse da quelle che c’erano in Sudafrica” (c’è l’apartheid nelle Università israeliane? E’ vietato l’accesso agli arabi?) e “hanno forti legami coi militari” (?).
Deliri conclamati, parole gravissime davanti ad una folla di studenti, in un’aula universitaria.
Vally non si è scordato di citare Ilan Pappè, lo storico israeliano antisionista più screditato al mondo e smascherato da uno storico vero, Benny Morris.
Come se non bastasse, allo stesso campus Einaudi oggi si offende il Giorno della Memoria con un convegno in cui si accusa Israele di “aver sfruttato l’olocausto”, una delle più infamanti menzogne antisemite. Un modo, secondo gli organizzatori, per celebrare il “Giorno della Memoria antifascista e antisionista”.
Prese di posizione molto gravi, in un campus universitario che già l’anno scorso, sempre in occasione del Giorno della Memoria, si era caratterizzato per aver ospitato un convegno a dir poco discutibile su Israele e in una città come Torino in cui l’attuale giunta non nasconde simpatie per il movimento Bds, permettendo addirittura che siano ospitate conferenze stampa contro Israele nei locali del Comune.
Molto chiare, a questo proposito, le parole di Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega Nord nel Consiglio comunale di Torino: “Oggi pomeriggio al campus universitario Luigi Einaudi di Torino, rischia di andare in scena l’ennesima provocazione anti-Israele.
Proprio nella settimana in cui si celebra il Giorno della Memoria, nella main hall di Lungo Dora Siena 100, verrà presentato un opuscolo il cui titolo fa accapponare la pelle: “Israele e lo sfruttamento dell’Olocausto”, in cui si sostiene che Israele avrebbe strumentalizzato lo sterminio del popolo ebraico per fini politici.
Che tutto ciò avvenga all’interno delle aule di Unito non ci stupisce affatto viste le numerose azioni e prese di posizione contro Israele partite dall’università negli scorsi anni, e non solo dai quattro gatti dei collettivi di estrema sinistra, ma anche da docenti e ricercatori.
Oggi questi soggetti hanno raggiunto il traguardo più vergognoso, dimostrando una totale assenza di equità e obiettività, organizzando convegni e presentazioni di libri a senso unico, senza mai chiedere l’intervento del mondo intellettuale israeliano. Senza contare che negli anni scorsi sono state messe in discussioni importanti collaborazioni e progetti di ricerca che avrebbero aumentato il prestigio di Unito solo perchè tra le partnership vi erano atenei israeliani.
Quello che chiediamo è che la presentazione di oggi venga impedita e che si vigili sulle future iniziative. La settimana dedicata alla Memoria dello sterminio ebraico deve servire non solo a ricordare il passato, ma a essere vigili perché nel futuro non accadano più fatti simili. Ma al Campus Einaudi sembra ci sia il rischio di un ritorno di pericolose spinte antisemite che vanno arginate.
Per lo stesso motivo mi auguro che il Comune di Torino si impegni per realizzare in breve tempo il gemellaggio con Gerusalemme, come da mozione da me presentata, perché sarebbe il miglio modo di mettere a tacere tutti questi tentativi di demonizzazione nei confronti di Israele”.
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