Ebraismo

Nell’attesa del Messia

In occasione dell’uscità del nuovo romanzo di Niram Ferretti, Nell’attesa del Messia, presso Giubilei-Regnani, ne pubblichiamo un breve estratto.   

“Il tessuto di questo paese è costantemente lacerato. Appena sembra che possa ricomporsi si lacera di nuovo”, dice Ada Cohnfeld. Abbiamo finito da poco il pasto preparato da Sita, che ora è in cucina a sciacquare i piatti prima di metterli nella lavastoviglie. Ada si accende una sigaretta e me ne offre una, ma, malgrado la tentazione di stanotte, declino.

“Ho smesso, grazie”.

“Ti disturba se fumo?”.

Sì, mi disturba, ma, ovviamente fingo che non sia così

E’ ossuta e minuta, non più alta di un metro e sessanta, dà l’impressione di essere una creatura fragile che una folata di vento forte potrebbe spazzare via senza problemi, ma in realtà è un albero maestro, lo si capisce subito. Se il vento soffiasse forte resterebbe salda, sulle sue gambe esili, tenendo la sigaretta in mano e sfidandolo a soffiare più impetuoso. Parla un italiano praticamente senza accento, sua madre era di Livorno.

“Dobbiamo vivere con questa consapevolezza, anche se a volte sarebbe meglio non averla, ma ci si ammala quando la realtà non si sa guardarla in faccia, e qui la realtà ti obbliga a essere presente, ogni giorno, ogni ora, anche se c’è chi cerca di addobbarla con dei travestimenti. I politici sono maestri in questo, insieme a numerosi presunti intellettuali. Tuo zio e io abbiamo una visione delle cose ridicolmente collimante, l’unica cosa sulla quale non troveremo mai un accordo è sul Gefilte fish, che io amo e lui detesta”.

“Ah, sì, questo è vero”, dice zio Elio divertito, “Si tratta del nostro punto di discordia principale”.

“E su che cosa siete fondamentalmente in accordo?”.

“Sul passato e sul presente, sugli errori commessi nel passato e su quelli commessi nel presente e che si continuano a commettere. Sull’idea che abbiamo di noi stessi e soprattutto sull’idea che vorremmo che gli altri avessero di noi. Dobbiamo essere un esempio per noi e per gli altri, ed è questo che ci fotte, soprattutto in questo paese. Perdonami il francese”.

Mi guarda intensamente, tenendo sospesa la sigaretta tra l’indice e l’anulare.

“Questa determinazione di dovere essere sempre i migliori in tutto, in modo eminente in ambito morale è una delle armi più potenti usata contro di noi, e, come al solito, siamo stati noi a forgiarla e ad averla offerta bella e fatta ai nostri nemici che sanno impiegarla magnificamente”.

Si versa nel bicchiere del vino rosso. Ne beve un sorso.

“Ci vogliono moralmente superiori a tutti gli altri, perché noi, per primi, siamo fissati con questa idea di esserlo, ce la siamo instillata dentro i geni, e così, loro, collocano per noi e solo per noi l’asta dell’eccellenza morale talmente in alto che siamo costretti a doverla raggiungere sempre. Anche questo è antisemitismo, e lo abbiamo introiettato così bene che quando veniamo assassinati molti di noi si chiedono se in effetti gli assassini non abbiano delle buone ragioni per averlo fatto, se non siamo stati, in qualche modo, un po’ troppo sotto l’asta”.

Finisce di bere il vino rimasto nel bicchiere, poi aspira una boccata di fumo, guardandomi in silenzio.

https://www.ibs.it/nell-attesa-del-messia-libro-niram-ferretti/e/9788833376110?srsltid=AfmBOoqcKLWv50MmRNgRv0o7isujylNL3MslhbPf4m7NPgS0n4oWITuJ

Torna Su