Dal 7 al 12 luglio una delegazione del Movimento 5 Stelle composta da Luigi Di Maio (vicepresidente della Camera dei Deputati), Manlio Di Stefano (Capogruppo M5S della III Commissione Affari Esteri e Comunitari) e Ornella Bertorotta (Portavoce M5S al Senato) si è recata in visita in Israele (Tel Aviv e Gerusalemme), in un paio di città dei territori contesi di Giudea e Samaria oggi amministrate, in base agli accordi di Oslo, dall’ANP di Abu Mazen (Ramallah e Betlemme) e ad Hebron (Giudea), città divisa in due settori: H1 controllato dall’ANP e H2 amministrata da Israele.
Tanto è stato scritto sullo scorrettissimo resoconto che i tre turisti pentastellati, attraverso le rispettive pagine Facebook e non solo, hanno fatto di questa vacanza, il cui unico scopo era quello di legittimarsi in maniera definitiva agli occhi di quella parte di elettorato che fa propri gli slogan e la narrazione dell’antisemitismo palestinista. E pensare che – dicono gli onesti – sono stati persino testimoni di una visione miracolosa: gli ebrei a Betlemme… Di questa assurda vacanza ne ha fatto un riassunto Deborah Fait.
C’è però, se possibile, un fatto ancora più grave della crassa ignoranza evidenziata dalle tre stelle del partito di Grillo e riguarda la loro visita ad Hebron del 9 luglio. Un estratto dai rispettivi post dalle pagine Facebook dei due uomini a cinque stelle:
Manlio Di Stefano: «Da lì siamo andati a conoscere i nostri carabinieri della TIPH a Hebron, una missione che ha il compito di monitorare le violenze sul territorio e riportarle alle Nazioni Unite. Ci hanno spiegato di come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli attacchi dei coloni israeliani e di come nel 99% dei casi non avvenga nulla in loro presenza. Siamo orgogliosi degli uomini e delle donne dell’Arma dei Carabinieri e del loro ruolo di deterrenza alle violenze»
Luigi Di Maio: «Dopo l’incontro con il primo cittadino abbiamo avuto modo di far visita ai nostri carabinieri della missione TIPH a Hebron. Qui abbiamo ascoltato le parole del responsabile della missione e dei vertici del contingente italiano. Ci hanno spiegato come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti ai comportamenti dei coloni israeliani»
Tralasciando le altre stupidaggini giornaliere riportate in quei post (Manlio Di Stefano: «Abbiamo passato due checkpoint con fucili puntati» – è un’affermazione ridicola tanto quanto l’uso improprio, nel 2016, del termine “coloni”), ciò che ha destato stupore e malumori tra i lettori è il fatto che siano stati riportati alcuni dati, senza uno straccio di prova – se non la supposta onestà dei grillini che, è ormai evidente, è solo supposta, nel senso farmaceutico del termine – e che addirittura si suggerisca (Di Stefano) che questi dati provengano dai membri dell’Arma dei Carabinieri.
Ebbene, in questi casi la cosa migliore è sempre e solo una: informarsi, cercare, chiedere, verificare di persona. Abbiamo scritto il 9 luglio un’email all’Arma dei Carabinieri in cui, dopo aver esposto la questione con tanto di link, abbiamo fatto due semplici domande:
E’ vero, come sostiene Manlio Di Stefano, che i Carabinieri italiani hanno fornito quei dati?
E’ vero, come sostiene Manlio Di Stefano (risposta ad un commento) che – “I documenti del TIPH sono riservati alle UN e a Israele e Palestina quindi non li ho” – i Carabinieri hanno divulgato dati sensibili e riservati ad un deputato in vacanza in Israele?
Ieri (21 luglio) abbiamo ricevuto prima un’email di risposta e poi una telefonata dall’Ufficio Stampa Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con ufficio in Viale Romania, Roma. La telefonata si è svolta in un clima molto cordiale e per questo e per la disponibilità ringraziamo il Maggiore con cui abbiamo parlato (al quale abbiamo ovviamente chiesto il permesso di poter riportare i contenuti del nostro breve dialogo telefonico).
In estrema sintesi ciò che ci è stato riferito circa l’incontro ufficiale è quanto segue:
1) A parlare alla delegazione pentastellata è stato il capo missione del TIPH, il Generale di Brigata norvegese Einar Johnsen (peraltro chiaramente visibile nella foto pubblicata dallo stesso Luigi Di Maio – l’uomo al centro sulla sinistra);
2) All’incontro ufficiale era presente un solo Carabiniere dell’Arma e la sua funzione era quella di fungere da aiuto, punto di appoggio, traduttore, nulla di più;
3) Il Generale di Brigata ha chiaramente parlato di “activities” e non di “attacks”.
I primi due punti dimostrano in maniera chiara che i dati riportati dai pentastellati NON provengono dall’Arma dei Carabinieri. Estremamente scorretto (Di Stefano) suggerire il contrario ai lettori.
Il terzo punto è, a nostro parere, ancora più grave. Manlio Di Stefano riporta «che circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti agli ATTACCHI dei coloni israeliani». Il più accorto Luigi Di Maio corregge il tiro ed utilizza un termine meno aggressivo per lanciare il sasso della falsa accusa: «Ci hanno spiegato come circa l’80% dei conflitti nella zona siano dovuti ai COMPORTAMENTI dei coloni israeliani».
I numeri del mondo reale stridono parecchio con quanto i grillini in vacanza vorrebbero far credere ai lettori: l’80% della città è sotto responsabilità dell’ANP con circa 200.000 abitanti arabi; il 20% della città è sotto responsabilità israeliana con meno di 1.000 abitanti ebrei. Immaginate 1.000 ebrei, anzi no israeliani, anzi no sionisti, anzi no coloni, come la causa dell’80% dei conflitti in una zona in cui vivono circa 200.000 arabi… Considerate, inoltre, caso mai riteneste i dati riportati dai pentastellati credibili, che anche i 64 membri disarmati della missione civile del TIPH vivono in una zona in cui ci sono meno di 1.000 ebrei e circa 200.000 arabi…
La voluta bugia, raccontata e diffusa dai due onesti rappresentanti del partito di Grillo, però non sta tanto nei numeri, quanto nel termine utilizzato: attacchi/comportamenti, senza spiegarne il reale significato. La persona dell’Ufficio Stampa Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri con la quale abbiamo parlato ha chiaramente ribadito (su nostra esplicita richiesta di conferma) che il termine utilizzato dal Generale di Brigata è stato “activities”, attività, spiegando il significato del termine con esempi pratici. Ebbene, in cosa consistono queste “attività” che, secondo i seguaci del comico, causerebbero l’80% dei CONFLITTI della zona? Un paio di esempi, tra i più “gravi”: giardinaggio su terreno di proprietà palestinese, parcheggio di auto di membro della comunità ebraica in posto non autorizzato. In una parola: cretinate.
In definitiva, secondo gli adepti della setta complottista del M5S a causare i conflitti nella zona non è l’organizzazione terroristica di Hamas, non sono i continui attentati terroristici (accoltellamenti, sparatorie, investimenti di civili, tutta quella serie di violenze criminali che oggi anche i cittadini europei, purtroppo, stanno imparando a conoscere sulla propria pelle) del palestinismo, non è il dittatore Abu Mazen che inaugura monumenti per celebrare gli assassini di ebrei, no. Il vero problema, la causa di tutti i mali, sono le rose di Avraham e l’utilitaria di Mordecai…
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