“Come mai tre attentati terroristici in Francia e nessuno in Italia negli ultimi diciotto mesi?”. Questa è la domanda che si pone Lucia Annunziata sulle colonne del giornale che dirige, l’Huffington Post Italia. E le ipotesi sono cinque, tra cui una, l’ultima, destinata a far riflettere e suscitare polemiche: “Io la definisco porcata. Non intendo essere irrispettosa, con la scelta di questa parola. È una semplice memoria storica quella che obbliga ad aggiungere alle prime quattro ipotesi (l’assenza di ghetti islamici in Italia, il fatto che l’Italia non sia stato un paese imperialista, il fatto che l’Italia non sia intervenuta militarmente nelle zone conquistate dall’Isis e la qualità dell’intelligence italiana superiore a quella degli altri Paesi, ma sono quattro ipotesi che non convincono la stessa Annunziata n.d.r.) elencate la strada che venne scelta dall’Italia in un altro tempo, e per confrontare un altro terrorismo. Mi riferisco a quello che è passato alla storia come “L’Accordo Moro” e aveva una formula semplice: l’Italia non si intromette negli affari dei palestinesi, che in cambio non toccano obiettivi italiani. Dell’esistenza di quell’intesa si sapeva già all’epoca. E nel 2007 fu confermata in un’intervista al Corriere della Sera da Bassam Abu Sharif, e poi confermata ancora dall’ex presidente Francesco Cossiga. Abu Sharif, considerato il ministro degli esteri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina negli Anni Settanta e Ottanta, al Corriere disse che in quegli anni i Governi di Roma permettevano ad organizzazioni terroristiche palestinesi di agire liberamente in territorio italiano, in cambio di un impegno a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo“.
Il Lodo Moro non ha portato grande fortuna all’Italia, come dimostrano le due stragi di Fiumicino, nel 1973 e nel 1985, e l’attentato alla sinagoga di Roma nel 1982 costato la vita al piccolo Stefano Gaj Taché. Secondo la Annunziata, anche nei giorni nostri potrebbe essere in vigore un accordo di questo tipo: “In effetti quella politica fu uno dei molti prodotti dall’assioma della politica estera di Giulio Andreotti: “non si scelgono I propri nemici”. Comparati con i nemici odierni, i palestinesi di allora avevano dalla loro parte una legittima rivendicazione nazionale: ma va ricordato che le loro organizzazioni terroristiche devastarono l’Europa in termini paragonabili all’oggi. Il pragmatismo Andreottiano è sempre rimasto nel Dna della nostra politica estera. Sul piano internazionale l’idea di “stare con tutti” è un po’ la chiave di lettura permanente delle nostre scelte di collocazione – un posizionamento che spesso ci provoca sia lodi che critiche. E se una tentazione come quella di allora albergasse ancora oggi nelle pieghe della nostra operatività antiterrorista? Un caso legato proprio all’attentato di Nizza autorizza questa cruda domanda. Si scopre infatti che l’attentatore francese aveva legami italiani, e in particolare con un uomo che ha abitato in Francia, poi in Puglia e poi ancora si è mosso avanti e indietro su questa rotta. Non è l’unico caso in cui l’Italia viene usata come base di appoggio, o come passaggio libero. Il fatto è che oggi come negli anni 70/80 il nostro paese, al centro del Mediterraneo, è una perfetta base logistica per chi voglia operare in Europa. Siamo proprio certi che non stiamo facendo “furbizie” come allora, anche solo magari guardando dall’altra parte? Se c’è qualche “aspirante stregone” nei nostri apparati di sicurezza, ricordi come finì l’accordo con i palestinesi. Nel dicembre 1985 fu attaccato il banco della El Al all’aeroporto di Fiumicino. Attacco combinato, a Roma e a Vienna, a firma delle unità di Abu Nidal, in cui morirono 17 persone, di cui 10 in Italia. Le autorità di Roma, superfluo anche dirlo, non si considerarono allora parte in causa“.
E’ solo un’ipotesi, non suffragata da prove ma solo dalla memoria storica.
La stessa che impone di ricordare che l’Italia, oltre a perdere la faccia, non sarebbe in ogni caso al sicuro da attentati.
