Il nuovo Medio Oriente prospettato da Trump ieri alla Casa Bianca in conferenza stampa davanti a un estasiato Netanyahu che ad ogni uscita del presidente lo guardava come un bambino goloso a cui vengano offerti dei dolciumi, è uno scenario che non sarebbe dispiaciuto al Mago di Oz.
Gaza, secondo Trump ormai ormai un “demolition site” ha tutto il potenziale per trasformarsi in un magnifico resort, magari simile a Palm Beach.
Saranno gli Stati Uniti a gestirlo, magari, se necessario con l’assistenza di soldati americani. Perché questo avvenga sarà tuttavia necessario dislocare la popolazione, spingerla verso altri lidi, già individuati nell’Egitto e nella Giordania, o altrove, Stati che hanno già dichiarato la loro indisponibilità. Ma anche l’Arabia Saudita si è opposta al piano, sottolineando che l’unica opzione per un avvicinamento a Israele è uno Stato palestinese.
Steven Witkoff, da immobiliarista e inviato speciale di Trump in Medio Oriente, ha dichiarato che per ricostruire Gaza ci vorranno dai dieci ai quindici anni, quindi prima che possa attirare frotte di turisti nella sua veste rinnovata, l’Amministrazione Trump sarà già da tempo nel cestino della storia.
Al di là delle roboanti dichiarazioni di Trump, del suo scenario magico, nel quale Israele verrebbe liberato dalla minaccia islamica radicata a Sud, i problemi restano tutti sul tappeto. Alcuni appena evidenziati, ma il principale no, ovvero la presenza politica e militare di Hamas ancora persistente nella Striscia.
Netanyau ha ribadito quello che dice da quindici mesi a questa parte, che gli obiettivi della guerra, la vittoria su Hamas e la liberazione degli ostaggi restano immutati, senza tuttavia spiegare come, soprattutto dopo che lo stesso Trump gli ha imposto un accordo con il gruppo jihadista.
C’è solo un modo per ottenere la vittoria, è lo stesso praticato dalle Termopili in avanti, ovvero quello di sconfiggere il nemico e di costringerlo alla resa, ma per ottenerlo occorre riprendere la guerra.
Eliminare Hamas, riavere gli ostaggi liberi, dislocare un milione e ottocentomila persone senza intoppi, e trasformare Gaza in un resort, assomiglia al canovaccio di una fiaba.
Saranno le settimane a venire che ci diranno con certezza quale contorno assumeranno i fatti.