E’ notizia di questi giorni l’ennesima fuga di notizie perpetrata da un esponente della nuova amministrazione USA ai danni di Israele e vede John Kerry, ex Segretario di Stato nell’amministrazione Obama, come il protagonista della vicenda. Secondo il Ministro degli Esteri iraniano e capo negoziatore dell’accordo sul nucleare Javad Zarif, Kerry lo avrebbe informato che Israele si era reso responsabile di oltre 200 attacchi aerei ai danni delle infrastrutture militari iraniane in Siria. Questa ammissione è stata fatta durante un’intervista dello stesso Zarif ad un canale iraniano in lingua inglese: l’Iran International TV.
Il contenuto dell’intervista è stato ripreso nei giorni scorsi dal New York Times e ha causato non poco subbuglio politico negli Stati Uniti. Zarif nel corso dell’intervista non specifica quando avrebbe avuto luogo questo scambio di informazioni, se durante il periodo nel quale John Kerry era Segretario di Stato o successivamente. Kerry si è affrettato, prevedibilmente, a smentire la notizia. Ma essa appare come l’ennesima conferma di come questa amministrazione USA, in piena continuità con quella di Obama, si stia comportando nei confronti di Israele. Infatti questa fuga di notizie di intelligence sarebbe solo l’ultima di una lunga serie. Vediamo brevemente di ricapitolarle.
A febbraio di quest’anno, non appena l’amministrazione Biden si è riavvicinata all’Iran per riprendere i colloqui interrotti da Trump sul nucleare iraniano, e Israele si è mostrata ostile a questa decisione, c’è stato uno “scoop” – con relative immagini satellitari – da parte della Associated Press, nel quale si mostrava che presso il reattore nucleare israeliano di Dimona si stavano eseguendo dei grandi lavori di sbancamento con il chiaro intento di insinuare che Israele stava agendo in modo poco chiaro. La Associated Press ha citato “fonti dell’amministrazione USA” come origine dell’informazione. Successivamente dopo che l’Iran aveva attaccato diversi mercantili israeliani nel Golfo Persico e nel Mar Rosso, una nuova fuga di notizie da parte dell’amministrazione USA, e rivelata dal Wall Street Journal, metteva in luce come Israele fosse responsabile di almeno “una dozzina di attacchi” a mercantili e petroliere iraniane che nel corso degli ultimi anni trasportavano materiale e petrolio illegale in Siria e in Libano. Anche in questa circostanza si evince come gli USA considerino i due paesi: sullo stesso piano.
Alcune settimane dopo, è emerso che – su richiesta saudita – Israele avrebbe minato e danneggiato una importante nave spia iraniana stabilmente stazionata davanti alle coste yemenite con il compito di fornire informazioni di intelligence alle forze Houti che da anni sono in guerra con l’Arabia Saudita e la sua coalizione in Yemen. Oltre a ciò, la nave iraniana Saviz forniva informazioni alle forze navali delle guardie rivoluzionarie iraniane e ai suoi alleati Houti in merito al passaggio di mercantili e petroliere saudite, nel Golfo di Aden, che venivano poi colpite (anche una nave israeliana è stata bersaglio di attacchi). Poco prima dell’azione Israele aveva avvertito il comando USA al fine di evitare che una nave militare americana fosse coinvolta in una possibile azione di rappresaglia.
Pochi giorni dopo l’azione, “fonti americane” confermavano che dietro l’attacco c’era Israele. Mai si è vista una così ampia e scientifica fuga di notizie di intelligence ai danni di uno Stato alleato.
A proposito di quest’ultima vicenda è importante sottolineare anche un altro risvolto. Alcuni giorni dopo l’azione di sabotaggio, l’Arabia Saudita ha incontrato esponenti iraniani durante un colloquio segreto del quale Israele era stato tenuto all’oscuro. Emerso il fatto, Netanyhau è stato subito attaccato da tutte le forze politiche avversarie.
Questo episodio dovrebbe fare riflettere coloro per i quali i cosiddetti Accordi di Abramo segnerebbero un “cambiamento epocale” nella mentalità degli arabi. Sarà possibile in futuro collaborare e condividere le informazioni sensibili con i “nuovi alleati” senza danneggiare la propria sicurezza?
L’attuale atteggiamento americano nei confronti di Israele si palesa come ostile e pericoloso e rischia di mettere in mora lo scambio di notizie tra gli apparati di sicurezza israeliani e quelli americani.
Con quale stato d’animo l’intelligence israeliana condividerà informazioni importanti di sicurezza con gli USA se sussiste il rischio che esse possano venire condivise con l’Iran o con la stampa?
In questo modo, l’apparato di sicurezza in Medio Oriente è messo in discussione a danno di tutto l’Occidente. Questa incipiente ostilità, pr Israele può avere un solo significato, isolare lo Stato ebraico e metterlo sempre più in difficoltà a vantaggio dei suoi nemici. Il tutto finalizzato alla ripresa dei colloqui sul nucleare iraniano. Costi quel che costi?