Marcello Veneziani è, senza ombra di dubbio, la penna più brillante e acuta della destra italiana. Quanti non intendono allinearsi alla Weltanschauung progressista e umanitaria, possono trovare nei suoi scritti un confortevole e colto rifugio.
Peccato, però, che al momento di confrontarsi con l’impasse mediorientale, Veneziani non riesca a far altro che reiterare vecchi pregiudizi che gettano una luce sconfortante sul suo modo di affrontare la questione.
Ha ragione la giornalista Melanie Phillips quando scrive che: “Non è esagerato affermare che la posizione che un individuo assume sul conflitto tra Israele e gli arabi è quasi un orientamento infallibile alla sua visione del mondo” e, purtroppo, quella di Veneziani è profondamente ancorata a residualità neofasciste.
Nei confronti di Israele, l’autore di Bisceglie, si limita a mettere su carta argomenti stantii o, semplicemente, falsi. Nel marzo di due anni fa, in un articolo intitolato “Dove si è cacciata la destra?”, Veneziani scrive:
“A proposito di Israele va notata una curiosità: il nazionalismo e il sovranismo sono deprecati ovunque dall’establishment globale meno che nel paese più nazionalista e sovranista sulla faccia della terra, che è proprio Israele, e ancor più l’Israele di Netanyahu”.
Come è possibile affermare una simile corbelleria? Intanto, non si capisce cosa intenda con “establishment globale”. Se si riferisce alle Nazioni Unite e all’Unione Europea ha commesso un errore grossolano. L’ONU bersaglia, regolarmente, Israele di risoluzioni in suo sfavore e di critiche infondate e pretestuose. Solo lo scorso anno, in piena pandemia, le risoluzioni anti-israeliane sono state diciassette. L’Unione Europea non riconosce la sovranità di Israele sulle Alture del Golan, la Giudea e la Samaria né Gerusalemme come capitale di Israele. Intrattiene rapporti amichevoli con l’Iran khomeinista e non ha mai inserito l’ala politica di Hezbollah tra le organizzazioni terroristiche.
Organizzazioni umanitarie internazionali come Amnesty International hanno nel mirino lo stato ebraico da decenni. La celebre ONG chiede, in maniera martellante, il boicottaggio di Israele. L’occupazione dell’Indonesia a Timor Est o a Papua, quella della Turchia a Cipro, della Russia in Georgia e Crimea, del Marocco nel Sahara occidentale e della Cina in Tibet non suscitano la medesima attenzione delle organizzazioni per i diritti umani.
Israele, dai suddetti, è accusato di razzismo, etnonazionalismo, apartheid, discriminazione religiosa… ma, per Veneziani, il “sovranismo israeliano” sarebbe immune dalle critiche. Viene il sospetto che lo scrittore, quando usa l’espressione “establishment globale”, alluda a una potente e tentacolare “lobby ebraica” che, segretamente, silenzia tutte le offensive politiche al sionismo. Insomma, si mette a suonare l’organetto fascista della “cospirazione ebraica”.
Alla fine si ritorna sempre lì, alla matrice ideologica di Veneziani, che è quella di una destra sociale, neofascista, postfascista, che ha fatto dell’antiamericanismo e dell’avversione a Israele un drappo nero da sventolare in ogni occasione. Non è un caso che simpatizzi con il regime teocratico iraniano. Teheran è un feticcio della destra sociale italiana, poiché condensa alcune passioni cruciali di quel mondo settario: il Sacro istituzionalizzato, il rifiuto della modernità, del liberalismo filiato dalla perfida Albione, la demonizzazione dell’America – o come dicono loro: “Amrika” – e, ça va sans dire, l’antisemitismo alimentato dalle invettive ducesche contro la plutocrazia ebraica.
Sarebbe bello se Marcello Veneziani riponesse in un cassetto il ripetutamente citato libro di Norman Finkelstein sullo “sfruttamento” della Shoah, e prendesse in mano qualche scritto di Bensoussan o Taguieff. Magari, potrebbe rivolgersi a Giano Accame, a lui più congeniale, storico e militante del Movimento Sociale Italiano che sposò posizioni filoisraeliane.
È davvero deludente vedere una raffinata mente giornalistica abbandonarsi a luoghi comuni da sezione missina, soprattutto quando si tratta di temi così cruciali. Una più approfondita documentazione sui temi relativi a Israele gioverebbe sicuramente a Veneziani e forse a rimuovere vecchie e incistate incrostazioni ideologiche.