Editoriali

I metal detector e la propaganda araba

Non è molto difficile decifrare quello che sta accadendo in questi giorni in Israele relativamente ai metal detector posti davanti a uno degli ingressi, quello della Porta dei Leoni, che introduce al comprensorio noto come Monte del Tempio-Spianata delle Moschee. La realtà dei fatti è di una evidenza solare. Il 14 luglio scorso tre terroristi arabi-israeliani provenienti dal villaggio di Um El Fahem, hanno ucciso a colpi di mitraglietta due poliziotti israeliani-drusi di guardia all’ingresso del sito. A seguito dell’attentato Israele ne ha chiuso temporaneamente l’accesso e ha fatto installare i metal detector, una misura di sicurezza provvisoria in attesa di implementare quelle che dovrebbero essere definitive e scongiurare in questo modo il verificarsi di episodi analoghi in un luogo così simbolicamente rilevante.

Questi sono i fatti, semplici, incontrovertibili, banalmente evidenti. Ma come sempre, quando si tratta di Israele e delle sue azioni, subito si alza fitta la coltre della mistificazione, si intesse rapida la tela delle menzogne. Così, da parte araba e musulmana non si è atteso molto per accusare Israele di volere sovvertire lo statuto speciale che vige dal 1967 sopra il Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, il quale ne garantisce l’amministrazione e la tutela al Waqf islamico retto dalla Giordania impedendo agli ebrei di potervi pregare. L’accusa rivolta a Israele è quella utilizzata per la prima volta negli anni Trenta dal Mufti filonazista di Gerusalemme, Amin al-Husseini, secondo il quale, all’epoca, gli ebrei volevano impossessarsi della Moschea di Al Aqsa, ubicata all’interno del comprensorio. Lo scopo di al-Husseini era esattamente quello che si prefiggono oggi i propagandisti arabi-palestinesi, sobillare la folla contro lo Stato ebraico criminalizzandone le azioni.

A questo scopo i metal detectors che nei principali luoghi santi islamici come la Mecca e Medina sono utilizzati senza alcun problema, sono stati trasformati nel simbolo di un affronto intollerabile nei confronti dei musulmani, il segno della protervia di Israele e della sua volontà egemonica. Tutto ciò è grottesco e surreale, ma purtroppo non lo è a tal punto da imporre di per sé la verità dei fatti. La propaganda araba-musulmana lavora su emozioni immediate, si esercita su contrapposizioni nette e manichee, fa appello agli istinti più primitivi e bui. Di fronte a questo magma convulso la razionalità cede il passo, diventa soccombente.

Tuttavia Israele non può arretrare di un millimetro. Ne va non solo della sua credibilità nei confronti del mondo arabo-musulmano che interpreterebbe il suo arretramento come un segno di debolezza, e nulla è meno rispettato dagli arabi e dai musulmani della debolezza dell’avversario: non può farlo anche per evidenti ragioni di sicurezza e di controllo. Quando i metal detector verranno rimossi, ciò potrà avvenire unicamente nel momento in cui, sul Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, saranno implementate nuove e definitive misure di sicurezza atte a scongiurare episodi come quelli verificatosi il 14 luglio scorso. Prima di allora è la realtà e non la propaganda a imporre che ciò non possa accadere.

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