Dell’ONU, del suo feroce e persistente accanimento anti-israeliano che parte senza sosta dopo la clamorosa vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, sappiamo già tutto quello che c’è da sapere. Si tratta di una organizzazione internazionale completamente priva di qualsiasi credibilità etica, ridicolmente partigiana, il crocevia di costanti giochi di potere, interdizioni, sgambetti, condizionamenti. La sua storia venne bene raccontata da Dore Gold, ex ambasciatore di Israele all’ONU dal 1997 al 1999, nel suo libro Tower of Babble, (2004), dove “babble” al posto di “Babele, sta per emissione di suoni, chiacchiere, farfugliamenti. Uno di questi recenti farfugliamenti è la decisione di promuovere l’inesistente Stato della Palestina, niente più che un’entità nominale, a membro guida per la durata di un anno del Gruppo77, il più grande blocco di paesi in via di sviluppo riconosciuto dall’organizzazione. Fondato nel 1964, esso include l’Egitto, l’Arabia Saudita, il Brasile, la Thailandia, Cuba, il Sud Africa, la Bosnia, l’Angola, il Qatar.
Ciò significa che per un anno, da Ramallah e dintorni giungeranno le direttive. Va tenuto presente che la Palestina non è uno stato membro delle Nazioni Unite ma uno stato osservatore, e che questa mossa votata a larga maggioranza di 146 stati con l’esclusione degli Stati Uniti, di Israele e dell’Australia, le garantisce dei privilegi che sono concessi di fatto solo agli stati effettivamente membri.
Niki Halley, ambasciatore americano presso il palazzo di vetro ha evidenzaito che “I palestinesi non sono né un membro delle Nazioni Unite né uno stato. L’errore commesso dalle Nazioni Unite compromette le prospettive della pace nell’incoraggiare l’illusione di alcuni leader palestinesi di potere promuovere i loro obbiettivi senza negoziati di pace diretti“. Le ha fatto eco Jonathan Cohen, il deputato ambasciatore degli Stati Uniti, dichiarando che gli Stati Uniti non riconosceranno la Palestina nel nuovo ruolo assegnatole.
Come d’abitudine ormai, vediamo l’Europa e gli Stati Uniti sempre più divaricati politicamente, con la prima automaticamente dalla parte di tutte le risoluzioni e le iniziative che appoggiano e favoriscono l’Autorità Palestinese, al di qua di ogni tavolo negoziale, l’unico luogo dove è possibile giungere a qualche intesa concreta, dall’altra gli Stati Uniti orientati per favorire un accordo che sia unicamente fondato sulla realtà dei fatti.