Giorgio Arany, Nora Finzi, Giuseppe Kroò e Paolo Tolentino erano quattro studenti, Alberto Goldbacher e Augusto Levi due docenti. Oltre ad aver studiato e insegnato nell’Università di Padova, la vita di questi sei padovani è legata dall’atrocità delle leggi razziali e delle deportazioni. Sono stati tutti catturati e mandati a morire ad Auschwitz.
Settantacinque anni dopo, a Giorgio, Nora, Giuseppe, Paolo e ai professori Goldbacher e Levi sono state dedicate sei pietre d’inciampo davanti all’ingresso principale dell’Ateneo: il portone di Palazzo Bo.
La caratteristiche Stolpersteine della Memoria ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig, che vengono collocate in genere davanti all’ingresso delle abitazioni dei deportati e delle vittime della Shoah, per la prima volta sono state posate davanti all’ingresso di un’Università. Le pietre sono infatti caratterizzate dalla scritta “qui studiava” o “qui insegnava” anziché “qui abitava”.
“Si tratta di ricordare un passaggio buio della storia di questa università, che in questo caso non fu fedele alla sua secolare tradizione di libertà – sono state le parole di Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere dell’università di Padova, durante la conferenza stampa di presentazione –. Queste iniziative fanno parte della nostra voglia di restituzione e di riparazione, nei confronti di un’eredità pesante che bisogna tuttavia continuare a tramandare”.
Gianni Parenzo, presidente della Comunità ebraica di Padova, ha aggiunto “Dietro numeri apparentemente astratti, come i sei milioni di vittime dell’Olocausto e i 47 ebrei deportati da Padova, c’erano donne e uomini reali, vite e storie concrete; per questo oggi, mentre scompaiono i testimoni diretti di quella tragedia, queste iniziative sono sempre più preziose”.
Ha parlato anche Francesca Benciolini, assessore del Comune di Padova con delega alla cooperazione internazionale e alla pace: “Per una città le strade sono come le vene e le arterie, luoghi d’incontro e di scambio. Questi piccoli monumenti incastonati nel selciato significano in qualche modo far tornare queste persone e queste memorie”.
Le pietre sono state collocate direttamente da Demnig sul selciato di via VIII febbraio 1848 questa mattina, domenica 21 gennaio, alle ore 11.