“Una storia conservata in un papiro narra che Djehuty, astuto generale di Tutmosi III, riuscì a catturare la città di Joppa in Palestina introducendovi i suoi soldati nascosti in delle ceste. Il racconto è fiabesco, ma la presa della città è un fatto storico…” Questa è una didascalia presente al museo egizio di Torino che narra di una battaglia di tanto tempo fa, ma un particolare stona completamente: Joppa è in Israele e non in Palestina e, anche se si voleva intendere la regione geografica, la denominazione di Syria Palestina avvenne diversi secoli dopo.
Molti visitatori mi hanno chiamato sollevando la questione e chiedendomi di mettermi in contatto con il museo in modo da capire se questa dicitura era un semplice errore o nascondesse l’intenzione di far passare un messaggio di negazione di Israele in quanto stato.
Ho allora contattato l’ufficio Marketing e Comunicazione della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino ed ho avuto il piacere di parlare con la dottoressa Caterina Ciccopiedi che, dopo aver ascoltato le mie osservazioni, ha cercato una risposta ai miei quesiti.
Dopo meno di un’ora mi ha così risposto.
‘Gentile Michael, ho appena parlato sia con il Direttore, dott. Christian Greco sia con il dott. Poole, curatore della sala dell’allestimento permanente, in cui è apposta la didascalia di cui mi ha mandato la foto. Il Museo Egizio, con questa didascalia, non aveva nessuna intenzione di suscitare polemiche né tantomeno urtare la sensibilità di nessun visitatore: la denominazione Palestina è stata usata esclusivamente in senso geografico, volendo indicare la regione di cui già parlava Erodoto e non in senso politico e attualizzante. Per evitare di creare malintesi provvederemo a modificare la didascalia in questo senso: “riuscì a catturare la città di Joppa introducendovi …” Provvediamo a chiedere da subito la modifica della didascalia che verrà cambiata secondo i tempi tecnici del fornitore’.
Sono contento che il dott. Greco e il dott. Poole abbiano capito il senso della lamentela e che in tempi brevi, probabilmente entro dicembre, faranno cambiare il vetro facendone montare uno con la nuova scritta, e quando questo sarà sostituito avremo ottenuto un piccolo successo e ristabilito una verità di fatto.
Fermo restando la buona fede da parte del Museo Egizio di Torino, la rapida risposta con una soluzione è la prova che di errore si è trattato, rimane che da troppo tempo siamo testimoni di una propaganda palese o subliminale che vuole negare a Israele il diritto di essere nazione fra le nazioni con pari livello di dignità, propaganda che prende forme diverse e attacca in tanti campi contemporaneamente.
Questo impone a chi ha a cuore la verità storica e la verità attuale di essere sempre vigile, soprattutto di questi tempi quando anche un piccolo e innocente errore purtroppo non è una semplice questione di ‘lana caprina’ ma una continua lotta per riaffermare il diritto a un’indipendenza che Israele difende fin dal primo giorno della sua storia moderna.
Attenderemo con pazienza che il Museo corregga la scritta, servono tempi tecnici, e quando questo accadrà ne daremo notizia.
Michael Sfaradi per Progetto Dreyfus