Israele e Medio Oriente

Il mondo capovolto

L’apocalisse è prossima, ce lo dice Lucio Caracciolo, direttore di Limes, e se ce lo dice lui, possiamo evitare gli scongiuri, perché in genere le sue predizioni, spacciate per analisi, non diventano mai realtà, come quando, nel salottino di Lilli Gruber, all’inizio della guerra a Gaza, predisse per gli israeliani una sorta di Vietnam, sangue grondante a iosa versato da jihadisti pronti al martirio senza se e senza ma. Ma veniamo alla nuova predizione sciorinata su Repubblica. Il titolo dell’articolo già dice tutto, “La guerra suicida di Israele”.

Israele si starebbe suicidando, e lo sta facendo perchè, preda di un furore bellico assoluto, di una hybris guerrafondaia scomposta, ha allargato il fronte della guerra, vuole annientare il Nemico, l’Iran, e “sopravvive alla giornata”. Ma perché lo fa, cosa lo motiva? “una ragione indicibile”. Quale? “il terrore della guerra civile”. Per Caracciolo Israele è forse come la ex Jugoslavia, ulcerato e lacerato, pronto ad esplodere, e si sa, quando un paese è sull’orlo dell’abisso per cause endogene, avere delle cause esogene per distrarsi è solo un bene.

Le manifestazioni di piazza che hanno caratterizzato i mesi prima del 7 ottobre, tutte contro la riforma della giustizia varata dal governo Netanyahu devono essere, per il direttore di Limes, il segno evidente di una guerra civile potenziale, e non il sintomo parossistico di una opposizione che lavora fin dall’insediamento del governo in carica per farlo cadere e liberarsene con aiuto americano.

No, la guerra civile è prossima, e quella esterna serve quantomeno a rinviarla. Diversamente da Nostradamus,  Caracciolo non fissa una data per il suo accadere, si limita solo a predirla, il tempo gli darà ragione.

A corollario c’è l’antisemitismo montante che è causato dalla guerra e che colpisce la Diaspora. In questo modo Israele rinnega se stesso, rinnega la sua ragione esistenziale, l’essersi costituito come Stato protettore degli ebrei, di tutti, non solo quelli che ci vivono. Che fare?, avrebbe detto Černyševskij. Caracciolo non lo dice, ma è sotteso. Non combattere, oppure chiudere in fretta il fronte bellico, a che prezzo? Non si sa. Si sa che però la guerra contro i terroristi, contro i delegati iraniani genera antisemitismo. Questo basti, basta, il resto è fuffa.

L’Iran, che gli ingenui e gli sprovveduti pensano che Israele debba mettere nelle condizioni di non nuocere è invece un alleato, serve alla furia bellicista di Israele, le è consustanziale. Senza Nemico come si può fare la guerra, mobilitare la nazione? Netanyahu o chi per lui, ha letto Carl Schmitt e ne applica la lezione. Non è finita. Gli USA, l’alleato principale, l’unico che veramente conta serve solo a sostenere economicamente e militarmente, poi Israele, dopo avere arraffato, fa di testa sua, come nel ’56 per esempio, o nel ’67, o ancora nel 73, e poi con gli Accordi di Oslo del 1993-1995, quando, in tutti i casi, Israele dovette ottemperare ai desiderata americani, alle imposizioni, ma quando invece cerca, come in questo caso, di scrollasele di dosso, allora viene fuori il tropo antisemita degli ebrei sfruttatori di risorse. Ne era fortemente convinto anche Hitler.

C’è poi la deterrenza, non può funzionare con i terroristi agitati da “frenetica vocazione al martirio”. Dove, di grazia, sarebbero i “martiri”?, forse Sinwar in fuga? Haniyeh che viveva a Doha, Meshal? più probabile i miliziani di Hamas, quel che ne resta, come il giorno, ormai allo stremo a Gaza, o forse gli sciiti di Hezbollah. Chissà. Tuttavia non è necessario “sterminarli tutti” per avere la meglio, esito massimalista e volutamente iperbolico teso a sottointendere l’impraticabilità della vittoria, è sufficiente sterminarne il quantitativo necessario a depotenziarne cospicumente la capacità offensiva, come è stato per Al Qaeda o per l’ISIS.

Che dire? Basterebbe un pò di realismo o di logos assestato bene, il che permetterebbe di ribaltare per il verso giusto, cioè mettendolo con i piedi in terra e la testa in alto, il mondo capovolto di Caracciolo, allora si vedrebbbbe chiaramente, e non a testa in giù, che il Nemico esiste ed è Israele per tutti coloro che vogliono distruggerlo, in primis l’Iran e i suoi delegati regionali e poi tutti i suoi fiancheggiatori, di cui molti, troppi, occidentali. Si vedrebbe che per impedire che questo avvenga, Israele ha dovuto e deve, dal 7 ottobre scorso, combattere una guerra che si è divaricata su molteplici fronti, non perché come, afferma Caracciolo, Israele lo abbbia scelto, ma perché così gli è stato imposto. Si vedrebbe altresì che l’antisemitismo, da che mondo e mondo, non sono gli ebrei a generarlo, tesi cara a tutti gli antisemiti, ma sono coloro che li odiano, e continuando a vedere dalla prospettiva giusta, con i piedi a terra e la testa in alto, apparirà chiaro come Israele non abbia bisogno di nemici esterni per scongiurare immaginarie guerre civili, perché se Caracciolo sapesse un po’, ma solo un po’, che cos’è Israele e come sono gli ebrei, saprebbe che le “guerre” interne nel mondo ebraico, sono state una costante dagli albori ad oggi, ma che, nonostante le lacerazioni, a volte anche tremende, si è sempre andati avanti, come si andrà avanti ancora, anche se questo dispiacerà a molti.

 

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